Secondo quanto rivelato dal procuratore generale di New York, il colosso farmaceutico statunitense Johnson & Johnson ha accettato di pagare 700 milioni di dollari per risolvere le accuse di aver ingannato i clienti sulla sicurezza dei suoi prodotti ed aver nascosto che in quelli a base di talco fossero presenti tracce di amianto. Quella attuata dalla multinazionale è una strategia per chiudere il caso senza essere costretta ad ammettere alcun illecito, ma di fatto equivale a un’ammissione. Già lo scorso maggio Johnson & Johnson aveva annunciato il pagamento di 6,5 miliardi di dollari per risolvere allo stesso modo le cause legali intentate negli Stati Uniti da donne che accusavano di essersi ammalate di cancro alle ovaie a causa all’uso di prodotti a base di talco.
La controversia sulla commercializzazione dei prodotti a base di talco che la società farmaceutica Johnson & Johnson vuole chiudere mettendo sul piatto i 700 milioni era stata aperta da 42 stati USA e da Washington DC. Lo Stato di New York otterrà 44 milioni di dollari dell’importo sfociato dall’accordo, che dovrà essere liquidato nel giro di tre anni in quattro rate. A fronte delle oltre 50mila richieste di risarcimento presentate contro l’azienda, il piano di Johnson & Johnson prevede il pagamento di 6,5 miliardi di dollari nell’arco di 25 anni al fine di risolvere il 99,75% del totale delle cause legali, mentre i restanti contenziosi saranno affrontati al di fuori del piano. «Nessuna somma di denaro può annullare il dolore causato dai prodotti a base di talco di Johnson & Johnson, ma oggi le famiglie possono essere certe che l’azienda è ritenuta responsabile per il danno causato», ha dichiarato il procuratore generale Letitia James all’interno di un comunicato.
La vicenda parte da molto lontano, vedendo la prima tappa saliente nel 2018, quando Johnson & Johnson fu condannata a risarcire 22 donne con quasi 5 milioni di dollari. Nello stesso anno, un’inchiesta dell’agenzia di stampa britannica Reuters, basata sull’analisi dei registri interni dell’azienda e testimonianze processuali, accusò l’azienda di essere da tempo consapevole della presenza di amianto cancerogeno all’interno del suo talco, ma di averlo tenuto nascosto. Nel 2021, la multinazionale inscenò addirittura un fallimento per cercare di non fare direttamente i conti con decine di migliaia di azioni legali a suo carico incentrate sulla correlazione talco-tumori, scaricando le relative responsabilità in una consociata separata da essa creata, la LTL Management LLC. A partire dall’anno scorso, la Johnson & Johnson ha interrotto su scala globale la vendita del suo classico borotalco, continuando a far circolare sul mercato la versione con amido di mais al posto del talco (come era già stato fatto nel 2020 nel mercato statunitense e in quello canadese). Negli stessi mesi, aveva proposto di pagare 8,9 miliardi di dollari, spalmati in 5 lustri, per porre fine a tutte le controversie giudiziarie in cui è stata coinvolta, ma era arrivata la bocciatura di un tribunale fallimentare. Il mese scorso è arrivata la nuova proposta di 6,5 miliardi di dollari con annesso piano, in cui si prevedono tre mesi di tempo durante i quali i ricorrenti saranno informati della sua esistenza. Esso verrà convalidato se il 75% deciderà di accettarlo.
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