USA, il secondo attentato a Trump e il reclutatore per la guerra in Ucraina

set 19, 2024 0 comments


DDavide Malacaria

C’era quasi riuscito. Ryan Routh era arrivato a un tiro di schioppo da Trump, a soli 300-500 metri, distanza non problematica per colpire un bersaglio con un fucile di precisione come quello che si era portato nell’occasione. Trump stava giocando a golf nel suo residence a West Palm Beach, che dovrebbe avere un perimetro di protezione ferreo, sia per la rilevanza del candidato presidenziale sia perché hanno già provato ad ammazzarlo a Butler, Pennsylvania.

Eppure, nonostante il precedente attentato avrebbe richiesto una maggiore vigilanza, anche in questo caso Trump si è salvato in maniera alquanto fortunosa.

L’attentato sfumato per un soffio

La dinamica dell’accaduto racconta che, mentre Trump giocava a golf, un uomo della sua scorta si era portato presso la buca successiva a quella ingaggiata dall’ex presidente. E qui ha intravisto, forse addirittura per caso, la canna di un fucile sporgere dalla recinzione del campo da golf e ha sparato contro l’ignoto aggressore, dando l’allarme.

L’attentatore, però, è riuscito a fuggire, lasciando dietro di sé un fucile AK-47, due zaini e una telecamera GoPro con la quale avrebbe dovuto immortalare l’omicidio (particolare interessante…).

È stato arrestato in seguito, a un posto di blocco, ma anche questa fuga interpella riguardo le in-spiegabili quanto inquietanti carenze dell’apparato di protezione di Trump, con la Sicurezza che ha lasciato del tutto incustodito, e per molto tempo, il perimetro a ridosso del campo da golf.

Suscita anche grande interesse la figura dell’attentatore, tal Ryan Routh. Nel marzo del 2023, Routh era stato contattato telefonicamente da un giornalista del New York Times, Thomas Gibbons Neff, che stava realizzando un articolo sui volontari che stavano confluendo in Ucraina a sostegno delle forze di Kiev.

Nell’intervista aveva dichiarato di essere un ex operaio edile di Greensboro e di aver “trascorso alcuni mesi in Ucraina” l’anno precedente. Il cronista non specifica, ma è chiaro che non c’era andato in vacanza.

Più interessante ancora l’aggiunta: tornato in patria, Routh stava cercando di reclutare ex soldati afghani che avevano trovato rifugio in Iran e Pakistan dopo l’avvento dei talebani.

Al cronista aveva spiegato l’idea sulla quale stava lavorando: farli arrivare clandestinamente in Ucraina fornendo loro dei passaporti falsi, facilmente reperibili in Pakistan “dal momento che è un paese molto corrotto”.

Altro particolare apparentemente secondario, ma che secondario non è, Routh è stato raggiunto telefonicamente dal cronista del Nyt mentre si trovava a Washington per un incontro con dei politici del Congresso per sollecitare aiuti per l’Ucraina (non si sa se tale incontro abbia avuto luogo).

Accorgendosi forse dell’enormità di quanto rivelava quell’intervista, sulla quale ci soffermeremo in seguito, il cronista in questione ha rispolverato il suo vecchio articolo integrandolo con nuovi cenni. Significativo come ricordi che, quando Routh gli aveva spiegato la sua idea, con “voce concitata, esasperata e un po’ sospettosa” egli, all’altro capo del telefono, aveva “scosso la testa”. Solo un mattacchione, dai…

New York Times Reporter Revisits Earlier Interview With Suspect at Trump Golf Course

Il reclutatore

In realtà, nel vecchio articolo non emerge affatto tale connotazione. Certo, la sua idea poteva apparire velleitaria, ma resta davvero impossibile da credere che un ex operaio edile animato da buone intenzioni si metta a tirar su una rete di ex soldati afghani rifugiati in Iran e Pakistan per spedirli in Ucraina con passaporti falsi realizzati in Pakistan.

Stolen Valor: The U.S. Volunteers in Ukraine Who Lie, Waste and Bicker

FONTE E ARTICOLO COMPLETO: https://www.piccolenote.it/mondo/secondo-attentato-a-trump-e-il-reclutatore

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