“Trump ci divide in buoni e cattivi e promette ai ‘buoni’ che le cose andranno bene se metterà al loro posto i cattivi. È un vecchio trucco della politica”. Barack Obama ha cercato di spiegare il populismo di destra alla sinistra, terrificata dal bis dell’Orange Man Bad: semplificando al massimo, come è necessario fare quando la platea sente di essere chiamata a una battaglia epocale. E sfotte l’avversario con una battuta un po’ all’Alvaro Vitali: “È ossessionato per la grandezza della folla ai suoi comizi”, dice, allargando le mani con un gesto che richiama altre nozioni, e specifiche parti del corpo maschile.
Durante la convention del Partito Democratico a Chicago, martedì, l’ex presidente sua moglie Michelle hanno infiammato i loro devoti e innervosito chi li odia, lanciando un messaggio chiaro: nonostante l’entusiasmo per la candidatura di Kamala Harris e la sua ripresa nei sondaggi, la sfida elettorale è ancora aperta e nulla è garantito. Michelle Obama, in uno dei suoi rari interventi politici, ha ricordato il sacrificio delle generazioni passate, rivendicato un’istruzione avanzata che secondo alcuni populisti è stata la rovina dell’America, ha criticato Trump per le sue teorie del complotto e poi esortato i Dem a non cedere al pessimismo. Suo marito ha ribadito l’importanza di non sottovalutare gli avversari e ha sottolineato che la vittoria dipenderà dall’impegno collettivo. Ha parlato della necessità di ascoltare anche chi la pensa diversamente e di evitare divisioni interne. Datevi da fare, sbattetevi per vincere, insomma.
La giornata ha visto anche interventi di Bernie Sanders e Doug Emhoff, marito di Harris. Sanders ha elencato le cose che andrebbero fatte: “Non è un’agenda radicale – dice – quella ce l’ha Trump”. Una sinistra, forse è un paradosso, che vede nel nemico un’avventura, e dell’avventura ha paura. Un punto su cui insiste è superare l’influenza del denaro privato nelle primarie: la sinistra ha appena perso due primarie a causa dei milioni spesi dalla lobby filo-israeliana Aipac, denunciata anche da studiosi rispettati come Stephen Walt e John Mearsheimer e nella stampa di centrosinistra in Italia marker di antisemitismo se solo ne parli.
Sanders ha ricevuto una tiepida accoglienza, segno di una popolarità ormai non più al picco, anche tra la sinistra socialmediale che è sempre più accomodante con l’establishment del partito (pur di fermare Trump). Eppure Bernie, sebbene passato di moda, prende l’applauso più lungo quando menziona Gaza e chiede il “cessate il fuoco per fermare questa orrenda guerra”. Mentre Emhoff ha offerto un ritratto caloroso e umoristico della sua relazione con Harris, in linea con la tradizione.
È tornato il Covid. Nel senso che alla #Convention2024 gli organizzatori ricordano al pubblico come Trump gestì la pandemia: incasinando la risposta al virus, tra dinieghi e ritardi, troppo ambiguo tra scetticismo e precauzioni. A Biden viene dato il merito dell’enorme spesa pubblica che ne è seguita e ha portato a crescita di posti di lavoro e del Pil, smentendo le voci più apocalittiche sull’inflazione.
FONTE E ARTICOLO COMPLETO: https://it.insideover.com/politica/la-convention-dei-dem-perbene-come-antidoto-al-break-show-di-trump.html
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