L’Europa sta ancora comprando miliardi di euro di gas dalla Russia. Nonostante, infatti, la dipendenza europea dal gas di Mosca sia diminuita rispetto al periodo antecedente alla guerra in Ucraina, il gas russo continua a fluire verso le nazioni europee e nei primi nove mesi del 2024, il Vecchio continente ha importato quasi il 20% di metano dal gigante eurasiatico, rispetto al 14,8% del 2023. Le importazioni di gas russo, dunque, sono tornate a crescere. Lo riferisce un articolo del media economico Bloomberg che cita dati della Commissione europea. Allo stesso tempo, nel 2023, la Russia è stata il terzo più grande esportatore in Europa di gas, sia naturale che liquefatto, dopo Norvegia e Stati Uniti. Per quanto riguarda il GNL (gas naturale liquefatto), invece, durante la prima metà del 2024, le importazioni dalla Russia sono aumentate dell’11% rispetto all’anno precedente: Mosca ha così ha superato il Qatar diventando il secondo fornitore del blocco, dietro solo agli Stati Uniti, come riferito da uno studio dell’Institute for Energy Economics and Financial Analysis (YEEFA). In totale, l’IEEFA stima che i paesi dell’UE abbiano speso 3,5 miliardi di euro per acquistare GNL dalla Russia durante i primi sei mesi del 2024.
Il gas russo arriva ancora in Europa attraverso due gasdotti: uno che corre attraverso l’Ucraina fino alla Slovacchia e un altro che attraversa la Turchia arrivando in Bulgaria (Turkish Stream). In Europa arriva anche il GNL russo attraverso navi cisterna. Il gasdotto ucraino è cruciale per l’Europa orientale e centrale e particolarmente per la Slovacchia e l’Austria. Vienna ha mantenuto una delle connessioni più solide con l’energia russa e ancora adesso importa l’80% del suo gas da Mosca. Anche Italia, Repubblica Ceca e Ungheria ne importano alcuni volumi. Il problema si presenterà quando, il 31 dicembre 2024, scadrà il contratto per il trasporto di gas russo attraverso l’Ucraina, in quanto Kiev potrebbe rifiutarsi di rinnovarlo nella sua forma attuale. Tuttavia, sono ancora in corso diversi tentativi per ottenere una proroga dell’accordo o un rinnovo. Il governo austriaco ha avvertito di un «rischio enorme» per la sua sicurezza energetica se il flusso di gas da Mosca dovesse essere chiuso. Anche la Slovacchia ha un forte interesse a continuare a consentire il flusso di petrolio e gas dalla Russia attraverso l’Ucraina: «Abbiamo un interesse fondamentale nel mantenere le rotte di transito per il gas e il petrolio attraverso l’Ucraina e lo diciamo ai nostri partner ucraini», ha detto il primo ministro Robert Fico, aggiungendo che «C’è un’enorme pressione da parte della Commissione europea affinché non arrivi nulla dall’est all’ovest».
Una delle ragioni per cui diversi Paesi europei non vogliono o non possono sostituire il gas russo è che le rotte alternative sono troppo costose, ma non è l’unico motivo per cui si fatica a sostituire le importazioni energetiche provenienti dal Cremlino. Alcune nazioni come Austria, Ungheria e Slovacchia non hanno sbocchi sul mare e sono quindi prive della possibilità di costruire terminali off-shore (lontani dalla costa). Anche per questo, come spiegato dall’analista geopolitico e economico, Demostenes Floros, alcuni di questi Paesi nutrono dubbi rispetto all’affidabilità dei fornitori che hanno sostituito o che dovrebbero sostituire la Federazione Russa. Inoltre, secondo l’Oxford Institute of Energy Studies (OIES), per diverse ragioni non esiste nell’immediato la possibilità di trasportare il gas naturale presente nella regione del Mediterraneo orientale verso il mercato europeo. Mentre sempre l’OIES fa notare che il principale fornitore di gas naturale dell’UE nel 2023, la Norvegia, dovrebbe raggiungere il picco estrattivo entro la fine del decennio corrente.
Per quanto riguarda gli Stati Uniti, si è registrato un calo di esportazioni di GNL verso l’Ue nei primi sette mesi del 2024 di circa un terzo rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, prevalentemente a causa del fatto che le esportazioni sono state dirottate verso l’Asia, dove i costi del GNL sono più alti. Le compagnie energetiche americane hanno quindi maggiore convenienza ad esportare in Asia piuttosto che in Europa. Inoltre, si prevede che l’incremento produttivo di gas attraverso la tecnica della fratturazione idraulica (fracking) negli USA potrebbe essere insufficiente a rifornire anche il Vecchio Continente, a causa del considerevole aumento della domanda volta a garantire il funzionamento dei nuovi data center per l’intelligenza artificiale (IA).
Questi sono alcuni dei motivi per cui diverse nazioni europee continuano a fare affidamento sul gas russo per la quasi totalità del loro fabbisogno energetico. In particolare, nel 2023, Ungheria, Slovacchia e Austria hanno importato rispettivamente il 47%, il 69% e il 98% di gas da Mosca. Anche l’Italia riceve indirettamente attraverso l’Ucraina alcuni volumi di gas dalla Russia e, infatti, è tra i Paesi – insieme a Slovacchia, Austria e Ungheria – che entro la fine dell’anno dovrà trovare delle alternative al metano proveniente da Mosca, secondo la Commissione Ue. Slovacchia, Austria e Ungheria hanno già espresso esplicitamente la loro contrarietà a rinunciare al gas russo e, anche per questo, l’obiettivo di azzerare le importazioni di energia provenienti dal gigante eurasiatico entro il 2027, come stabilito dalla Commissione europea, appare irrealistico, oltre che contrario agli interessi europei.
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