Le mani del Pentagono, della CIA e della NSA sulle Big Tech Usa

ago 29, 2024 0 comments


Di Roberto Vivaldelli

Benché siano diventate sempre più influenti, soprattutto nell’ultimo decennio, le Big Tech della Silicon Valley fanno esattamente ciò che le agenzie governative e l’apparato della sicurezza nazionale degli Stati Uniti chiedono loro, Pentagono compreso. Lo dimostrano le recenti dichiarazioni del Ceo di Meta (Facebook) Mark Zuckerberg, il quale ha svelato le pressioni da parte del governo americano (cioè dell’amministrazione Biden) e delle agenzie governative sulle aziende tecnologiche. Zuckerberg, in particolare, in una lettera inviata alla Commissione Giudiziaria della Camera degli Stati Uniti, ha espresso “rammarico” per aver ceduto alla pressione dell’amministrazione Biden nel 2021 per censurare contenuti relativi al COVID-19 su Facebook e Instagram.

Ha affermato che la pressione esercitata dal governo è stata “sbagliata” e ha espresso il desiderio di essere stato più deciso nel resistere a tali richieste. Ha inoltre ammesso che la decisione di censurare l’inchiesta del New York Post riguardante il laptop di Hunter Biden, all’indomani delle elezioni presidenziali del 2020, è stata un errore. In passato, l’ex CEO di Twitter (oggi X) Jack Dorsey, aveva ammesso in audizione al Senato, incalzato dal senatore di Ted Cruz, di aver commesso il medesimo errore.

Le Big Tech e l’intelligence

L’ammissione di Zuckerberg racconta però solo una piccola parte di ciò che sono realmente le Big Tech, dei loro affari e dell’influenza che il governo americano esercita su queste aziende (e viceversa). L’intreccio tra le grandi aziende tecnologiche e l’intelligence Usa, (in particolare, la CIA), è tutt’altro che irrilevante. Dal 2013, ad esempio, Amazon fornisce servizi cloud alla CIA, un accordo considerato cruciale per il settore tecnologico. Nel 2020, la CIA ha assegnato a Microsoft, insieme ad Amazon Web Services (AWS) e altri fornitori, un contratto pluriennale noto come C2E. Questo contratto è finalizzato alla fornitura di servizi cloud alle 17 agenzie di intelligence statunitensi, inclusa ovviamente la stessa CIA.

Il legame tra le Big Tech e le agenzie governative è talmente stretto che spesso e volentieri gli ex funzionari pubblici passano a lavorare per queste aziende, secondo un sistema di “porte girevoli”. Dopotutto, le grandi aziende tecnologiche sono nate sotto l’attenta supervisione dell’intelligence. Secondo un articolo di Quartz, la comunità dell’intelligence statunitense ha cercato di orientare fin dall’inizio lo sviluppo della Silicon Valley per scopi di sicurezza nazionale. Già nel 1995, una delle prime sovvenzioni è stata assegnata a un team di ricerca di Stanford, un’istituzione da cui provengono molti leader delle Big Tech. Un’altra sovvenzione significativa, collegata a DARPA e alla NSF, ha contribuito alla creazione di una vasta biblioteca digitale utilizzando internet, un progetto che ha visto coinvolti Sergey Brin e Larry Page, futuri fondatori di Google.

Tali ricerche, inizialmente finanziate per migliorare la tecnologia di posizionamento delle pagine web e l’interpretazione delle query degli utenti, sono diventate il nucleo centrale di Google, permettendo potenzialmente all’intelligence di tracciare e identificare gli utenti. Negli anni successivi, si è assistito a un boom nei contratti governativi con grandi aziende tecnologiche, come Amazon, Google e Microsoft, soprattutto nel contesto della “War on Terror”, con un notevole aumento della domanda da parte di agenzie militari e di intelligence per servizi di cloud computing e software GPS.

Il rapporto Big Tech Sells War del 2021 ha infine documentato come queste aziende abbiano stretto legami sempre più profondi con il governo, evidenziando anche il già menzionato fenomeno della “porta girevole” tra i dirigenti della Silicon Valley e gli alti funzionari governativi, contribuendo a un consolidamento del potere statale e minando la concorrenza nei mercati tecnologici.

Le mani del Pentagono sulle aziende tecnologiche

Non solo intelligence. Negli ultimi anni, come mette in luce un’inchiesta di Responsible Statecraft, le Big Tech hanno rafforzato i loro legami con il settore della difesa. Il Pentagono, infatti, sta sempre più destinando i suoi fondi a grandi compagnie tecnologiche come Microsoft, Alphabet (la società madre di Google), Oracle e IBM. OpenAI ha recentemente aggiunto al suo Consiglio di Amministrazione Paul M. Nakasone, un ex generale dell’esercito e direttore della National Security Agency (NSA). Inoltre, un gruppo crescente di “techno-patrioti” della Silicon Valley, tra cui Palmer Luckey di Anduril e Marc Andreessen di Andreessen-Horowitz, è desideroso di dimostrare che l’industria tecnologica può affrontare le debolezze geostrategiche ed economiche degli Stati Uniti, se riceveranno i contratti militari necessari.

Tuttavia, il legame tra queste realtà e il Pentagono non è certo nuovo. Sin dalle origini, infatti, la Silicon Valley è stata plasmata dal governo e dalle forze armate statunitensi, desiderosi di mantenere il dominio sui rivali durante la Guerra Fredda e oltre. In particolare, i finanziamenti del governo, soprattutto attraverso i contratti militari, hanno trasformato l’industria tecnologica americana, convertendo l’allora tranquilla area intorno a Mountain View, in California, in un fiorente centro tecnologico. Dopotutto, non è un mistero che moltissime app e tecnologie che utilizziamo quotidianamente hanno le loro radici nei progetti DARPA che erano inizialmente destinati a scopi militari. Come “Siri” dell’iPhone o l’antenato del GPS.

Quei contratti miliardari

Ma c’è un altro aspetto da considerare. I contratti tra le aziende Big Tech e il Dipartimento della Difesa hanno assunto di recente un’importanza sempre più rivelante. Come il Joint Enterprise Defense Infrastructure (JEDI), un progetto di cloud computing dal valore stimato di 10 miliardi di dollari, destinato a modernizzare l’infrastruttura del Pentagono che vedeva coinvolta Microsoft; progetto che è stato sostituito dal Joint Warfighter Cloud Capability (JWCC), programma sostituisce JEDI e coinvolge più fornitori di cloud computing al fine di consentire al Pentagono di poter accedere a tecnologie cloud all’avanguardia, evitando i problemi legati a un solo fornitore.

Esaminando questi contratti miliardari è facile dunque comprendere il motivo per cui le aziende Big Tech pendono dalle labbra delle agenzie governative, dell’intelligence e del Pentagono. È questione di soldi (come sempre), ma anche di potere e di reciproci interessi tra le aziende Big Tech e le agenzie governative.

FONTE: https://it.insideover.com/media-e-potere/le-mani-del-pentagono-della-cia-e-della-usa-sulle-big-tech-usa.html

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