Il ritorno alla vittoria della scuderia Ferrari nel Gran Premio di casa, a Monza, è coinciso con l’inizio della settimana in cui per il Cavallino è arrivato un importante successo economico-finanziario: il doppiaggio in Borsa sull’ex casa madre, Stellantis. Erede di quella Fiat Chrysler Automobiles (Fca) da cui la Ferrari si scorporò aziendalmente nel 2016, prima della fusione con Peugeot che portò alla nascita del colosso euro-americano.
In Borsa, oggi, Ferrari è la prima società di Piazza Affari e con oltre 88,5 miliardi di valore, al 3 settembre, tra le aziende italiane si lascia alle spalle Enel, Intesa San Paolo, Unicredit e Eni. In un anno la crescita è stata complessivamente del 57,5% e dopo che a marzo Stellantis ha iniziato una flessione che l’ha portata a lasciare sul terreno un terzo del suo valore in otto mesi, il gruppo di Maranello ha preso il volo rispetto al colosso di cui Exor e la famiglia Agnelli-Elkann sono azionisti.
Stellantis capitalizza infatti 43,9 miliardi di euro, la metà di Ferrari, anche perché oberata da problematiche ben diverse che danno l’idea di quanto articolate siano, a seconda del segmento, le sfide delle industrie automobilistiche nei vari comparti.
Ferrari tra automotive e lusso
L’azienda nata dalla fusione Fca-Psa, nonostante utili che restano in salute, vive l’incertezza consolidata della precaria transizione del mercato all’elettrico, della fragilità delle catene del valore e dei rischi recessivi che riguardano l’intera economia dei Paesi avanzati. I quali, lo ricordiamo, spesso in passato hanno, quando palesati, toccato direttamente l’automotive come una delle prime industrie impattate. Per Ferrari e il settore delle supercar, invece, questo problema non si pone: l’azienda di Maranello ha marginalità che non sembrano destinate a venire erose dalle problematiche strutturali del settore e si sta posizionando come una produttrice di beni di lusso prima ancora che come un car-maker.
L’azienda ha sfiorato nel 2023 i 6 miliardi di ricavi, crescendo del 17,2% a quota 5,97 miliardi e superato per la prima volta il miliardo di utile; nel 2024 si prevede un nuovo balzo a 6,55 miliardi di euro di ricavi (+9,7%) e un risultato operativo positivo di 1,82 miliardi. In pratica, Ferrari trasforma in utile oltre un quarto delle sue entrate, con una marginalità degna di un’azienda di servizi più che industriale. Tanto che gli analisti di business classificano il Cavallino più nel quadro dei luxuyry brand come Hermes e Moncler che in quello automotive.
“Ferrari è un’azienda di lusso perché è un’azienda che consegna un prodotto unico. Si collega alla parte più interiore delle persone, il lato emotivo”, ha detto parlando con la Cnbc l’amministratore delegato Benedetto Vigna nel mese di luglio. Vigna è ad del gruppo dal 2021 e ne sta plasmando l’attuale conformazione imprenditoriale e finanziaria. La quale sta premiando. Non a caso a puntare forte sul potenziale, finanziario oltre che reddituale, di Ferrari, è stato il “Re Mida” di Wall Street, Warren Buffett, la cui Berkshire Hathaway da un anno consiglia il Cavallino.
I segreti del successo
Vigna ha ripreso il concetto della “desiderabilità” come volano del business, coniato dal magnate francese della moda e patron di Lvmh Bernard Arnault. Di fronte a un settore auto che soffre per stare dietro alle consegne e mantenere le produzioni ai massimi livelli, Ferrari può permettersi, ha ricordato Vigna parlando con la Cnbc, di avere come problema l’eccesso di domanda rispetto all’offerta e la capacità di programmare ogni ordine con tempi d’attesa insostenibili per qualsiasi altra azienda che si limitasse a vendere auto, non vere e proprie “esperienze”. Ogni ordine di Ferrari è smarcato con un tempo d’attesa di tre anni, una coda di produzione che però si associa a una crescente personalizzazione del modello. “L’attesa fa parte dell’esperienza”, ha sottolineato Vigna a Cnbc.
In sostanza, la testata americana ha commentato che l’obiettivo della casa è far sì che “vedere una Ferrari su strada dovrebbe essere come vedere un animale raro ed esotico. Lo squilibrio conferisce inoltre alla Ferrari una posizione unica nel mondo dell’auto: le auto solitamente aumentano di valore nel tempo”. Da questo concetto si capisce il raro privilegio toccato a Ferrari: è riuscita, con la forza del brand consolidata e una strategia di promozione attenta, a “fermare il tempo” in un periodo di crisi di molte dinamiche economiche. Riposizionandosi, nella percezione, da industria automobilistica a produttrice di beni di lusso. E accedendo, ai vertici delle classifiche globali, ai dividendi di un settore che anche nei periodi più cupi per l’economia internazionale non conosce crisi.
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