Di Mario Guerrini
Il destino, amaro, della Sardegna. È terra di speculazione. Non di investimenti. Non attrae capitali che producano reddito. Ma soltanto corvi del più becero sfruttamento. È stato così anche e soprattutto con la chimica. Che ha lasciato solo arrugginite cattedrali nel deserto. E una moltitudine di siti inquinati. Un tempo arrivavano gli industriali d'assalto. E rapinavano i fondi e gli incentivi regionali. Creando false illusioni occupazionali. Ma sparivano prima di produrre lavoro. È storia recente. Solo l'industria turistica ha investito con lungimiranza. Come l' Aga Khan. Il vero precursore dello sviluppo della fabbrica di vacanze nell'Isola. E ancora oggi la Sardegna sfrutta i benefici di quella azione lungimirante.
Che ha avuto molti effetti moltiplicativi. Il Turismo è una risorsa propulsiva di grande Forza per tutta l' Isola. Per il resto, oggi la più grande fabbrica di lavoro rimane la Regione Sardegna. Con azioni che hanno più che altro il sapore assistenziale. Ma senza investitori veri non c'è futuro. Come insegnano gli economisti. Senza insediamenti legati ai processi di lavoro non c'è prospettiva di benessere. La Sardegna è la meta di piccole società con capitale di dieci mila euro che creano le gigantesche pale eoliche e gli sterminati campi fotovoltaici. Un disastro. Per il territorio, per l'ambiente, per il patrimonio naturalistico. Per l'economia. Che rimane senza prospettive. L'industria che arriva è la peggiore. Come le pestifere fabbriche di batterie al litio del Sulcis.
Commenti
Posta un commento
Partecipa alla discussione