Il porto di Trieste al bivio tra Via del Cotone e Via della Seta

set 7, 2024 0 comments


Di Davide Bartoccini,

Il futuro del porto di Trieste, più che rilevante hub italiano conteso tra la Via del Cotone e la Via della Seta, dipende essenzialmente dalla lungimiranza degli attori che ne curano gli interessi e dall’equilibro che, nel quadro dei “vantaggi geografici e geopolitici” che sono a tutti ben noti, deve portare l’Italia a fare una scelta ben ponderata per quella che è stata già definita come “la principale porta europea verso l’Indo-Pacifico e il motore che guida il corridoio economico India-Medio Oriente-Europa” durante il vertice del G20 che si è tenuto in India lo scorso anno.

Dopo che in primavera The National Interest ha pubblicato a firma di Kaush Arha, presidente del Free & Open Indo-Pacific Forum e membro senior non residente dell’Atlantic Council, e di Paolo Messa, altro membro senior del Council, un lungo articolo per aprire l’argomento, si è parlato diffusamente di questa nostra porta d’accesso all’Indo-Pacifico e del suo ruolo di “motore trainante” dell’IMEC (India Mediterranean Economic Corridor) dopo la “smobilitazione” del piano che doveva rendere Trieste un hub fondamentale della Via della Seta, o iniziativa “Belt and Road“, promossa da Pechino e osteggiata dai partner occidentali che guardano con sospetto alle mosse economiche del Dragone.

Gli Stati Uniti e l’India per un’altra “Via”

Secondo quanto si è appreso, gli Stati Uniti, che riconoscono il “ruolo strategico” di Trieste nel collegare l’Europa all’Indo-Pacifico, non hanno mai smesso di esprimere il loro interesse nel sostenere l’Italia “come un solido partner strategico di difesa ed economico”. L’offerta di Washington è sempre stata quella di “mobilitare il Consiglio per il commercio e la tecnologia USA-UE per distribuire un sostegno finanziario complementare alla rinascita di Trieste”.

Allo stesso tempo Nuova Delhi ha dimostrato un “interesse particolare nell’identificare e rafforzare il porto europeo nella posizione più vantaggiosa”, ricordano nell’articolo. Sottolineando come l’India abbia perseguito “in modo aggressivo gli investimenti nei porti strategici lungo l’IMEC, tra cui Haifa in Israele”, sostituendo gli interessi cinesi con quelli della “Via del cotone“. La via prediletta dagli Stati Uniti.

“La vicinanza di Trieste alle principali città europee come Vienna, Monaco e Milano, insieme al suo accesso senza pari al cuore industriale europeo dell’Italia settentrionale, della Germania, della Svizzera, dell’Austria e di parti dell’Europa orientale, la rende il principale centro europeo per il commercio” verso l’Oriente, spiegavano sulla rivista americana. Auspicando l’intensificarsi di un impegno da parte degli investimenti indiani su Trieste attraverso una partnership strategica che promuovesse il commercio indoeuropeo come “sostituzione” delle intenzioni di Pechino.

Trieste come Rotterdam?

Attualmente attraverso il porto di Trieste passa “quasi il 70% delle importazioni turche in Europa”, ma “la modernizzazione delle infrastrutture stradali e ferroviarie per collegare meglio Trieste con l’Europa centrale e orientale”, che viene promossa come strada da percorrere, se connessa ad accordi adeguati potrebbe implementare commercio dell’Europa con l’Indo-Pacifico” rendendo il porto di Trieste ciò che è il porto di Rotterdam è per l’Atlantico e il commercio che lo attraversa.

Lo scorso aprile il presidente del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, si era già recato negli Stati Uniti, a New York e in Virginia, per “attrarre investimenti esteri” ma anche (e sopratutto) per consolidare dei legami stabili tra la regione e gli omologhi statunitensi, al fine di vagliare piani a riguardo e promuovere queste intenzioni.

Secondo alcuni osservatori informati sui fatti e attivi nel monitoraggio di questi piani, non va dimenticato come la “Via della Seta” sia il prolungamento di un “progetto geopolitico” che prevede un legame con quella che viene definita una “potenza egemone“. Mentre al contrario la “Via del Cotone” si fonderebbe sul progetto di un corridoio commerciale “siglato da soggetti alla pari e alleati” che potrebbe trovare in Trieste lo snodo cruciale per il collegamento di Indo-Pacifico, Mediterraneo e Europa orientale e del Nord. Ricordando come si tratti di “una partita strategica” per l’Italia. Quale futuro, dunque, per il porto di Trieste?

FONTE: https://it.insideover.com/economia/il-porto-di-trieste-al-bivio-tra-via-del-cotone-e-via-della-seta.html

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