La Mongolia ha accolto Putin ma ciò che cerca è l’equilibrio tra i blocchi

set 9, 2024 0 comments


Il recente viaggio del presidente russo Vladimir Putin in Mongolia, in occasione del 85º anniversario della battaglia di Khalkhin Gol contro il Giappone imperiale, ha attirato l’attenzione internazionale su questo Paese senza sbocchi sul mare. Nonostante la Mongolia sia un firmatario dello Statuto di Roma, che la obbligherebbe teoricamente ad arrestare Putin in base all’ordine di cattura emesso dalla Corte Penale Internazionale nel 2023, le autorità mongole hanno deciso di accoglierlo. Questo gesto ha suscitato preoccupazioni sul piano internazionale, ma il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha minimizzato le critiche, sottolineando che la Russia non teme ripercussioni.

La Mongolia, storicamente parte dell’Impero Qing, ha conquistato la sua indipendenza nel 1911, stringendo poi legami stretti con l’Unione Sovietica. Oggi, nonostante i suoi rapporti commerciali predominanti con la Cina, il Paese è impegnato in una politica di equilibrio chiamata “Politica del Terzo Vicino”. Questa strategia mira a diversificare le alleanze, cercando partnership strategiche con Paesi come Giappone, Corea del Sud, India e Stati Uniti per bilanciare l’influenza dei suoi potenti vicini, Russia e Cina. Tale politica ha anche una dimensione militare preoccupante: sebbene l’esercito mongolo non rappresenti una minaccia reale per Russia o Cina, il suo coinvolgimento con la NATO e la strategia indo-pacifica degli Stati Uniti solleva domande sugli obiettivi a lungo termine della Mongolia.

Alcuni analisti, come Bair Danzanov, suggeriscono che tali legami militari siano più simbolici che strategici, poiché non minacciano né Russia né Cina, entrambe prive di rivendicazioni territoriali sulla Mongolia. Tuttavia, l’inclusione della Mongolia nel progetto di oleodotto “Power of Siberia II”, che dovrebbe trasportare gas dalla Russia alla Cina, dimostra che Ulan Bator non è completamente allineata con l’Occidente. Nonostante la Mongolia abbia accolto Putin, il Paese si è astenuto dall’includere il gasdotto nel suo piano d’azione fino al 2028, dato che Russia e Cina non hanno ancora concordato i termini commerciali. La visita di Putin potrebbe quindi fornire rassicurazioni sui futuri accordi energetici, oltre a promuovere la cooperazione trilaterale nel settore ferroviario e minerario. Infatti, la Mongolia, ricca di risorse minerarie, è interessata a sfruttare la tecnologia russa per l’estrazione, cercando anche di ridurre la sua dipendenza economica dall’Occidente, rappresentato principalmente da Rio Tinto. Il nuovo governo mongolo, una coalizione che ha rischiato di sfidare l’Occidente accogliendo Putin, sembra intenzionato a ricalibrare la sua politica estera per adattarsi alle nuove dinamiche globali.

FONTE: https://it.insideover.com/senza-categoria/la-mongolia-ha-accolto-putin-ma-cio-che-cerca-e-lequilibrio-tra-i-blocchi.html

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