La parola indipendenza contiene in seno un equivoco, matrice di mille fraintendimenti: l’indipendenza da tutto e da tutti non esiste.
Non esiste nel mondo economico, in quello culturale, in quello mediatico-internettiano, in quello sociale e relazionale.
Restringendo il campo, può intendersi come indipendenza politica, ma anche qui, tutti gli stati indipendenti sono legati da relazioni internazionali ed economiche, per cui è impossibile trovare un solo stato completamente indipendente, autarchico e chiuso. Per fortuna.
Più facile capire il concetto opposto, quello di Dipendenza.
Ad esempio, il PD sardo ha scelto la via della Dipendenza dichiarandosi di fatto un partito commissariato da Roma.
La pantomima della ricerca di un metodo condiviso per individuare il candidato, quando le scelte erano già pronte, lancia un’ombra ridicola nell’intero centro-sinistra che si è prestato a questo gioco nocivo per tutti i sardi e per l’autonomia speciale.
Le nomine dai partiti romani sono Dipendenze da evitare in tutti i modi, e i candidati da boicottare a prescindere, proprio perché emersi con un metodo che è IL problema principale da cui non riusciamo a liberarci, per far scoccare uno sviluppo autonomo, che prescinda dalle logiche coloniali.
Da Pintoreddu (fine ‘700) che guidò la reazione alla sarda rivoluzione angioyana, a Siotto Pintor(1847) che guidò la delegazione che pose fine alle prerogative del Regno Sardo, con la fusione perfetta, passando per la fusione tra il Psd’Az e il Partito nazionale fascista (1923), e con l’abbandono di Lussu del Psd’Az (secondo dopoguerra) è una continua ricerca della Dipendenza dal potere esterno. In cambio di qualche vantaggio immediato.
Negli ultimi decenni abbiamo avuto Cappellacci che dava il lasciapassare all’eolico nel Sulcis per ordine del forzitaliota Verdini. Si giustificò dicendo “diciamo che sono stato un babbeo“; per non parlare delle umiliazioni sulle battute di Berlusconi su “Ugo Merda”; Pigliaru che aveva accettato i referendum costituzionali renziani, che avrebbero ridotto l’autonomia sarda; Solinas nominato dalla Lega, che consegna la sanità agli interessi lombardi.
Ora Comandini (omen nomen) a cui è stata imposta la Todde, che la impone alla coalizione di centro-sinistra, che vuole imporla ai sardi. (Todde smentisce, ma Maninchedda la smentisce a sua volta).
Il faccia a faccia Soru-Todde, saltato per una parola di troppo della Todde durante una trasmissione televisiva, dimostra l’immaturità politica di quest’ultima.
Il centro sinistra sardo-italiano ha consegnato la sua guida ad un movimento senza bussola: basta guardare cosa succede a Sassari con la giunta Campus. Il Movimento 5 stelle abbandona Campus, senza consultare i consiglieri, che abbandonano il Movimento 5 stelle.
Un harakiri senza controllo, per un movimento che impone le scelte dall’alto. Se pensavano di mettersi a posto con la coscienza, avrebbero dovuto spiegare almeno la convivenza con Campus fino ad oggi.
La questione Soru si può valutare secondo due punti di vista:
– il primo è di metodo: cioè, ha messo in discussione le candidature catapultate dall’alto. Le primarie porrebbero fine ai giochi romani. È la parte rivoluzionaria dello strappo soriano, quello per cui si battono da anni, tra le altre cose, i movimenti indipendentisti.
– il secondo è politico: come un romanzo di Dumas, vent’anni dopo, la riproposta è minestra riscaldata. È il fallimento della politica sarda, che non ha saputo esprimere nuove leadership, probabilmente proprio a causa del fatto che manca un sistema meritocratico nella formazione e selezione delle classi dirigenti. Tutto ruota intorno ad un sistema di fedeltà ai vertici romani, quasi impossibile da estirpare.
La questione del metodo della formazione della classe dirigente sarda è fondamentale: meritocrazia o fedeltà ? Democrazia dal basso o imposizione dall’alto? Autodeterminazione politica o Dipendenza coloniale?
Sull’altro versante del fronte italiano il problema non si pone: Solinas nominato da Salvini; Truzzu dalla Meloni. Gli altri acconsentono e digeriscono in silenzio.
L’assessore Biancareddu, coordinatore dell’UDC, non prova imbarazzo dopo esser stato commissariato da Cesa, un politico di terz’ordine, che nemmeno il giornalista sardo più ardito oserebbe chiamare “big”.
Milia continua il suo giro elettorale, tra gli spazi ormai ristretti, ma c’è chi ipotizza che forse andrà con il Grande Centro. Potrebbe essere lo smottamento a destra.
E poi la mina vagante di Zuncheddu che, secondo Biolchini, sarebbe sulla via della candidatura. Un’allegorica versione sarda dell’ascesa Berlusconiana.
La situazione è fluida, mentre tra assalti eolici e servitù italiche, persistono ancora i problemi cronici:
– tasso di natalità tra i più bassi d’Europa
– tasso di occupazione tra i più bassi d’Europa
– tasso di abbandono scolastico tra i più alti d’Europa
– sanità allo sbando
– trasporti interni ed esterni disastrosi
FONTE E ARTICOLO COMPLETO: https://www.sindipendente.com/blog/tossiche-dipendenze-la-sardegna-commissariata-simprenta-rassegna-stampa-della-colonia/
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