Sahara occidentale: il Polisario rialza la testa con il sostegno dell’Iran, nel deserto c’è aria di guerra?

ago 15, 2024 0 comments


Di Emanuel Pietrobon

Lo sbarco delle guerre irano-israeliane in Nordafrica sta conducendo alla progressiva riapertura di un fronte (che si credeva) chiuso dall’inizio degli anni Novanta: il Sahara occidentale. A catalizzare la resurrezione del più assopito dei conflitti dormienti è stata la competizione tra grandi potenze, in particolare il suo capitolo irano-israeliano, che sta incoraggiando Rabat e il popolo sahrawi a (ri)armarsi e riportando la tensione in questa striscia di terra dimenticata ai livelli della Guerra fredda.

Qualcosa si muove a Sud dell’Atlante

Le province del Sud, nome con cui a Rabat è chiamato il Sahara occidentale, sono alla ricerca di alleati, armieri e sponsor diplomatici. Hanno trovato un interlocutore importante nell’Iran, che gli è stato presentato dall’Algeria, e attraverso i suoi proxy hanno avviato un vaste programme di modernizzazione e professionalizzazione delle loro forze armate. L’intesa con Tehran è stata un salvavita in extremis per i sahrawi, che, pugno di sabbia dopo pugno di sabbia, stavano vedendo Rabat rosicchiare silenziosamente quel territorio che rivendicano come proprio. E che oggi, operanti più dai campi profughi algerini che dal Sahara occidentale, controllano soltanto per un quinto.

Mettere in piedi un partenariato con l’Iran ha permesso al Fronte Polisario, l’ente di rappresentanza dei sahrawi, di fermare l’avanzata silente marocchina e di tornare a sperare. Perché l’arrivo in loco di armi iraniane e addestratori libanesi ha messo in allerta il Marocco, costringendolo a rivolgersi ad Azerbaigian e Israele per chiedere expertise, high-tech, intelligence e know-how. Obiettivo di Rabat: capire come evitare che un Blitzkrieg degeneri in una guerra logorante e prolungata.

Polisario chiama, Asse della resistenza risponde

L’esercito sahrawi ha intensificato le attività di addestramento nel corso del 2024, pubblicando video propagandistici che indicano l’arricchimento dell’arsenale di “nuovi giochi” letali, mentre il Marocco ha incrementato le importazioni di tecnologia militare da Israele e Stati Uniti. Mosse di chi si sta preparando a combattere una guerra. I sahrawi, il cui unico sponsor statale di peso è l’Algeria, hanno dedicato gli anni successivi all’entrata in vigore degli Accordi di Abramo a pubblicizzare la propria causa presso il comune rivale del duo Israele-Marocco, l’Iran, ottenendo più cooperazione dai suoi proxy e alleati.

Agli addestratori di Hezbollah, che sono nel Sahara occidentale dalla fine degli anni Dieci, hanno fatto seguito gli incontri a porte chiuse in quel di Algeri coi rappresentanti del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina (FPLP). Le trattative con il FPLP sono state succedute da un tentativo di dialogo con Hamas, che nel pre-accordi di Abramo aveva rifiutato ogni intesa col Polisario su pressione del Marocco, ma che, per via del 7/10 e dell’avvicinamento ulteriore a Teheran, potrebbe essere più malleabile rispetto al passato.

Il Sahara occidentale potrebbe vivere una nuova guerra. Forse più intensa e violenta rispetto al conflitto degli anni Settanta e Ottanta, perché a due passi dalla cintura dell’instabilità saheliana, suscettibile di entrare nel vortice della competizione russo-americana e già assorbita nella rivalità irano-israeliana.

FONTE: https://it.insideover.com/guerra/sahara-occidentale-il-polisario-rialza-la-testa-con-le-armi-delliran-nel-deserto-ce-aria-di-guerra.html

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