Di grande interesse un articolo di Thomas Friedman pubblicato sul New York Times, ne pubblichiamo ampi stralci: “Credo che se Israele si precipitasse a capofitto a Gaza per distruggere Hamas – e lo facesse senza esprimere un chiaro impegno a cercare una soluzione a due Stati insieme all’Autorità Palestinese e a porre fine agli insediamenti ebraici in Cisgiordania – commetterebbe un grave errore. Ciò risulterebbe devastante per gli interessi israeliani e americani”.
“Potrebbe innescare una conflagrazione globale e far esplodere l’intera struttura dell’alleanza filoamericana che gli Stati Uniti hanno costruito nella regione”.
Netanyahu è intrappolato
“[…] Purtroppo, però, un alto funzionario statunitense mi ha detto che il team di Biden ha lasciato Gerusalemme con la sensazione che, mentre il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu capisce che un intervento eccessivo a Gaza potrebbe incendiare l’intera region e, i suoi partner della coalizione di destra sono ansiosi di soffiare sul fuoco in Cisgiordania. I coloni hanno ucciso almeno sette civili palestinesi in azioni di vendetta solo la scorsa settimana” [i palestinesi uccisi in Cisgiordania in questi giorni sono 81 ndr].
“Nel frattempo, mi hanno detto i funzionari statunitensi, gli esponenti politici dei coloni nel governo stanno trattenendo il denaro delle tasse che dovrebbero inviare all’Autorità Palestinese, rendendole più difficile mantenere la Cisgiordania sotto controllo”. Per chi non lo sapesse, i palestinesi pagano le tasse a Israele, che poi le gira all’Autorità palestinese…
“[…] Netanyahu non dovrebbe permetterlo, ma si è intrappolato. Ha bisogno che gli estremisti di destra della sua coalizione lo salvino dalla prigione a cui lo destina l’accusa di corruzione. Ma metterà tutta Israele nella prigione di Gaza a meno che non rompa con quei suprematisti ebrei”.
“Sfortunatamente, mi ha detto l’alto funzionario statunitense, i leader militari israeliani sono ancora più aggressivi del primo ministro. Sono rossi di rabbia e determinati a sferrare un colpo tale ad Hamas che resterà nella memoria della regione [e del mondo… ndr]. Capisco il motivo. Ma non si lasciano guidare gli amici quando sono questi in preda alla rabbia. Biden deve dire al governo israeliano che prendere il controllo di Gaza senza accompagnarlo con un approccio totalmente nuovo agli insediamenti, alla Cisgiordania e alla soluzione dei due Stati sarebbe un disastro per Israele e per l’America”.
Friedman: le guerre si sa quando iniziano…
“Possiamo aiutare, possiamo anche insistere, affinché i nostri alleati arabi ed europei lavorino per creare un’Autorità palestinese più efficace, meno corrotta e più legittima in Cisgiordania che, dopo una certo periodo di transizione a Gaza, potrebbe aiutare a governare anche lì. Ma non senza un cambiamento fondamentale della politica israeliana nei confronti dell’Autorità Palestinese e dei coloni ebrei”.
“Altrimenti, quello che è iniziato come un attacco di Hamas contro Israele ha il potenziale per innescare una guerra in Medio Oriente che vedrebbe coinvolte tutte le grandi potenze e le potenze regionali – il che renderebbe molto difficile fermarla una volta iniziata”.
“[…] Questo è il motivo per cui credo che Israele farebbe molto meglio a inquadrare qualsiasi operazione a Gaza come ‘un’Operazione salva i nostri ostaggi’ – piuttosto che ‘l’Operazione per porre fine ad Hamas una volta per tutte’ – e portarla a termine, se possibile, con ripetuti attacchi chirurgici e interventi delle forze speciali. forze che possono anche eliminare la leadership di Hamas e tracciare una linea divisoria più chiara possibile tra i civili di Gaza e la dittatura di Hamas”.
“Ma se Israele vuole rioccupare Gaza per distruggere Hamas e ripristinare la sua deterrenza e sicurezza – lo ripeto – deve abbinare a questa operazione militare un nuovo impegno a perseguire una soluzione a due Stati con i palestinesi della Cisgiordania e di Gaza […]”.
“L’ora è tarda. Non ho mai scritto un articolo così urgente prima perché non sono mai stato più preoccupato per come questa situazione potrebbe sfuggire al controllo in tanti modi, danneggiando irreparabilmente Israele, danneggiando irreparabilmente gli interessi degli Stati Uniti, danneggiando irreparabilmente i palestinesi, minacciando gli ebrei ovunque e destabilizzando il mondo intero”.
Coinvolgere Russia e Cina
Il fatto che il guru del NYT, che parla a nome dell’establishment USA, si accorga della gravità della situazione è di buon auspicio, anche se il momento resta sospeso. Nel suo scritto una nota irenica: immaginare che mentre Israele attacca alzo zero Gaza l’Autorità palestinese possa parlare con Washington o Tel Aviv della soluzione a due Stati e possa fidarsi di tali interlocutori dopo decenni di inganni è semplicemente fuori dal mondo. Gli Stati Uniti avrebbero dovuto pensarci prima, invece di assecondare tutte le decisioni politiche israeliane verso la Palestina. Ormai è troppo tardi.
Più praticabile la seconda opzione suggerita da Friedman, quella di convincere Israele a una risposta meno devastante, che poi è quanto sembra stiano tentando di fare le Cancellerie occidentali, al di là delle dichiarazioni di interesse e di facciata.
Ma nel suo scritto manca un aspetto importante, che discende dall’arroganza propria delle attuali élite americane, ormai abituate a percepirsi come i padroni del mondo, ostinandosi a non prendere coscienza del declino della loro egemonia globale, che tale miopia rende irreversibile.
Gli Stati Uniti devono coordinarsi con Russia e Cina per evitare che il Medio oriente sprofondi il mondo nell’abisso. Lo spiegano bene George Beebe e Anatol Lieven su Responsible Statecraft. Riportiamo la conclusione del loro articolo.
“Né la Russia né la Cina hanno una leva coercitiva sufficiente per impedire a Hezbollah di aprire un fronte settentrionale con Israele – e di innescare un’ulteriore escalation a cascata – nel caso in cui le forze di difesa israeliane organizzassero un’invasione su vasta scala di Gaza. Ma probabilmente hanno un peso sufficiente per garantire che i sostenitori di Hamas restino fuori dalla mischia in cambio di una certa moderazione da parte di Israele, in particolare se gli Stati Uniti sono disposti a sostenere rinnovati negoziati israelo-palestinesi, ad aprire colloqui con Mosca sulla Siria e un dialogo sulle questioni internazionali”.
FONTE: https://www.piccolenote.it/mondo/friedman-fermare-guerra-prima-inghiotta-mondo
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