Non solo Bayesian: la lunga storia dello spionaggio sotto i mari

ott 8, 2024 0 comments


DDavide Bartoccini

Quando pensiamo allo “spionaggio sottomarino” oggi, addetti ai lavori, esperti della materia e i meglio informati associano immediatamente l’espressione alla capacità di violare i cavi sottomarini attraverso i quali corrono le informazioni telematiche che possono comprendere dati sensibili. Eventi recenti e sospetti avvalorati dalla richiesta di aumentare il “livello di sicurezza” intorno al relitto dello yacht Bayesian e diversi casi del passato, anche recente, ci ricordano tuttavia quanto interesse possa attirare ciò che viene “perso in mare” e custodisce dati sensibili al suo interno. Sempre ammesso che sia posto ad una profondità o in un tratto di mare raggiungibile.

Il caso del Bayesian

Affondato questa estate in circostanze misteriose o comunque ancora non del tutto chiarite mentre si trovava a poche centinaia di metri dalle coste della Sicilia, il relitto del Bayesian – yacht a vela di 56 metri varato da Perini Navi nel 2008 e adagiatosi sul fondale al largo di Porticello questo 19 agosto – è stato posto “sotto sorveglianza” della Marina Militare su “indicazione dei sommozzatori che stanno stanno ispezionando lo scafo e hanno richiesto alle autorità – come ricostruito da nell’articolo “I misteri del Bayesian” – di intensificare il livello della sicurezza sia attorno alle acque del relitto sia sul fondale per “proteggere l’imbarcazione affondata”. Per quale ragione?

Oggetto delle più strampalate teorie del complotto, il relitto dello yacht sui cui sono in corso indagini per fare completa luce sulle dinamiche dell’affondamento che è costato la vita a 7 persone – compreso il magnate britannico Mike Lynch, co-fondatore dell’azienda di sicurezza informatica Dark Trace, consulente informatico di due governi britannici e socio di Stephen Chamberlain, con cui ha sviluppato collaborazioni con i servizi segreti di Israele, Regno Unito e Stati Uniti – custodisce al suo interno un patrimonio di informazioni che potrebbero interessare potenze straniere e potenzialmente ostili come la Federazione Russa e la Repubblica Popolare Cinese: “Due casseforti con due hard drive super-criptati, contenenti a loro volta informazioni altamente classificate, tra cui codici di accesso e altri dati sensibili”.

Per quanto il relitto possa essere vicino alla costa e posato a una profondità facilmente raggiungibile per qualunque sommozzatore professionista, la violazione delle cassaforti avrebbe previsto un’operazione repentina con specialisti pronti già nelle prime ore della notte del naufragio. Avvenuto, va ricordato, durante una tempesta inattesa. O intervenuto al termine delle ricerche dei superstiti e dei copri delle vittime dei primi giorni. Dunque è difficile pensare che sia stato tentato un furto di dati, ma non implausibile. La storia del resto ci insegna che le operazioni di spionaggio sottomarino non rappresentano un pericolo sconosciuto all’intelligence occidentale.

La Hughes Glomar Explorer nave scelta come copertura dalla CIA per un’operazione di recupero condotta durante la Guerra Fredda

Il pericolo dello spionaggio sottomarino

Nel passato sono state lanciate diverse operazioni di una certa importanza per recuperare informazioni top-secret da relitti che erano scomparsi nelle profondità marine. Un esempio su tutti fu l’operazione che coinvolse come “copertura” l’eccentrico magnate americano Howard Hughes. Che per conto della CIA simulò la trivellazione del fondale in un’aerea dell’Oceano Pacifico dove era stato “localizzato” un tesoro sottomarino molto più prezioso di un giacimento di petrolio. Almeno per l’intero apparato di Difesa degli Stati Uniti nel bel mezzo della Guerra Fredda.

Si trattava infatti del relitto di un sottomarino sovietico scomparso nel 1968, il K-129. Attraverso un’accurata analisi delle anomalie idroacustiche registrate dalle strumentazioni impiegate per la ricerca in ambienti sommersi, l’intelligence americana fu in grado di stabilire che l’area in curi si era verificata un’esplosione sottomarina e aveva inviato il sottomarino segreto USS Halibut alla ricerca di un eventuale relitto. Una volta identificato come il sottomarino sovietico scomparso fu chiaro come un eventuale recupero avrebbe portato nelle mani degli Stati Uniti dell’intero blocco occidentale una certa quantità di informazioni segrete essenziali nella partita della Guerra Fredda.

Fu così che la CIA elaborò un’operazione di copertura per far stazionare una nave americana senza attirare troppi sospetti e tentare di tirare su dal fondale il relitto del sottomarino con il suo tesoro di libri cifrati, tecnologia e missili nucleari,la Hughes Glomar Explorer. L’operazione riceverà il via nel 1974. A rivelarlo saranno i documenti della Cia desecretati decenni dopo. Ne scrivo qui in dettaglio.

Questo senso di “pericolo” venne acutizzato nell’aprile del 2019 quando venne perduto il primo caccia multiruolo di ultima generazione F-35 Joint Strike Fighter in un incidente avvenuto anche in quel caso nelle acque dell’Oceano Pacifico, 85 chilometri a est delle coste del Giappone. Il caccia stealth delle Forze di autodifesa giapponesi, che non aveva lasciato “traccia”, non venne localizzato prima di tre settimane. Al tempo il pericolo fu rappresentato ancora una volta da “russi e cinesi” che avrebbero potuto lanciare un’operazione recupero clandestina per entrare in possesso dei segreti e delle tecnologie militari più sofisticate della Nato e di una serie di dati contenuti all’interno dell’abitacolo. Per questo se ne scrisse diffusamente.

Il velivolo venne in fine localizzato con il suo pilota deceduto nello schianto. Ponendo fine al mistero ma ricordando ancora una volta come la violazione dei dati contenuti nel velivolo avrebbe rappresentato un’enorme minaccia per l’Alleanza Atlantica e un enorme vantaggio per qualsiasi avversario teorico che ne fosse entrato in possesso.

Uno screenshot mostra un secondo caccia multiruolo di 5ª generazione F-35 prima di affondare in seguito a un incidente nel Pacifico
FONTE: https://it.insideover.com/storia/non-solo-bayesian-la-lunga-storia-dello-spionaggio-sotto-i-mari.html

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