IA al cinema, è rivoluzione: accordo storico tra Runway e Lionsgate

set 25, 2024 0 comments


Di Gianluca Riccio*

L’industria cinematografica è sempre stata all’avanguardia nell’adozione di nuove tecnologie, ma l’ultimo accordo tra Lionsgate e la startup di intelligenza artificiale Runway potrebbe segnare un punto di svolta. Con l’accesso alla libreria di contenuti dello studio, Runway si prepara a creare un modello di AI personalizzato che potrebbe trasformare radicalmente il processo di produzione cinematografica. Ora vi dico tutto.

Hollywood si prepara a stravolgere tutto

Il mondo del cinema sta per cambiare, e stavolta non si tratta di un nuovo formato video o di effetti speciali più realistici. D’altra parte era già nell’aria da tempo: le previsioni di Joe Russo, uno dei registi degli “Avengers” avevano già toccato il tema. L’intelligenza artificiale avrebbe sfondato l’argine delle sale, prima o poi. Ecco, il “prima” si è appena avvicinato di molto. Lionsgate, lo studio dietro franchise di successo come “John Wick” e “Hunger Games”, ha deciso di fare un salto nel futuro stringendo una partnership storica con chi gli fornirà letteralmente dei superpoteri creativi e visivi.

È un punto di non ritorno, ve lo dico subito. Il segnale che l’industria cinematografica sta per subire una trasformazione profonda. Immaginate di poter creare esplosioni spettacolari o intere ambientazioni con un semplice comando vocale. Presto potrebbe essere la norma sui set di Hollywood. E c’è già lo spettro di un nuovo terremoto tra gli addetti ai lavori e i professionisti del settore.

runway
Prepariamoci alla moltiplicazione degli scenari e dei personaggi. Quanti “John Wick” vedremo, anche “in assenza” di Keanu Reeves (ma con un robusto accordo per i diritti, immagino)?

L’elefante nella stanza: i timori degli artisti

Non tutti (anzi, a conti fatti ben pochi) stanno brindando a questa novità. C’è un elefante nella stanza, e non è un effetto speciale creato dall’AI. Gli attori e gli sceneggiatori hanno già espresso le loro preoccupazioni durante gli scioperi dell’anno scorso. La paura sempre più fondata è che queste tecnologie possano sostituire il lavoro creativo umano. È un po’ come quando i musicisti temevano che i sintetizzatori avrebbero reso obsolete le orchestre? (Spoiler: non è successo). Secondo me lo scossone è più “forte” di così, molto più forte. In ogni caso il dibattito è acceso, e la domanda rimane: l’AI sarà un assistente o un sostituto?

Il modello Runway: un nuovo giocattolo per Lionsgate

Runway non è certo l’unico player nel campo dell’AI per l’intrattenimento, ma questo accordo con Lionsgate lo mette decisamente sotto i riflettori. L’idea è di creare un modello di AI su misura per lo studio, nutrito con l’intera libreria di contenuti già prodotti da Lionsgate. È come se dessero a un supercervello artificiale accesso a tutti i segreti di produzione accumulati in anni di successi cinematografici. Michael Burns, vice presidente di Lionsgate, è entusiasta. Parla di risparmi milionari e di nuove possibilità creative. Ma la vera domanda è: questo “cervello artificiale” saprà catturare la magia che ha reso iconici film come “Twilight” o “La La Land”?

Dall’idea allo schermo: come cambierà il processo creativo

Per ora, l’AI di Runway non si metterà a dirigere il prossimo blockbuster (respiro di sollievo per Steven Spielberg). Il suo ruolo sarà più dietro le quinte, almeno inizialmente. Pensate allo storyboarding, quel processo in cui si disegnano le scene chiave di un film prima di girarlo. Con l’AI, questo processo potrebbe diventare incredibilmente più veloce e dettagliato.

E non finisce qui. Brianna Domont, responsabile degli effetti visivi per il gruppo cinematografico di Lionsgate, vede in questa tecnologia un potenziale “game-changer” soprattutto per i film a basso budget. Immaginate di poter creare effetti speciali degni di un kolossal anche per un film indipendente. È come dare a un regista emergente la bacchetta magica di James Cameron.

Dopo Runway, l’AI sarà così presente che… non la vedrete

L’intelligenza artificiale nel cinema non sarà solo effetti speciali spettacolari o attori digitali. La vera rivoluzione sarà “tra le quinte” (virtuali), nei processi invisibili allo spettatore. Si rivelerà il perfetto illusionista: il suo più grande successo sarà passare inosservata, ne va del suo successo. Ci aspettiamo che l’AI produca effetti speciali spettacolari e scene mozzafiato, ma il vero potere dell’AI si manifesterà nel quotidiano, nel banale, nel quasi impercettibile. Immaginate un attore che invecchia naturalmente durante un film, senza il bisogno di ore di trucco, o un’ambientazione storica ricreata con una precisione tale da far dimenticare che si tratta di un set… che non è mai esistito. L’AI lavorerà silenziosamente per migliorare ogni fotogramma, correggere imperfezioni, ottimizzare l’illuminazione e persino affinare le espressioni degli attori. Sarà come avere un esercito di assistenti invisibili che perfezionano ogni dettaglio, rendendo l’esperienza cinematografica più immersiva che mai. Il paradosso è che più l’AI diventerà sofisticata, meno saremo in grado di notarla. Il suo trionfo ultimo sarà quello di elevare l’arte cinematografica senza mai rubare la scena.

La corsa all’oro dell’AI: Lionsgate non è sola

Lionsgate non è l’unico studio a flirtare con l’AI. Anche colossi come Disney e Paramount stanno esplorando partnership simili. Hollywood è nel bel mezzo di una corsa all’oro digitale, con ogni studio che cerca di piantare la propria bandiera nel territorio inesplorato dell’AI. Ma con grandi poteri arrivano grandi responsabilità, come direbbe l’Uomo Ragno: la gestione dei diritti d’autore in quest’era di AI generativa è un campo minato. Runway stessa è già stata citata in giudizio da gruppi di artisti visivi. L’AI è pur sempre un talentuoso studente d’arte accusato di copiare i maestri: stavolta, però, i maestri si fanno copiare volentieri, perchè guadagneranno un oceano di danaro dalle riproduzioni.

Runway e Lionsgate: il futuro è già qui, e sta per essere distribuito ovunque

Una di queste volte lo scrittore William Gibson mi farà causa per l’acufene che gli ho provocato parlando sempre di lui. E citando o parafrasando il suo detto, lo conoscete: “Il futuro è già qui, è solo distribuito in modo non uniforme”. Come si fa a non chiamarlo in causa anche questa volta, non fosse altro che per stravolgerlo? Questa partnership tra Lionsgate e Runway è un chiaro segnale che il futuro del cinema sta per essere “distribuito” eccome. Al cinema così come su tutti i supporti possibili: poter produrre un’infinità di contenuti in più rappresenta anche l’opportunità per sperimentare formati e supporti diversi, lanciarsi in opere cross-mediali quasi personalizzate, entrare in nicchie fino ad ora inesplorate per il timore di gettare al vento investimenti milionari.

Credetemi: ci troviamo di fronte a un momento cruciale, simile a quando il sonoro ha rivoluzionato il cinema muto o quando il digitale ha soppiantato la pellicola. L’AI non è più solo un concetto astratto o un elemento di trama per film di fantascienza. È qui, è reale, e sta per cambiare le regole del gioco. E credetemi anche su un’altra cosa: il cinema continuerà a evolversi, a sorprenderci e (su questo conservo una speranza, non una certezza) a emozionarci. Perché alla fine, che sia co-creata da geni umani o da umani e AI, una grande storia rimarrà sempre una grande storia. E noi, il pubblico, saremo sempre qui, pronti a lasciarci trasportare in mondi nuovi e meravigliosi, pixel per pixel, frame per frame, prompt per prompt. Emozione dopo emozione (passo da Gibson a Ramazzotti come se nulla fosse).

L’AI potrà forse scrivere la sceneggiatura, ma siamo noi umani che continuiamo a scrivere la storia più grande.

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