Mercoledì gli Stati Uniti sono stati l’unico membro del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite a votare contro una risoluzione che chiedeva una “tregua umanitaria” nei combattimenti in Medioriente per fornire aiuti salvavita ai due milioni di abitanti della Striscia di Gaza, condannando allo stesso tempo l’attacco di Hamas contro Israele. Il testo, redatto dal Brasile, avrebbe condannato la violenza contro tutti i civili sia israeliani che palestinesi, ma secondo gli USA non avrebbe sottolineato abbastanza il diritto all’autodifesa dello Stato ebraico. «Siamo sul campo e stiamo svolgendo un duro lavoro diplomatico […] Crediamo che si debba lasciare che questa diplomazia di svolga», ha affermato l’ambasciatrice statunitense presso le Nazioni Unite, Linda Thomas-Greenfield, per giustificare il veto. A favore della risoluzione hanno votato, invece, Albania, Brasile, Cina, Ecuador, Francia, Gabon, Ghana, Giappone, Malta, Mozambico, Svizzera ed Emirati Arabi Uniti, mentre si sono astenute Russia e Regno Unito.
Il veto da parte degli USA allontana ulteriormente la possibilità di un cessate il fuoco nell’area del conflitto, dopo che già una risoluzione presentata dalla Russia per chiedere una tregua era stata bocciata pochi giorni fa con il voto contrario di USA, Gran Bretagna, Francia e Giappone. La facoltà di porre il veto da parte di Washington su un’importante risoluzione che avrebbe favorito gli aiuti umanitari arriva in un momento di massima tensione in Medioriente, dove i raid di Israele sulla Striscia non cessano e cresce la rabbia del mondo arabo nei confronti dello Stato sionista. Una situazione che potrebbe sconfinare in una guerra regionale: non a caso, l’inviato di pace delle Nazioni Unite per il Medio Oriente, Tor Wennesland, ha affermato che il mondo è «sull’orlo di un abisso profondo e pericoloso che potrebbe cambiare la traiettoria del conflitto israelo-palestinese, se non del Medio Oriente nel suo insieme».
La delusione e il disappunto per la condotta degli Stati Uniti sono arrivati sia dalla stragrande maggioranza del Consiglio che, in particolare, dalla Cina: la portavoce del ministero degli Esteri Mao Ning, parlando durante la conferenza quotidiana, ha riferito che «la Cina è profondamente delusa dall’ostruzione da parte degli Usa all’adozione da parte del Consiglio di sicurezza di un progetto di risoluzione sulla questione palestinese», in quanto il Consiglio, ha aggiunto Mao, deve poter «svolgere il suo ruolo nel raggiungere un cessate il fuoco e fermare la guerra». Con l’opposizione del diritto di veto, gli USA sono venuti meno al loro spesso sbandierato impegno di promozione della pace e dei diritti umani che, a quanto pare, perseguono a fasi alterne e a seconda degli interessi in gioco. Non a caso sono stati accusati di utilizzare doppi standard quando si tratta di potenziali violazioni israeliane del diritto internazionale. Il presidente americano Joe Biden, infatti, si è limitato a dire che Hamas non rappresenta tutti i palestinesi e che Israele dovrebbe adottare misure per evitare di uccidere civili palestinesi, ma ha appoggiato pienamente le operazioni militari israeliane, compreso lo stato di assedio nella Striscia di Gaza, vietato dal diritto internazionale. Ha, inoltre, preso le parti di Israele per quanto riguarda il bombardamento di un ospedale avvenuto martedì scorso, sostenendo che la responsabilità sia della Jihad islamica palestinese. La potenza a stelle e strisce avrebbe affermato che un’analisi di “immagini aeree, intercettazioni e informazioni open source” ha dimostrato che dietro l’attacco non c’era Israele e che gli Stati Uniti avrebbero continuato a raccogliere prove. Non è stato possibile però verificare queste affermazioni in modo indipendente, secondo quanto riportato da Al Jazeera. Ciò che emerge chiaramente però è la parzialità degli Stati Uniti che, piuttosto che cercare una posizione equidistante per favorire la via negoziale, hanno annunciato fin da subito che avrebbero sostenuto incondizionatamente Israele.
Non si è fatto attendere il commento della Russia, secondo cui il veto degli Stati Uniti ha dimostrato che la retorica statunitense sul diritto internazionale e sui diritti umani – specialmente nel contesto del conflitto in Ucraina – sarebbe strumentale ed interessata: «Siamo stati testimoni ancora una volta dell’ipocrisia e dei doppi standard dei nostri colleghi americani», ha affermato l’ambasciatore russo all’ONU Vassily Nebenzia. Nel frattempo, cresce il bilancio dei feriti e dei morti palestinesi. Le autorità hanno affermato che più di 3.400 persone sono state uccise e più di 12.000 ferite nell’assalto israeliano a Gaza. Numeri che confermano l’urgente necessità di una tregua umanitaria impedita, però, proprio dalla principale potenza, presunta promotrice dei diritti e della democrazia in tutto il mondo.
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