Germania dalla padella alla brace energetica: niente gas russo, tanto carbone & costi alle stelle

set 22, 2024 0 comments


DAndrea Muratore

La Germania ha un problema energetico. Come far coesistere obiettivi climatici e di efficienza che chiedono l’eliminazione delle fonti più inquinanti, come il carbone, con la scelta di puntare su risorse-ponte come il gas naturale e la cronica dipendenza di Berlino dall’estero delle materie prime?

Lo shock energetico della Germania

La rottura dei legami a lungo termine con la Russia sulle importazioni di gas prima e il sabotaggio di Nord Stream, vero atto di guerra economica di matrice polacco-ucraina, poi hanno posto un’ipoteca sul vecchio modello che alimentava con l’energia di Gazprom il sistema industriale esportatore tedesco. Ma ora la Germania si trova di fronte al cortocircuito delle scelte fatte dopo lo spartiacque del 24 febbraio 2022, giorno dell’invasione russa dell’Ucraina.

Succede, infatti, che il colosso Uniper, importatore d’energia tra i maggiori del Paese, ha invitato Berlino a una scelta chiara: aumentare la capacità di stoccaggio del gas naturale per avviare lo smantellamento delle costose e poco efficienti centrali a carbone. Un processo che potrà fare da volano alla transizione green. Uniper nota che “la Germania deve iniziare prontamente ad aggiudicare le gare d’appalto per la nuova capacità di gas naturale per sostituire le centrali a carbone, in quanto aiuterà la nazione a raggiungere l’obiettivo di eliminare gradualmente il carbone dalla produzione di energia entro la fine del decennio”, ha scritto il portale Offshore Technology.

La testata di riferimento sulla transizione energetica segnala che “all’inizio di quest’anno, la Germania ha indetto una gara d’appalto per 10 GW di nuova capacità alimentata a gas naturale da centrali elettriche che potrebbero essere convertite in idrogeno nel 2030. Ciò fa parte della strategia del Paese per garantire un approvvigionamento elettrico stabile con l’aumento della produzione e delle installazioni di energia eolica e solare”.

Carbone sì, carbone no

Questo però pone un problema. Smantellare gradualmente il carbone per realizzare la transizione energetica e la riduzione della dipendenza dall’estero impone l’uso di una risorsa ponte, il gas naturale, su cui Berlino è invece dipendente dall’estero. E qui si pongono una serie di operazioni possibili. Uniper si è accordata con l’americana ConocoPhilips per sostituire 10 dei 24 miliardi di metri cubi annui di gas naturale garantiti in passato dalla russa Gazprom attraverso le importazioni di gas naturale liquefatto. La cui dinamica di prezzo, come noto, supera di molto quella del gas via tubo.

La Germania ha dapprima incentivato con lo stop alle importazioni e poi di fatto subito col sabotaggio di Nord Stream una strategia che mirava all’azzeramento delle forniture di gas russo all’Europa. Il Governo costituito da socialdemocratici (Spd), Verdi e liberali (Fdp) guidato da Olaf Scholz in nome di questo progetto si è sobbarcato importanti sacrifici. Ad esempio, lo Stato tedesco a fine 2022 ha dovuto acquistare il 99% del capitale di Uniper per salvarla dal fallimento dovuto all’aumento dei prezzi; il Paese ha subito una forte crisi industriale ancora non riassorbita; soprattutto, in nome dell’addio al gas russo, nel giugno 2022 la Germania ha riattivato molte di quelle centrali a carbone che oggi si fa a gara per chiudere.

Il cortocircuito tedesco (e dei Verdi)

Allora l’obiettivo era riutilizzare il carbone per sostituire il gas russo e ad andare in cortocircuito furono i Verdi, guidati dal ministro degli Esteri Annalena Baerbock e dal ministro dell’Economia Robert Habeck, fermi nel loro contrasto a Mosca. Oggigiorno, invece, la priorità torna al processo di decarbonizzazione, che per la Germania può significare più sovranità energetica, e alle sue complesse ricadute.

Tutto ciò mentre anche il piano di liberare l’Europa dal gas russo non è riuscito: Mosca pesa ancora per circa il 15% nel mix energetico del Vecchio Continente e Paesi come l’Ungheria l’Austria ricevono imponenti forniture, mentre da fuori la Turchia si posiziona come hub per l’oro blu di Mosca. E la Germania paga una bolletta salata per l’assenza di strategie capaci di mediare con lo shock energetico da Ucraina, affrontato in maniera umorale e sempre controproducente.

FONTE: https://it.insideover.com/energia/germania-dalla-padella-alla-brace-energetica-niente-gas-russo-tanto-carbone-costi-alle-stelle.html

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