Censure, minacce, fake news. Così Meduza denuncia la crisi dei media in Ucraina

ott 22, 2024 0 comments


Di Diana Mihaylova

Dal 24 febbraio 2022, ovvero la data che ha segnato l’inizio dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, i rapporti commerciali e soprattutto diplomatici tra Occidente e Russia si sono deteriorati sempre di più, con un diretto riflesso anche sulla stampa e i media. Così, dopo oltre due anni e mezzo dall’inizio del conflitto, nel tempo si è creata una vera e propria “rottura”, dato che moltissimi siti d’informazione russi sono stati ufficialmente vietati in Unione europea, e non sono dunque più accessibili in Italia e, come risposta diretta, alcuni mesi fa la Federazione russa ha a sua volta deciso di vietare diversi media occidentali, tra cui anche alcune testate italiane, come Rai, La7, La Repubblica e La Stampa . Mano a mano che il conflitto è andato avanti, abbiamo dunque assistito a un crescendo di accuse reciproche tra i mezzi di stampa occidentali e quelli russi, “colpevoli” – in entrambi i casi – di riportare le notizie sulla guerra in maniera parziale, quando non di essere dei meri “organi di propaganda”, tanto che diversi reporter e corrispondenti di guerra italiani, tra cui Alberto Negri, Toni Capuozzo, Massimo Alberizzi e molti altri, già nel gennaio del 2023 avevano firmato una lettera aperta per denunciare la massiccia propaganda e la superficialità nel modo in cui la guerra in Ucraina viene trattata dai più.

Tuttavia, in tutto questo tempo, nessuno si è mai preoccupato di analizzare la situazione dei media ucraini, i primi a essere usati come fonte d’informazione dall’Occidente, ritenuti affidabili soprattutto sulla situazione al fronte. Così, alcuni giorni fa, la testata indipendente russa Meduzache pure è tradizionalmente schierata contro il Governo e i media russi, ha deciso di svolgere una sorprendente e inedita inchiesta sulla libertà di stampa in Ucraina, un aspetto mai affrontato finora da nessuno, che per questo ha già sollevato diverse polemiche. L’ampia inchiesta hainfatti raccolto le drammatiche testimonianze di diversi giornalisti ucraini indipendenti, che hanno deciso di denunciare la generale mancanza di trasparenza delle notizie, una forma di massiccio controllo, quando non di diretta repressione, subiti in questi anni da parte del governo di Volodymyr Zelensky, che sarebbe colpevole in maniera diretta e indiretta di una sempre minore libertà espressiva, tra indagini e intimidazioni verso alcuni giornalisti, diversi canali Telegram controllati dall’ufficio presidenziale, e persino la minaccia di mobilitazione forzata, in seguito ad alcune inchieste e dossier “scomodi”.

Dal 2022 a oggi: la distorsione delle notizie

“Il primo giorno dell’invasione il mondo si è capovolto. La vita di ogni ucraino è cambiata drammaticamente e la vita dei giornalisti ancora di più. [Nel 2022] Era letteralmente come dover scegliere tra il giornalismo e la morte, una scelta molto difficile, ma è importante capire che il lavoro dei media in tempi di guerra è direttamente collegato alla sopravvivenza”, ha dichiarato Katerina Sergatskova, tra i giornalisti ucraini che hanno raccontato le proprie esperienze ai microfoni di Meduza. Eppure, il dramma etico, oltre che legato alla mera sopravvivenza, ha riguardato moltissimi altri corrispondenti reporter ucraini dal 2022 a oggi, anche se, fino a questo momento, non era mai emerso alcun tipo di “segnale” che qualcosa non andasse, dato che la gran parte dei media, finora, aveva sempre sostenuto l’operato di Zelensky, senza muovere critiche o contestare in alcun modo le sue decisioni politiche.

Tuttavia, a quasi tre anni dall’invasione, qualcosa sembra essere cambiato: sempre più cittadini ucraini hanno infatti cominciato a manifestare insoddisfazione per la qualità dell’informazione, accusando anche i media di “cattivo giornalismo”, per cui un altro giornalista ucraino indipendente – che ha preferito rimanere anonimo per motivi di sicurezza – ha dichiarato a Meduza: “Ci siamo resi conto, con orrore, che la guerra continua, le persone muoiono, ma i funzionari corrotti sono rimasti tutti al loro posto”, sottolineando l’importanza di denunciare il controllo e la repressione subiti da parte delle autorità ucraine “perché, la corruzione è una minaccia diretta per le persone al fronte, perché se ci manca qualcosa, la possibilità di perdere la guerra cresce. Inoltre, se le persone apprendono la reale portata del problema solo dopo la fine della guerra, la responsabilità ricadrà sui media. Questa guerra è in corso anche perché abbiamo scelto un percorso di sviluppo democratico (…) se si scopre che nulla è cambiato, a cosa sarà servito tutto?”.

Capire l’entità del problema, e cosa si nasconda davvero dietro, non è in realtà per niente semplice, ma le tante incongruenze emerse grazie all’inchiesta di Meduza, fanno sorgere moltissimi dubbi. Se fino ad adesso si era sempre parlato solo di “propaganda russa”, ora emerge infatti che forse la propaganda è presente (anche) nel senso opposto. Un segnale evidente è emerso infatti già a partire dal novembre 2023, quando l’agenzia di stampa statale ucraina Ukrainform assunse come direttore generale Oleksiy Matsuka, su iniziativa dell’ufficio del presidente Zelensky. Le fonti di Meduza hanno descritto il metodo di direzione di Matsuka come caratterizzato da “pressione sui giornalisti, distorsione [delle notizie] per favorire le autorità” e persino “licenziamenti di decine di giornalisti e redattori e bruschi tentativi di insabbiare i fatti, affinché alcune informazioni non trapelino all’esterno”, con elenchi di giornalisti e speaker favoriti, e altri invece “indesiderati”, chiedendo di concordare tutti gli articoli, reportage e interviste preventivamente, tanto il fatto fece esplodere uno scandalo per cui Matsuka infine si licenziò nel maggio del 2024.

Le indagini e le intimidazioni

Il caso di Oleksiy Matsuka non è tuttavia isolato, ma anzi, potrebbe essere solo la punta di un iceberg. Un’altra vicenda piuttosto sinistra analizzata all’interno dell’inchiesta di Meduza riguarda infatti la testata ucraina Bihus.info, un progetto con uno specifico focus sulle “inchieste giornalistiche contro la corruzione”, come titola anche il loro sito. Bihus.info avrebbe infatti svolto delle indagini, nel corso del 2023, sul conto di Artem Koliubaiev, un noto produttore cinematografico ucraino, ma soprattutto partner d’affari di Andrij Jermak, Capo dell’ufficio presidenziale, nominato direttamente da Zelensky già nel febbraio del 2020. Difatti, nel gennaio del 2024, proprio quando sono emerse alcune di queste indagini, “casualmente” è spuntato il video di una festa di Capodanno, organizzata da alcuni dei redattori di Bihus.info, in cui alcune persone facevano uso di sostanze stupefacenti.

Il video non è oggi disponibile in rete, ma da quel momento i redattori e i giornalisti di Bihus.info – ha raccontato una fonte anonima interna – sarebbero stati indagati direttamente dal Servizio di Sicurezza dell’Ucraina (il corrispettivo dell’FSB russo). La fonte anonima ha raccontato che alla festa, in cui è stato prodotto il video incriminato, l’uso di sostanze stupefacenti era in effetti “reale”, ma che aveva riguardato non i redattori, ma due operatori esterni, che sarebbero stati licenziati immediatamente dopo la diffusione del filmato. Tuttavia, da quel momento, le indagini a carico di Bihus.info si sarebbero protratte per circa 6 mesi, ricevendo anche indicazioni “dall’alto” di cancellare i report e le indagini sul conto di persone vicine all’ufficio del presidente Zelensky, con persino il sospetto di essere stati sorvegliati e spiati con telecamere nascoste.

Ma non finisce qui, perché sempre a gennaio del 2024, nelle stesse settimane, si è svolto anche un importante incontro diplomatico tra i media ucraini e gli ambasciatori dei Paesi del G7. La fonte di Meduza racconta che l’incontro è stato singolare, dato che per la prima volta, al posto di diplomatici, a incontrare gli ambasciatori stranieri sono stati chiamati direttamente i giornalisti ucraini. Tuttavia, secondo la ricostruzione, prima dell’incontro i giornalisti avrebbero ricevuto pressioni da parte della autorità sulla linea da tenere, tanto che – riferisce la fonte anonima – la ex top manager dell’agenzia di stampa Ukrainform, Marina Singaevskayapresente all’incontro, non avrebbe “trattenuto le lacrime” per i metodi utilizzati e sarebbe arrivata persino a licenziarsi da Ukrainform, insieme a tanti altri colleghi, perché questa storia avrebbe “causato un grande shock nella comunità dei media ucraini”, ha commentato ancora la fonte anonima.

La minaccia di mobilitazione forzata

Che dire allora dei reporter che si trovano al fronte? Negli ultimi giorni in rete sono stati diffusi diversi filmati che mostrano l’arruolamento e la “mobilitazione forzata” di alcuni uomini in Ucraina; filmati che, sorprendentemente, sono arrivati anche sui media italiani. Non si tratterebbe però di casi isolati, dato che, la fonte anonima di Meduza ha raccontato il caso specifico di un altro giornalista “perseguitato”, ovvero Evgeniy Shulgat, “colpevole” di aver pubblicato un’inchiesta sul patrimonio del capodipartimento della cybersicurezza ucraino, Ilya Vityuk, dopo cui sarebbe stato fermato da due uomini in abiti militari, mentre si trovava al supermercato, che avrebbero cercato di consegnargli una notifica di chiamata alle armi.

Il caso di Shulgat risale all’aprile del 2024, ma non sarebbe isolato, dato che la minaccia di essere chiamati al fronte, sarebbe un vero e proprio strumento di repressione verso i giornalisti: “Sui temi scomodi, come per esempio i problemi sulla mobilitazione, scrivono maggiormente [giornaliste] donne, perché noi in redazione capiamo che ci possono essere delle ombre…” ha riferito ancora la fonte anonima. Un’altra vittima sarebbe stato infatti il giornalista Yuriy Nikolov, cofondatore ed editore del progetto Nashigroshi, un sito ucraino specializzato in indagini anticorruzione, che nel gennaio del 2024 avrebbe ricevuto la “visita” di alcuni uomini incappucciati, che lo avrebbero minacciato di “mandarlo al fronte”, sbattendo ripetutamente la porta d’ingresso di casa sua, su cui poi sono anche stati attaccati dei biglietti con le scritte “traditore” e “disertore, vai a servire nell’esercito”. Si segnalano inoltre problemi anche sull’accredito dei reporter al fronte; accredito che però, è indispensabile per poter lavorare. In particolare, il fotografo ucraino Maxim Dondyuk avrebbe rivelato negli scorsi mesi che l’accredito viene concesso in primis “a quei giornalisti che sostengono le posizioni del Governo”.

Come Zelensky considera giornalisti e media

Infine, oltre alle agenzie di stampa come Ukrainform e alcuni siti e media indipendenti, il controllo di Zelensky sarebbe presente anche su diversi canali Telegram ucraini, che, com’è noto, sono fonte primaria d’informazione sulla guerra, tanto in Russia, quanto in Ucraina. Il video delle minacce rivolte al giornalista Yuriy Nikolov sarebbe infatti stato pubblicato sul canale Telegram anonimo Kartochniy Ofis (“Card Office”) che conta circa 100mila abbonati, oltre che sui canali Vertikal Joker, con rispettivamente 190mila e 250mila abbonati, accompagnando il filmato con la scritta “i militari sono venuti dal fronte per consegnare un avviso a un famoso ‘giornalista’”, dove il canale Joker avrebbe aggiunto anche che i militari sarebbero arrivati dopo che Nikolov aveva definito Zelensky come “disertore” – lo stesso appellativo scritto poi sulla porta di casa del giornalista – nel corso di un’intervista con la Ukrainian Pravda.

“Un mucchio di canali [Telegram] sono stati lanciati su iniziativa del Capo dell’ufficio presidenziale ucraino, Andrij Jermak” ha raccontato ancora la fonte anonima a Meduza, sottolineando in particolare come “non è un segreto che [il canale] Vertikal sia collegato all’ufficio del presidente”. Vertikal, canale Telegram apparso nel 2021, trasmetterebbe sì notizie reali, ma allo stesso tempo anche messaggi “utili” e favorevoli allo Stato, da parte delle autorità, ha raccontato infatti un’altra fonte di Kiev, anche in questo caso anonima: “quando ho bisogno di capire la posizione dell’ufficio presidenziale su una particolare dichiarazione o evento, la prima cosa che faccio è aprire Vertikal (…) è un fatto noto per i giornalisti [ucraini]” ha poi aggiunto, sottolineando che si tratterebbe di un’infrastruttura “su larga scala, controllata dallo Stato che può influenzare l’opinione pubblica”.

Ma qual è dunque l’idea di Zelensky e degli altri membri del suo ufficio verso i media ucraini? “Considerano i giornalisti come animali domestici sotto padrone. Gli dici di abbaiare e loro abbaiano, ha commentato infine una delle diverse delle fonti anonime ucraine intercettate da Meduza, sottolineando come si tratti di un vero e proprio “sistema, molto più interessante e intelligente della macchina di propaganda presente in Russia” che però “spesso contraddice gli standard del giornalismo. I giornalisti in questa infrastruttura fungono da fornitori di contenuti”. Insomma, un’inchiesta macroscopica che solleva decine di interrogativi e sospetti sulla reale trasparenza delle informazioni che arrivano anche qui, in Occidente, che sicuramente farà discutere nei mesi a venire.

FONTE: https://it.insideover.com/media-e-potere/la-denuncia-dei-giornalisti-e-reporter-ucraini-sulla-repressione-e-controllo-di-zelensky-sui-media.html

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