Turchia. Erdogan, l’opportunista geopolitico

ago 19, 2024 0 comments


Di Giuseppe Gagliano

La Turchia si trova oggi in una posizione geopolitica di straordinaria complessità e opportunità, manovrando abilmente tra potenze globali e regionali in un contesto di crescente instabilità internazionale. Il conflitto in Ucraina ha offerto ad Ankara un’occasione unica per rafforzare il proprio ruolo di mediatore e potenza regionale, capitalizzando sul declino percepito dell’egemonia statunitense e sulla necessità di Mosca di trovare alleati in una situazione sempre più complicata. Il presidente Recep Tayyp Erdogan ha sfruttato la guerra ucraina non solo per consolidare i legami con la Russia, ma anche per rafforzare la propria posizione all’interno della NATO, mantenendo un equilibrio tra le esigenze di Washington e quelle di Mosca.

Questa ambivalenza strategica permette alla Turchia di erodere dall’interno l’influenza statunitense, senza abbandonare formalmente l’alleanza atlantica, ma anzi utilizzando la sua posizione per negoziare vantaggi geopolitici sempre più significativi. Parallelamente Ankara continua a coltivare relazioni con la Cina, cercando di posizionarsi come un partner indispensabile per Pechino nel suo tentativo di espandere l’influenza economica e politica in Eurasia. Tuttavia, la Turchia è consapevole delle insidie di un mondo sempre più bipolare, dove un’eventuale spartizione del potere tra Stati Uniti e Cina potrebbe costringerla a scegliere un lato, compromettendo la sua autonomia strategica. Per evitare questa trappola, Erdogan cerca di costruire un blocco regionale non allineato, che includa la Russia, l’Iran e altre potenze emergenti, creando un contrappeso al duopolio sino-americano.
La Siria, con la sua posizione strategica e le sue risorse, diventa così un terreno cruciale per testare questa alleanza, nonostante le divergenze profonde tra Ankara e Mosca sul futuro del regime di Assad. In questo scenario, il Mar Nero rappresenta il fulcro delle ambizioni turche, essendo sia una via d’accesso cruciale per la Russia ai mari caldi sia un simbolo del potere storico ottomano. La militarizzazione della Crimea e il rafforzamento della Flotta del Mar Nero da parte di Mosca sono percepiti da Ankara come una minaccia diretta, e la risposta turca, pur rimanendo nel solco della diplomazia, non esclude misure drastiche, come il possibile utilizzo del Canale di Istanbul per ridurre la dipendenza russa dagli stretti del Bosforo.
Questa dinamica complessa evidenzia l’abilità turca nel navigare tra alleanze e rivalità, sfruttando la sua posizione geografica e storica per massimizzare il proprio vantaggio strategico. Tuttavia, il successo di questa politica dipenderà dalla capacità di Erdogan di mantenere l’equilibrio in un contesto internazionale sempre più volatile, dove un errore di calcolo potrebbe avere conseguenze disastrose non solo per la Turchia, ma per l’intero assetto geopolitico dell’Eurasia.

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