La storia della Sardegna è anche storia di speculazioni a danno dell’isola. Quella energetica è solo l’ultima in ordine di tempo.
Ne seguiranno altre se non ci si ribella uniti.
Un tentativo di speculazione della Nurra fallì per merito di Gioachino Mundula. Ne scrisse Giuseppe Doneddu nel saggio: Un uomo d’affari francese nella Sardegna del secolo XVIII e il suo progetto di colonizzazione della Nurra in La Sardegna nel mondo Mediterraneo /Atti del primo convegno internazionale di studi geografici-storici. Sassari 7-8 aprile 1978, 2. Gli aspetti storici, a cura di Manlio Brigaglia, Gallizzi, Sassari 1981.
In tale saggio lo storico, scomparso nel 2022, descrive il ruolo di Gioachino Mundula nelle vicende del progetto presentato alla fine del 1780 al Consiglio Comunale di Sassari dal negoziante francese Jean Parety, a nome proprio e della compagnia commerciale che rappresentava. Annota Doneddu che in altri documenti risulta come Giovanni Pareti, nativo di Genova e da molti anni domiciliato in Provenza.
La gran parte delle terre della Nurra, fin dall’inizio dell’età moderna erano sotto il dominio diretto della città di Sassari, che le concedeva dietro pagamento di un diritto agrario. Una parte dei terreni, sia pubblici che privati, venivano a turno inseriti nella viddazzone (campi riservati alle colture). I sassaresi non proprietari potevano seminarvi dietro il pagamento di un canone. Presiedeva alle operazioni di assegnazione e riscossione dei tributi, ma anche alla sorveglianza dell’ordine pubblico nella zona, l’Ufficiale della Nurra. Gioachino Mundula aveva ricoperto il suo incarico triennale in quest’ufficio dal 1774 al 1777.
Nella vasta area individuata nel progetto, tra Palmadula, La Corti, Biancareddu, Lampianu, S. Nicola, Castello, Canaglia, tutti dotati di fontane, si contavano 80 tanche, 220 rasieri di terre seminate (il rasiere è una misura agraria equivalente a 1,39535 ettari) pascolavano molte migliaia di capi di bestiame bovino, ovino, caprino e suino.
Il progetto del Parety consisteva di un mega insediamento di circa cinquemila pescatori che si sarebbero trasferiti nell’isola per la “pesca del corallo”, con al seguito i loro familiari che si sarebbero occupati nell’agricoltura. Il luogo dell’insediamento prescelto sarebbe stato la foce del Fiume Santo. Nel progetto erano inseriti vasti tratti di territorio della fertile Flumenargia e della Nurra.
Un progetto che sollevava molti dubbi, che con l’esperienza di oggi diremmo di rapina. Il Parety aveva già ottenuto dal re, nel maggio del 1780, una concessione per lo sfruttamento de corallo estesa a tutta l’isola. Due periti della città e Gioachino Mundula, all’uopo delegato dal Consiglio civico, accompagnarono il Parety e un suo perito per la visita dei terreni da inserire nella concessione.
L’estensione e la localizzazione degli stessi creò discordia anche per la necessità di salvaguardare i diritti degli abitanti della Nurra che non parevano sufficientemente tutelati da una generica promessa di futuri risarcimenti. Era inoltre messa in discussione la sovranità di Sassari su quei territori. Gioachino Mundula intendeva riservare alla concessione i terreni peggiori, montuosi e sterili, lasciando le terre migliori a chi già le pascolava e le seminava.
Il Consiglio riunitosi varie volte per discutere il progetto si spaccò, ma alla fine, nella seduta del 2 maggio 1782, prevalsero gli oppositori e il progetto fu accantonato. Fu sventata una pericolosa speculazione.
Gioachino Mundula-De Beta, imprenditore agricolo e avvocato, rivoluzionario repubblicano, amico di Giovanni Maria Angioy, nacque a Sassari nacque l’11 febbraio 1737 da Pablo Antonio Mundula e Maria Catharina De Beta. Adriana Valenti Sabouret, autrice del recentissimo romanzo «Le nobili sorelle Angioy», ha scoperto data e luogo della morte di Gioachino Mundula. Egli morì a Parigi il 30 aprile 1798, al numero civico 17 de la Rue Gît le Cœur, in pieno Quartier Latin, fronte Senna.
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