Nella giornata di ieri la Camera dei Rappresentanti (HoR) libica ha chiesto che tutti gli ambasciatori dei Paesi che sostengono l’invasione israeliana della Palestina abbandonino immediatamente il Paese, compreso quello italiano. In aggiunta, la HoR ha chiesto al governo di interrompere le esportazioni di petrolio verso questi Paesi se i massacri contro la popolazione palestinese non cesseranno. In particolare, l’HoR ha condannato la posizione assunta da Italia, Francia, Stati Uniti e Regno Unito nel conflitto attuale, che sta portando al massacro della popolazione nella Striscia di Gaza, composta in larga parte da bambini. La posizione è stata espressa dal Parlamento che ha sede a Tobruk, che governa la parte orientale del Paese ancora devastato dalla guerra voluta da Francia, Regno Unito e Stati Uniti nel 2011.
La richiesta è stata avanzata formalmente dal portavoce del parlamento, Abdullah Belihaq, che ha espressamente chiesto al governo di «fermare le esportazioni di petrolio e gas verso i Paesi che sostengono Israele, nel caso in cui i massacri israeliani non vengano fermati» e sottolineato che «L’assemblea condanna fermamente il sostegno fornito da Stati Uniti, Regno Unito, Francia e Italia ai crimini israeliani a Gaza». L’organo ha infatti definito un «genocidio» quanto sta avvenendo nella striscia di Gaza, dove il bilancio delle vittime accertate ha quasi raggiunto i settemila individui.
La scorsa settimana, decine di manifestanti si erano riuniti davanti al complesso petrolifero e di gas di Mellitah (di cui la Libia è comproprietaria insieme all’italiana ENI) al fine di denunciare i «crimini di guerra» commessi dall’occupazione israeliana. Rivolgendosi in particolare allo Stato italiano, il gruppo di manifestanti aveva chiesto allo Stato italiano di correggere la sua «infausta» posizione nei confronti degli attacchi dell’esercito israeliano e di contribuire all’invio di aiuti al territorio cinto d’assedio. «L’Italia scelga tra il petrolio e Israele» avevano urlato, mentre ribadivano il diritto a difendersi del popolo palestinese.
In Libia esistono di fatto due governi che si contendono il potere. Nell’area del Nord Ovest, a dettare legge è il Governo di unità nazionale (Gnu) guidato dal premier Abdul Hamid Dbeibah, con sede a Tripoli. Questo Esecutivo è quello supportato e tenuto al potere dalle potenze occidentali, e siede al seggio riservato alla Libia presso le Nazioni Unite e l’Unione africana. Ad Est, invece, il potere è formalmente nelle mani della Camera dei Rappresentanti di Tobruk, che nel marzo 2022 ha dato la fiducia a un governo parallelo al cui vertice siede il primo ministro Osama Hammad e gode dell’appoggio internazionale di Russia, Egitto ed Emirati Arabi Uniti. La Camera dei Rappresentanti è un organo che ha sede a Tobruk, nell’est della Libia, ed è composto da membri eletti nel corso di un’elezione nazionale, svoltasi nel 2014, rappresentando così tutte le circoscrizioni elettorali del Paese. È il Parlamento di questo secondo Stato ad aver chiesto la cacciata degli ambasciatori occidentali.
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