Le forze speciali occidentali sono già operative in Ucraina? Le indiscrezioni del cancelliere tedesco Olaf Scholz sul fatto che Francia e Regno Unito abbiano spinto la presenza di loro operatori di intelligence e di reparti selezionati delle forze armate sul terreno per guidare i lanci dei missili Scalp e Storm Shadow forniti a Kiev non devono essere lette come un allarme pre-escalation contro la Russia. Piuttosto, sono il tentativo di gettare acqua sul fuoco dopo le discusse frasi di Emmanuel Macron sul possibile invio di truppe europee in Ucraina, che avevano suscitato l’ira del Cremlino.
Un’agitazione che stupisce
Stupisce piuttosto l’agitazione generale che le parole di Scholz hanno suscitato. Così come il repentino cambio di narrazione di Macron, che ha deciso di invitare all’Eliseo i leader di tutte le forze politiche rappresentate all’Assemblea Nazionale il 7 marzo per discutere dell’ipotesi di schierare reparti speciali a sostegno di Kiev. Della volontà di Macron, sul fronte politico, si è già scritto su queste colonne: vuole essere l’alfiere della nuova difesa europea. Ma appare difficile negare ciò che sulle grandi testate si discute apertamente.
Lo ha ricordato il Washington Post. Sottolineando che “documenti trapelati lo scorso anno confermavano che alcuni paesi della NATO – tra cui Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia – avevano schierato un piccolo numero di forze speciali e consiglieri militari in Ucraina in ruoli non specificati, probabilmente legati al lavoro di supporto logistico e all’addestramento”. Il New York Times ha di recente ripercorso i dieci anni di “torneo delle ombre” della Cia in Ucraina. Su queste colonne vi avevamo poi raccontato le dinamiche del supporto italiano d’intelligence e comunicazione a Kiev che non si sostanzia in un impegno diretto di militari o elementi dell’Aise in Ucraina ma in una cooperazione che va ben oltre il semplice supporto.
Tutte le volte che Mosca ha avvertito sull’escalation
Il Cremlino e Vladimir Putin, tramite il portavoce Dmitri Peskov, hanno minacciato fuoco e fiamme. Ma così come successo con l’arrivo delle armi pesanti, dell’invio di Himars e Atacms, della consegna di carri armati, missili a lunga gittata e, in prospettiva, caccia, anche sulle forze speciali da tempo Mosca ha compreso la linea rossa occidentale, soprattutto Usa, e non andrà oltre le minacce retoriche. Stupisce perché ci si dovrebbe aspettare un atteggiamento diverso quando la presenza sul terreno di operativi occidentali è nota da tempo. Scholz ha ricordato che in caso di consegna dei missili da crociera Taurus all’Ucraina la Bundeswehr dovrebbe schierare assetti nel Paese invaso per garantire che Kiev non li usi per colpire Mosca. Ed è questo che, operativamente, è plausibile che americani, francesi e britannici facciano.
Un Paese aiutato, tanti modi per sostenerlo…
L’obiettivo della Nato è logorare la Russia in Ucraina, non muoverle guerra. Questo ha prodotto una singolare forma di sostegno a Kiev, libera di ricevere mezzi e di usarli, a patto di scaricarne la potenza di fuoco…sul suo territorio! Quale migliore garanzia di unità dell’intelligence, consiglieri militari e forze speciali capaci di fare, al tempo stesso, da consiglieri, ispettori e garanti del rispetto di una linea rossa siglata de facto col Cremlino? La diplomazia dell’intelligence avente il suo capofila nel direttore della Cia, William Burns, queste linee rosse le ha palesate da tempo. Nel gioco delle parti, il dibattito sulle truppe a Kiev è la foglia di fico.
Chiaramente, nel quadro di questo macro-obiettivo esistono sensibilità diverse. La corrente dominante della Nato, sull’asse Usa-Regno Unito, mira a fare di un’Europa “spaccata” la più classica forma di satellite in termini di dipendenza militare dalle priorità del centro. Parigi e Berlino sono divise sui metodi ma concordano sull’obiettivo di velocizzare l’europeizzazione della sicurezza. E il confronto con la Russia è visto come il sostanziale alibi per poterlo fare senza dover duramente rendere conto a Washington e Londra.
Col dibattito sull’Ucraina Francia e Germania tolgono l’argomento ai falchi pro-Nato
In quest’ottica la realtà parla di un grande dibattito per l’egemonia della Difesa europea in cui la Francia gioca a sé, mentre la Germania, sempre più ambiziosa, sigla partnership a cascata con l’Italia e guarda ad altri attori, come la Spagna, per consolidare le sue filiere. Un gioco delle parti in cui si tolgono argomenti e “munizioni” ai falchi dell’Est Europa, da tempo desiderosi di aumentare la pressione a oriente contro Mosca, e si sottrae alla Commissione Europea di Ursula von der Leyen, non amata né da Scholz né da Macron, il dibattito sulla sfera securitaria europea.
La Russia è la scusa, il grande pretesto attorno a cui Macron e Scholz dibattono anche, se non soprattutto, per incentrare sugli Stati, veri detentori della sovranità dell’Europa tramite l’organo supremo, il Consiglio, un dibattito a cui le centrali più attente a contribuire erano in precedenza l’Est e la Commissione. Facenti riferimento più alle logiche dell’Alleanza Atlantica che a quelle dell’Europa.
Non a caso sul tema delle forze speciali necessarie a garantire l’operatività di Scalp e Storm Shadow oggi e che servirebbero per i Taurus in un remoto domani è stata molto più piccata la reazione del Regno Unito, tramite l’ex Ministro della Difesa Ben Wallace, di quella francese. E anzi, la direzione presa sembra essere quella di ufficializzare quanto già succede: ovvero riconoscere la presenza di operatori di forze speciali militari e d’intelligence a Kiev. A sostegno dell’Ucraina ma non necessariamente “contro” la Russia. Che Kiev con le armi ricevute e con un’arsenale complesso ed eterogeneo difficilmente governabile senza sostegno dei donatori occidentali ha l’ordine esplicito di non colpire. Trovandosi nella scomoda situazione di essere il primo Paese nella storia oggetto di un’invasione a cui i partner esterni chiedono di bombardare e colpire solo i territori nominalmente sotto la sua sovranità.
La crisi ucraina senza prospettive d’uscita
Resta il problema sostanziale: fino a quando potrà reggere una crisi ucraina che appare senza via di sbocco? Questo dibattito esula il passo in avanti in arrivo sulla legittimazione dell’operato delle forze speciali di cui funzionari anonimi della Difesa europea hanno parlato col Financial Times. E riguarda la natura strumentale degli obbiettivi in nome dei quali la guerra in Ucraina continua a durare dopo esser divenuta, sostanzialmente, strategicamente morta.
Alla Russia conviene tenere mobilitata la sua popolazione e il suo sistema economico per testarne la resistenza e la resilienza; Washington e Londra hanno acquisito l’obiettivo di spezzare l’asse russo-europeo, ma non ancora quello di far spostare il baricentro dell’Unione Europea sui fedeli gendarmi atlantici della nuova Europa. Restano, in mezzo, Parigi e Berlino. Il cui asse è stato assai messo a repentaglio dal biennio della tempesta d’Ucraina. Ma le cui ambizioni di centralità rimangono immutate. E col loro confronto serrato sul sostegno all’Ucraina Macron e Scholz rivelano le ambizioni delle potenze-guida dell’Europa. Ai cui governi forse, è doveroso ammetterlo, la pacificazione appare meno conveniente politicamente di quanto lo sia mai stata nel primo biennio di guerra.
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