Alle 8,46, ora di New York, nel momento in cui il volo AA 11 colpì la Torre Nord, un minuto di silenzio. Poi la lettura dei nomi delle 2.983 vittime da parte dei familiari. Alle 9,03, nel momento in cui il volo UA 175 colpì la Torre Sud, un altro minuto di silenzio. Riprende la lettura dei nomi delle vittime. Altri minuti di silenzio alle 9,37 nel momento in cui il volo AA 77 colpì il Pentagono, alle 9,59 nel momento del crollo della Torre Sud, alle 10,03 quando il volo UA 93 si schiantò in Pennsylvania e alle 10,28, al momento del crollo della Torre Nord. Poi ancora la lettura dei nomi, fino alla conclusione del lungo elenco delle vittime.
L’anniversario della tragedia dell’11 settembre del 2001 segue un rituale preciso, ormai immutabile. Di fatto, una liturgia che ogni anno raccoglie l’animo di una nazione intorno al Memorial Plaza, nella parte Sud di Manhattan. E che da 23 lunghi anni offre pubblica rappresentazione non solo al dolore di migliaia di famiglie ma anche al perdurante sentimento di incredulità di una nazione che mai prima aveva sperimentato l’angosciante sensazione di sentirsi minacciata sul proprio terreno. Tutte le testimonianze dei sopravvissuti, che le televisioni americane instancabilmente ancora raccolgono e ripropongono, vanno in questa direzione: nessuno, quel giorno, poteva credere ai propri occhi; nessuno, ancora oggi, riesce davvero ad accettare che sia successo.
In questi giorni, ovviamente, è il ricordo delle persone scomparse a farla da padrone. Le polemiche politiche (per esempio, il mai sopito sospetto di una complicità dell’Arabia Saudita) hanno poco spazio nella celebrazione del dolore collettivo. Contano le persone, i destini individuali. Quello di Bob Di Caro, per esempio, un ingegnere elettronico padre di due figli che si trovava al 110° piano della Torre Nord e che fece l’ultima telefonata all’ufficio della Tv per cui lavorava per avvertire che il collegamento era interrotto. O come quella di Ester Di Nardo, che compiva gli anni l’8 settembre. La sera del compleanno sua figlia Marisa volle farle vedere New York dall’alto della Torre Nord dove lavorava. “Sembra di essere in paradiso”, disse Ester. Il giorno dopo, il primo degli aerei killer colpì la torre proprio all’altezza dell’ufficio di Marisa. Un anno dopo, Ester fu chiamata dalla polizia. Sua figlia si chiamava Marisa? Sì, perché? Abbiamo trovato un lettore di e-book con il suo nome. “Solo in quel momento”, dice Ester Di Nardo, “ho capito che mia figlia non c’era più”. O come quella di Adrienne Walsh, del corpo dei pompieri di New York, che quel giorno era fuori servizio ma si precipitò ugualmente sul posto. “Sulle prime sembrava che ci fosse una specie di festa, il cielo sembrava pieno di coriandoli. Ma erano i figli di carta che l’esplosione aveva scagliato fuori dagli uffici… E poi quella nube di polvere che girava come in un tornado e non ti faceva vedere nulla. Ricordo di essermi detta: non pensare ai morti, pensa a quelli che puoi salvare”.
Sono passati ormai 23 anni da quelle ore che hanno segnato la storia degli Stati Uniti. E una cosa è certa: l’11 settembre in ogni caso non abbandonerà mai gli Usa e, soprattutto lo spirito degli americani. Abbiamo appena citato i vigili del fuoco di New York, così celebrati per la prontezza e il coraggio nell’intervenire sul luogo della tragedia. Quel giorno ne morirono 343, più del 10% delle vittime totali degli attentati. ebbene, Jim Brosi, presidente dell’Associazione dei pompieri, ha appena fatto sapere che sono più numerosi i pompieri morti in seguito, a causa di malattie contratte quel giorno: sono 370, 11 solo nell’ultimo anno. L’ultimo, che aveva poco più di 50 anni, è stato sepolto sabato scorso. “Il fatto che tu sia vivo non vuol dire che tu stia vivendo”, ha commentato Brosi, “e ci sono ancora così tanti di noi che stanno soffrendo”.
In più, delle 2.753 persone uccise al World Trade Center, 1.103, circa il 40%, rimangono tuttora formalmente non identificate. Gli ultimi resti a cui si è riusciti a dare un nome risalgono al gennaio scorso. L’11 settembre non è mai finito.
FONTE: https://it.insideover.com/societa/9-11-la-tragedia-a-cui-gli-usa-non-riescono-ancora-a-credere.html
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