Nel 77,7% delle acque minerali vendute nel nostro Paese ci sono tracce di pesticidi. È quanto ha attestato la rivista dei consumatori Il Salvagente nella sua ultima inchiesta, in cui sono stati esaminati 18 campioni di altrettanti marchi. In 14 di questi campioni, infatti, sono stati rinvenuti residui di fitofarmaci. Sebbene, di per sé, il dato non sia allarmante, in quanto tutti i campioni non sforano il limite di 0,1 microgrammi al litro per singolo pesticida e di 0,5 totali stabilito dalla normativa, risulta invece preoccupante il fatto che in alcuni casi siano presenti anche tre o quattro differenti principi attivi potenzialmente nocivi, fra cui figurano interferenti endocrini tossici per la fertilità o che possono degradare in composti cancerogeni.
Nello specifico, il Salvagente ha esaminato i campioni delle acque Panna, Levissima, Sant’Anna, Rocchetta, Saguaro (Lidl), Ferrarelle, San Benedetto, Lete, Guizza, Uliveto, Eva, Vitasnella, Brioblu, Fiuggi, San Pellegrino, Fonte Essenziale, Lauretana e Evian. Le uniche che non hanno dato traccia di pesticidi sono l’acqua Panna naturale, la San Benedetto Ecogreen naturale, la Evian naturale in vetro e la Fonte essenziale naturale. Al contrario, nei casi di San Pellegrino, Levissima e Guizza, sono stati trovati addirittura 4 diversi principi attivi come il Propiconazole e il Cypermethrins, sospettato di nuocere alla fertilità, o che possono diventare cancerogeni, come il Biphenyl. Sono invece 8 i campioni con almeno 3 tipologie di fitofarmaci rilevati. Tra i prodotti esaminati, quelli posizionatisi in vetta alla classifica di qualità de Il Salvagente sono l’Aqua Panna naturale, l’Evian naturale in vetro e la San Benedetto Ecogreen naturale, giudicate “eccellenti”: sul giudizio complessivo i pesticidi hanno pesato per il 40%, ma sono stati presi in considerazione anche altri fattori come i minerali (che hanno pesato per il 30%), i nitrati (10%), la sostenibilità (10%), l’ergonomia (5%) e l’ etichetta (5%). Fanalini di coda sono invece Uliveto naturale, Guizza naturale, Rocchetta naturale e San Pellegrino frizzante.
Nella sua inchiesta, Il Salvagente sottolinea come sorprenda il dato che indica la presenza di pesticidi in acque che, venendo imbottigliate direttamente alla fonte, almeno secondo il senso comune, dovrebbero essere totalmente incontaminate. Residui di fitofarmaci sono stati infatti trovati dai laboratori anche nelle confezioni di acque imbottigliate oltre i 3.400 metri. «Bisognerebbe indagare sulla zona di captazione – ha spiegato Silvano Monarca, già professore ordinario di Igiene e medicina preventiva all’Università di Perugia –. Certo la presenza di residui nell’acqua di sorgente può far ipotizzare la presenza di terreni non troppo distanti che fanno uso abbondante di pesticidi. Di solito le sorgenti sono in qualche modo protette da contaminazioni. Questi dati potrebbero essere un campanello d’allarme che segnala qualche buco in tal senso».
Vi è poi un altro aspetto da tenere in considerazione, ovvero il fatto che, secondo la normativa in vigore, sono le Arpa competenti per ogni regione a trasmettere ai titolari delle concessioni minerarie l’elenco degli antiparassitari da ricercare. «Il nostro piano analitico prevede il monitoraggio, attraverso analisi di laboratorio accreditato effettuate con cadenza regolare, sia per il prodotto finito che per le sorgenti, in ordine a tutti gli antiparassitari dell’elenco fornito dalle autorità sanitarie e i risultati ottenuti dimostrano l’assenza di qualsiasi contaminazione con conseguente piena conformità dei nostri prodotti dal punto di vista igienico sanitario», ha spiegato Cogedi, società titolare di Rocchetta che di Uliveto, evidenziando che gli antiparassitari citati da Il Salvagente non figurano nell’elenco di Arpa. Segno che la falla, se davvero si rivelasse tale, potrebbe essere “di sistema”.
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