Il risveglio degli Houthi: così la guerra tra Israele e Hamas ha riattivato la milizia sciita

nov 11, 2023 0 comments


Di Lorenzo Vita

Dall’inizio della guerra tra Israele e Hamas, la galassia sciita ha avuto un ruolo di primo piano come spina nel fianco non solo di Israele, ma anche degli Stati Uniti. Il timore dell’allargamento di un conflitto è stato avvertito soprattutto da Washington, che non a caso ha inviato navi e aerei nel Mediterraneo orientale e nell’area sotto il controllo di Centcom (il comando centrale per il Medio Oriente). E la preoccupazione per l’apertura di più fronti, dal Libano alla Siria, dall’Iraq alla stessa Cisgiordania, riguarda sia le forze americane di stanza nella regione che i comandi dello Stato ebraico, che devono proteggersi da più lati e col rischio di divedere le forze.

All’elenco dei Paesi, manca però un altro Stato che negli ultimi giorni ha assunto un ruolo sempre più importante proprio nel contesto del conflitto tra Israele e Hamas: lo Yemen. Qui, infatti, da alcune settimane ha ripreso vigore una milizia legata all’Iran che di recente sembra essere quasi completamente sparita dai radar mediatici insieme allo stesso Yemen: ovvero gli Houthi. Questa forza sciita, infatti, si è resa di recente protagonista di una vera e propria escalation missilistica che ha dato non poco filo da torcere tanto alle forze Usa quanto alle quelle israeliane e dei Paesi limitrofi, in particolare di Arabia Saudita ed Egitto.

Il primo segnale è arrivato con i droni e missili intercettati da una nave statunitense in navigazione nel Mar Rosso, che ha così evitato che velivoli e ordigni raggiungessero presumibilmente il territorio israeliano. Successivamente, sempre droni provenienti dallo Yemen sono precipitati ed esplosi in Egitto, non lontano proprio dalle coste del Mar Rosso, innescando nuovi timori in un Paese direttamente coinvolto nel conflitto tra Israele e Hamas per via dell’importanza fondamentale del valico di Rafah e il potenziale arrivo di migliaia di profughi dalla Striscia di Gaza. Infine, un altro drone sempre lanciato dalle milizie Houthi in Yemen ha raggiunto la città di Eilat, principale porto meridionale di Israele, colpendo un edificio. E nella giornata di venerdì, l’esercito israeliano ha annunciato che il suo intercettore missilistico balistico ipersonico Arrow 3 ha centrato per la prima volta un bersaglio proveniente dal Mar Rosso.

Nei giorni passati, la Marina di Israele ha inviato una sua unità per contrare le attività degli Houthi e mostrare anche le proprie capacità in un’area che è sa sempre il fulcro di quella complessa guerra ombra che si combatte tra lo Stato ebraico e l’Iran, a cui i ribelli yemeniti sono legati. Tuttavia, nonostante la dimostrazione da parte israeliana e il dispiegamento delle forze Usa tra Mar Rosso e Golfo Persico, la milizia sciita non ha cambiato atteggiamento, al punto che lo stesso Pentagono ha dovuto confermare la notizia dell’abbattimento di un proprio drone MQ-9 Reaper al largo delle coste dello Yemen. All’emittente Fox News, un funzionario statunitense ha ammesso l’abbattimento del velivolo “mentre si trovava nello spazio aereo internazionale sopra acque internazionali al largo delle coste dello Yemen”.

Il capo del Consiglio presidenziale yemenita, Rashad Al-Alimi, ha accusato la milizia Houthi di avere smentito tutti gli impegni assunti con la tregua che in questi mesi aveva frenato quella guerra oscura e apparentemente eterna che ha coinvolto il Paese della Penisola araba. Dagli Stati Uniti si è mossa anche la politica, con alcuni senatori repubblicani che hanno chiesto al dipartimento di Stato di classificare gli Houthi come organizzazione terroristica.

La pressione internazionale è forte, e lo conferma anche l’asse tra il Consiglio presidenziale e le due maggiori potenze dell’area: Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti. Ma quello che preoccupa è anche il significato strategico dietro questa fiammata della milizia filoiraniana, che sa di avere un ampio potere di azione in uno snodo geopolitico fondamentale, a ridosso dello strategico “choke point” di Bab el Mandeb e come potenziale minaccia per la navigazione nel Mar Rosso e nel Golfo di Aden. Gli Stati Uniti operano nel quadrante con diverse unità: ma il problema è quello di garantire la stabilità di rotte marittime di primaria importanza nel momento in cui è impegnato anche nella delicata situazione del Mediterraneo orientale e del Golfo Persico. Idem per Israele, che ora si trova a dover gestire un ulteriore fattore di pressione in un’area che pensava di non dover considerare prioritaria nell’emergenza della crisi di Gaza.

FONTE: https://it.insideover.com/guerra/il-risveglio-degli-houthi-cosi-la-guerra-tra-israele-e-hamas-ha-riattivato-la-milizia-sciita.html

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