Il 14 ottobre 2020, durante la competizione elettorale tra Joe Biden e Donald Trump, il New York Post pubblicò due articoli che rivelavano come Hunter Biden avesse sfruttato la posizione di suo padre per scopi personali, con il suo consenso. Nel 2014 Hunter organizzò un incontro tra il dirigente della società ucraina Burisma Holdings e suo padre, allora vicepresidente degli Stati Uniti, mentre Burisma era sotto indagine per corruzione. Joe Biden, secondo le accuse, avrebbe poi ottenuto il licenziamento del procuratore generale ucraino che indagava su Burisma.
Le rivelazioni si basavano su email trovate in un laptop dimenticato da Hunter Biden in un negozio di riparazioni in Delaware. Il New York Post dichiarò di aver ricevuto una copia del disco fisso dall’avvocato personale di Trump, Rudy Giuliani, che lo aveva ottenuto dal proprietario del negozio, il quale aveva anche avvisato l’FBI.
Cinque giorni dopo una lettera firmata da 51 ex funzionari dei servizi di intelligence americani venne pubblicata da Politico. Essi affermavano, senza prove, che i dati del laptop di Hunter Biden fossero disinformazione russa, sostenendo che tale operazione sarebbe stata in linea con gli obiettivi della Russia di creare caos politico negli Stati Uniti e influenzare le elezioni.
Nonostante il direttore del National Intelligence, John Ratcliffe, avesse affermato che il laptop di Hunter Biden non faceva parte di una campagna di disinformazione russa e che le informazioni fossero autentiche, la lettera dei 51 fu usata dai democratici per respingere le accuse contro Hunter Biden.
Successivamente, nel 2022, gli esperti confermarono che i dati del laptop erano autentici. Ciò suggerisce che l’elezione di Joe Biden fu influenzata dalla disinformazione orchestrata da ex funzionari dell’intelligence e membri della CIA.
Un rapporto del Congresso intitolato “Come alti funzionari della comunità di intelligence e la campagna di Biden hanno lavorato per ingannare gli elettori americani” evidenziò come questi ex funzionari avessero attivamente lavorato per supportare la campagna di Biden e sminuire le rivelazioni sul laptop. Inoltre alcune delle loro azioni furono viste come un tentativo di influenzare l’esito delle elezioni, sollevando preoccupazioni sulla credibilità e l’imparzialità dei servizi di intelligence americani.
Questo caso evidenzia la politicizzazione crescente dei servizi di intelligence e del FBI negli Stati Uniti, una tendenza che minaccia le libertà civili e il funzionamento delle istituzioni democratiche. La credibilità delle istituzioni statunitensi è così messa in discussione, soprattutto riguardo le affermazioni su situazioni come il conflitto in corso in Ucraina.
Commenti
Posta un commento
Partecipa alla discussione