L’Italia lasciata sola e i partner Ue che non rispondono
La bomba politica che Meloni sta gestendo nei giorni in cui arriva la chiamata del finto leader africano è quella di Lampedusa, su cui sbarcano ogni giorno decine e decine di migranti di cui l’Italia non sa che fare. E per chi come lei è arrivata al governo sulla promessa di azzerare l’immigrazione illegale, va trovata una soluzione quanto prima. «Negli ultimi 7-9 mesi sono arrivate oltre 120mila persone, principalmente dalla Tunisia», riassume all’interlocutore la premier, precisando che «la situazione è veramente difficile da tutti i punti di vista: umanitario, logistico, di sicurezza». Peccato che l’Ue proprio non sia sintonizzata sulle lunghezze dell’Italia: «Ha pensato per molto tempo di poter risolvere il problema confinandolo all’Italia. Quello che non capiscono è che è impossibile. Ma il problema è che agli altri non importa nulla», sbotta Meloni: «Spesso non rispondo al telefono quando li cerchiamo, e sono tutti d’accordo che l’Italia deve risolvere il problema da sola». Il finto interlocutore le dà corda, così la premier si sbottona anche sul Niger, dove c’è appena stato un colpo di Stato: «Le posso chiedere una cosa tra me e lei? Pensa che quel che sta accadendo in Niger sia un piano contro la Francia?». I due “leader” scambiano idee per un po’ sulla controversa agenda francese in Africa. Poi l’interlocutore, data la reale provenienza, porta la discussione sul tema più delicato di tutti, la guerra tra Russia e Ucraina, in pieno stallo.
Una exit strategy per la guerra in Ucraina
Che ne pensa di quel che sta accadendo sul terreno, vuole sapere a tutti i costi il finto leader dell’Unione Africana? Come si esce dallo stallo penoso del conflitto? Meloni fa qualche concessione, ma non si sbottona troppo. «C’è molto affaticamento nelle opinioni pubbliche europee, e sì la controffensiva ucraina non ha ottenuto sin qui i risultati sperati», ammette la premier, che però non vacilla sulla posizione del suo governo di sostegno a Kiev. Fuori dall’ufficialità, fa sapere però che anche a Roma si ragiona sulle strade che potranno e dovranno portare presto o tardi a dei negoziati. Meloni stessa, anzi, dice di avere dei progetti su una possibile exit strategy, che però, precisa, dovrà essere accettabile da entrambe le parti senza venir meno al rispetto del diritto internazionale. «Ho le mie idee su come si potrebbe fare, ma le presenterò al momento opportuno», dice la premier. Tempo scaduto, il leader africano deve tornare ai suoi impegni istituzionali. Farsi una sana risata per lo scherzo messo a segno, verosimilmente. «È stato un piacere conversare con lei, spero ci saranno preso altre occasioni», si congeda Meloni, ignara di tutto.
La conferma di Palazzo Chigi
Oggi però di fronte al montare sui social della notizia, Palazzo Chigi non può che ammettere di aver lasciato che la premier cadesse in un amaro tranello. Ecco come sarebbe andato, secondo quanto riporta una nota stilata in fretta e furia dall’esecutivo: «L’Ufficio del Consigliere diplomatico del Presidente del Consiglio dei Ministri si rammarica per essere stato tratto in inganno da un impostore che si è spacciato per il Presidente della Commissione dell’Unione Africana e che è stato messo in contatto telefonico con il Presidente Meloni. L’episodio è avvenuto il giorno 18 settembre nel contesto dell’intenso impegno sviluppato in quelle ore dal Presidente Meloni per rafforzare i rapporti con i leader africani con i quali ha avuto importanti incontri a margine dell’Assemblea Generale dell’Onu tra il 19 e il 21 settembre».
Commenti
Posta un commento
Partecipa alla discussione