Un rapporto della Commons Intelligence and Security Committee ha sollevato preoccupazioni sull’influenza “coercitiva” della Cina nel Regno Unito e sulle sue intenzioni di diventare un “attore permanente e significativo” nell’industria dell’energia nucleare civile. Le risorse aperte confermerebbero, inoltre, che Londra sarebbe “d’interesse significativo” per Pechino su tutto ciò che concerne lo spionaggio e le operazioni d’interferenza”, sebbene la stessa Cina porrebbe gli inglesi, come riferisce l’intelligence britannica, “appena al di sotto dei suoi principali obiettivi prioritari”.
L’allarme dei servizi segreti britannici
Dall’analisi del rapporto si apprende inoltre che: “L’apparato d’intelligence statale cinese, non solo conterebbe centinaia di migliaia di ufficiali del servizio segreto civile, ma che anche una gran parte di essi sarebbero proiettati, verso il Regno Unito, in modalità “prolifica ed aggressiva”. La Commissione che ha esaminato le informative dell’intelligence tra cui MI5, MI6 e GCHQ, avrebbe infatti affermato che Pechino avrebbe il “potenziale di rappresentare una minaccia esistenziale per il sistema democratico liberale”.
Le preoccupazioni inglesi, potrebbero essere confermate, infatti, proprio a causa della graduale evoluzione dei servizi segreti cinesi, che avrebbe portato attualmente la Cina ad un vantaggio asimmetrico della loro intelligence rispetto a quella britannica perché, mentre gli orientali avrebbero il mandato di operare sia a livello nazionale che all’estero, rispondendo direttamente al Consiglio di Stato e al Comitato permanente del loro Partito Comunista, le agenzie di Sua Maestà, invece no, in quanto non hanno lo stesso spazio di manovra e quegli stessi poteri esecutivi.
Le contromisure allo spionaggio cinese
La Governance economica e la Belt and Road – che dal rapporto si recepisce essere “capace di plasmare le norme e le istituzioni internazionali a proprio vantaggio ed istituita per concedere prestiti a basso interesse, al fine di costruire infrastrutture essenziali per gli Stati, e che ha visto aderire già ben oltre 60 paesi. Oltre alle politiche sulle nuove mappe geografiche, “Standard Map” – rilasciate dal ministero delle Risorse Naturali cinese, non potevano se non accendere i fari del Pentagono sull’intelligence e di contro attivare nuove contromisure. Nel 2018, la Casa Bianca rilasciò un rapporto nel quale si descriveva che il Ministero per la Sicurezza dello Stato cinese aveva schierato circa 40.000 agenti dell’intelligence all’estero e più di 50.000 nella Cina continentale.
Gli obiettivi dovevano essere non solo quelli di assicurare la sicurezza interna della nazione, ma soprattutto di operare per lo smantellamento di quelli considerati le loro priorità ed ormai conosciuti come i “Cinque Veleni”. Questo, in sostanza, comportava a portare alla distruzione dell’indipendenza taiwanese, l’indipendenza tibetana, quella dei separatisti dello Xinjiang, Falun Gong ed il movimento democratico cinese. Le contromisure di Washington, però, non si sono fatte attendere. Il Times infatti riferisce che gli Stati Uniti stanno approfondendo la cooperazione dei servizi segreti con i paesi di tutta l’Asia al fine di contrastare nel “il sofisticato apparato di spionaggio di Pechino ed i suoi attacchi informatici ”.
Dall’analisi delle risorse, si apprenderebbe, infatti, che l’amministrazione del Presidente Biden abbia sviluppato una moltitudine di partnership che, sebbene abbiano la caratteristica di essere ognuna indipendente da un’altra, sono tutte sovrapposte tra loro ed impiantate proprio nel cuore dell’Asia.
Tali strategie, secondo quanto riportato, prevederebbero anche un accordo per la condivisione dell’intelligence sia con il gruppo “Quad”, che include gli Stati Uniti, India, Giappone e Australia, sia partenariati trilaterali tra Stati Uniti, Giappone e Corea del Sud, oltre a quello costituito da Stati Uniti, Giappone e Filippine.
La cosiddetta “rete” di servizi segreti, congloberebbe, infine, anche una condivisione bilaterale d’informazioni con Giappone, India e Vietnam, ritenuta, soprattutto quest’ultima altamente strategica, dagli analisti, per le operazioni di resilienza contro i possibili cyber-attacchi dello spionaggio cinese.
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