A giudicare dall’ultima missione del capo della diplomazia cinese negli Stati Uniti, dai suoi incontri, dalle dichiarazioni rilasciate a mezzo stampa dai massimi funzionari di Washington, potrebbe sembrare che le tensioni tra Usa e Cina siano soltanto un grande misunderstanding.
Wang Yi, il fidato uomo di Xi Jinping tornato ad occuparsi di affari esteri dopo la rimozione dell’ormai ex ministro Qin Gang, ha sbandierato la necessità di promuovere rapporti stabili tra le parti. Lo ha detto al segretario di Stato americano, Antony Blinken, al consigliere per la sicurezza nazionale della Casa Bianca, Jake Sullivan, ma soprattutto al presidente Joe Biden. Quest’ultimo ha ricambiato sottolineando come Stati Uniti e la Cina debbano “gestire la competizione nei loro rapporti in modo responsabile e mantenere le linee di comunicazione aperte”, oltre ” lavorare insieme per affrontare le sfide globali”.
Eppure, la distanza che separa Washington da Pechino resta siderale, sia a causa della visione agli antipodi di Xi e Biden su molteplici dossier internazionali, che per la reciproca diffidenza che paralizza le due potenze globali.
Se è vero che la visita di Wang negli Usa – la visita di più alto livello dalla crisi dei palloni spia dello scorso marzo, la prima di un ministro degli Esteri cinese, o presunto tale, dal 2018 – ha segnato un progresso nei rapporti sino-americani, è altrettanto vero che la strada verso un totale disgelo diplomatico tra le parti resta in salita.
La visita di Wang negli Usa
“Entrambe le parti hanno concordato di lavorare insieme per realizzare un incontro tra i due capi di Stato a San Francisco”, ha spiegato il ministero degli Esteri cinese, alludendo al sempre più probabile faccia a faccia tra Xi e Biden a San Francisco, a novembre, in occasione dell’Apec.
Per la Casa Bianca, la visita dell’emissario del presidente cinese è stata una “buona opportunità” per mantenere aperte le linee di comunicazione. In due giorni, Wang ha avuto tre incontri, compreso quello Biden, per una durata complessiva di circa 9 ore.
A proposito del faccia a faccia con l’inquilino della Casa Bianca, l’ospite cinese ha trasmesso al presidente statunitense i saluti di Xi e ribadito gli scopi della sua visita: promuovere la stabilizzazione delle relazioni bilaterali e proseguire il dialogo tra i leader dopo l’incontro dell’anno scorso a margine del vertice del G20 di Bali. Nel corso degli incontri, sono stati affrontati svariati temi: dalla questione Taiwan al turbolento Mar Cinese Meridionale, dal fentanyl alla più stretta attualità, crisi israeliana compresa.
Strada in salita
Attenzione però, perché nonostante l’ottimismo permangono numerosi nodi spinosi. In una dichiarazione rilasciata allo stesso ministero degli Esteri cinese per riassumere le discussioni con i membri della “comunità strategica degli Stati Uniti”, Wang ha affermato che la strada verso l’incontro bilaterale tra Xi e Biden non sarà “una navigazione tranquilla” e che non si potrà fare affidamento sul “pilota automatico” per farla accadere.
Il Washington Post aveva giustamente scritto che difficilmente Wang e le sue controparti statunitensi si sarebbero trovate d’accordo su qualcosa, escludendo la necessità di stabilizzare i difficili legami. La dichiarazione ufficiale cinese afferma infatti che, sebbene ci siano ancora molte questioni da risolvere, entrambe le parti ritengono che sia vantaggioso e necessario mantenere il dialogo. Poco altro era presente sul tavolo.
Wang ha affermato che i due Paesi devono “eliminare le interferenze, superare gli ostacoli, aumentare il consenso e accumulare risultati”. Altre questioni discusse hanno incluso gli scambi militari tra Stati Uniti e Cina, nonché scambi e cooperazione finanziari, tecnologici e culturali, nonché le crisi in Medio Oriente e Ucraina.
Biden potrebbe chiedere a Xi di intercedere sull’Iran affinché Teheran smetta di supportare militarmente la causa palestinese, in cambio di una distensione commerciale. Ma, tralasciando le ipotesi, la realtà è che Washington e Pechino presentano due agende diametralmente opposte. Per Washington e Pechino, tornare a dialogare in mezzo a mille tensioni, non sarà affatto facile.
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