Chi controlla la logistica controlla la guerra. Questo principio, noto a qualsiasi stratega militare, sta per essere completamente stravolto (o completamente ribadito) dall’introduzione dei razzi cargo di SpaceX nella dotazione dell’esercito americano.
L’Aeronautica USA ha annunciato lunedì l’intenzione di costruire due piattaforme di atterraggio su Johnston Island, un minuscolo atollo nel Pacifico situato a circa 1.300 chilometri dalle coste delle Hawaii. A cosa servono? Presto detto. Il progetto fa parte del programma Rocket Cargo Vanguard, un’iniziativa che promette di consegnare materiale bellico in qualsiasi punto del globo in “90 minuti o meno”, con razzi che volano nello spazio invece dei tradizionali aerei da trasporto.
È una visione che, come detto, trasforma radicalmente il concetto stesso di “proiezione di potenza” militare, rendendo potenzialmente obsoleti decenni di dottrina logistica. Ma è davvero fattibile? E soprattutto, ne vale la pena? Il Pentagono sembra pensare di sì, nonostante i costi astronomici e le evidenti sfide tecniche.
Un’isola per razzi cargo nel pacifico
Prima di vedere razzi cargo atterrare carichi di rifornimenti militari, ci sono diversi ostacoli da superare. Johnston Island non è solo un pezzo di terra in mezzo all’oceano: è parte del Johnston Atoll National Wildlife Refuge e si trova all’interno del Pacific Islands Heritage Marine National Monument. È un santuario Marino, dannazione.
Per questo, il Pentagono dovrà studiare gli effetti che l’atterraggio di enormi razzi cargo potrebbe avere sull'”habitat essenziale dei pesci, gli uccelli migratori e altre specie protette”. L’Air Force (ma va?) è ottimista e ritiene che tutti questi studi dimostreranno che la costruzione di due piattaforme di atterraggio avrà un “impatto non significativo” sull’isola.
I rapporti diventeranno pubblici all’inizio di aprile, seguiti da un periodo di 30 giorni per commenti pubblici sulla proposta. Mi chiedo se questa valutazione ottimistica rifletta la realtà o piuttosto l’urgenza del progetto per il Pentagono. Non sarebbe la prima volta che le “ragioni” militari prevalgono su quelle ambientali. E purtroppo, a giudicare dalla follia collettiva che si muove su scala globale, non sarà l’ultima.

Consegne spaziali: un sogno che dura da anni
Il concetto di spedire carichi militari nello spazio non è nuovo: l’esercito americano ci lavora da almeno cinque anni. Nel 2020, il generale (ora in pensione) Stephen R. Lyons accennò a un futuro di spedizioni via razzo durante un incontro della National Defense Transportation.
Una delle immagini più iconiche della cosiddetta Guerra Globale al Terrorismo è un camion di rifornimenti di Burger King che sbarcò da un C-17 in Afghanistan nel 2004. Ve lo ricordate? La storia va letta anche attraverso questi dettagli apparentemente insignificanti.

Ora immaginate la stessa cosa che accade, in 90 minuti o meno, tramite i razzi dell’azienda di Elon Musk. È un’immagine che dice molto sulle priorità logistiche americane, nel bene e nel male.
Il problema dei costi dei razzi cargo
Il principale ostacolo al piano di spedizione via razzo è il costo. Rifornire e far volare un C-17 carico di Humvee corazzati in Medio Oriente è già costoso, ma rimane comunque più economico del lancio di un razzo nello spazio. Uno degli obiettivi di SpaceX è ridurre il costo dei lanci riutilizzando parti del razzo, ma il costo di un singolo lancio è ancora stimato in decine di milioni di dollari.
Nonostante questi costi proibitivi, il sogno di sparare armi, cibo e attrezzature nello spazio persiste. Certi “vecchi vizi” sono duri a morire. John Raymond, un generale della Space Force in pensione, nel 2021 dichiarò in un comunicato stampa sul programma: “Una volta realizzato, Rocket Cargo altererà fondamentalmente il panorama della logistica rapida, collegando il materiale ai combattenti congiunti in una frazione del tempo necessario oggi. In caso di conflitto o crisi umanitaria, la Space Force sarà in grado di fornire alla nostra leadership nazionale un’opzione indipendente per raggiungere obiettivi strategici dallo spazio.”
Le implicazioni di questa visione sono enormi. Se il programma avrà successo, potrebbe eliminare uno dei principali vincoli operativi dell’esercito americano: il tempo necessario per spostare equipaggiamenti pesanti. D’altra parte, l’enorme costo per lancio potrebbe limitare il suo utilizzo a situazioni estremamente critiche, rendendo i razzi cargo più un’opzione d’emergenza che una rivoluzione logistica completa.
In ogni caso, se proprio non si può evitare, mandate il mondo avanti veloce a quando, magari tra decenni, questi affari avranno un impiego civile e porteranno in giro gente per un punto qualsiasi del mondo in 90 minuti.
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