La più grande fabbrica di pannelli fotovoltaici della Repubblica Popolare cinese, la Chint, si è accaparrata dall’azienda spagnola spagnola Enersid il più importante progetto solare mai concepito a livello europeo, allungando i suoi tentacoli su mille ettari di terreni nel nord della Sardegna. A dare il via all’operazione era stato un accordo sopraggiunto negli ultimi giorni del 2023, ufficialmente formalizzato lo scorso 19 aprile, che prevede un corrispettivo di oltre 7,2 milioni. Il progetto, che è al momento ancora in fase di sviluppo, contempla impianti fotovoltaici da 360 MW e 40 MW (82,5 MWh) di batterie di accumulo, che verranno combinati con coltivazioni e pascoli di pecore. Nel frattempo, cittadini, network di associazioni e autorità locali già da anni in trincea contro la realizzazione dei maxi-impianti progettati in varie zone dell’isola, promettono battaglia.
La frazione di territorio direttamente interessata dal progetto sarà quella che va da Palmadula, nella punta a Nord-Ovest della regione, fino alla borgata di San Giorgio (Sassari), coinvolgendo anche Scala Erre, non lontana da Porto Torres. L’allarme suona anche a Guspini, dove sono previsti numerosi progetti agrivoltaici. A destare molta preoccupazione è, in particolare, il fatto che una grossa fetta del progetto coinvolge zone costiere, siti di interesse comunitario e aree protette, nonché luoghi che si trovano non distanti da rovine archeologiche, come nel caso dell’antica città di Neapolis. Subito dopo l’annuncio della chiusura della transazione, Enerside ha ottenuto dai cinesi ben 7,2 milioni di euro per il progetto – che al momento è in fase di Via (valutazione di impatto ambientale) da parte del ministero dell’Ambiente –, ma continuerà a ricevere pagamenti fino all’approvazione finale da parte di Stato e Regione, che dovrebbe avere luogo entro la fine dell’anno prossimo. Per Enerside si tratta della terza operazione avvenuta negli ultimi anni, per un totale di circa 700 MW venduti nel nostro Paese e in Brasile. Ciò che immediatamente salta all’occhio è che la Chint non è un acquirente qualunque. Dal lontano 1995 è “sezione generale” del Partito Comunista Cinese, di cui divenne “comitato” nel 1998, e fa segnare 18 miliardi di dollari di ricavi. La sua filiale italiana, con sede a Venezia, vede un giro di affari attorno ai 40 milioni di euro. Da questo business, i cinesi incasserebbero circa 107 milioni di euro all’anno. Che, se proiettato in avanti per almeno vent’anni, farebbe fruttare oltre due miliardi di euro.
Negli ultimi anni, la popolazione sarda è in lotta per la tutela del patrimonio paesaggistico e naturale dell’isola contro quella che è una vera e propria “invasione” di pale eoliche e di distese di pannelli fotovoltaici. In Sardegna sono infatti state presentate 809 richieste di allaccio di impianti di produzione di energia rinnovabile alla rete elettrica nazionale che, in caso di semaforo verde, produrrebbero 57,67 Gigawatt di potenza, coprendo di fatto tutti i quadranti dell’isola, comprese vaste aree costiere. Il Centro Studi Agricoli ha lanciato l’allarme, denunciando come ben 200.000 ettari rischiano di essere compromessi. Le proteste contro la speculazione eolica e fotovoltaica si sono intensificate nelle ultime settimane, con cortei, sit-in e flash mob in molte province. E, specie alla luce delle novità emerse, la battaglia è destinata a proseguire.
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