La mattina del 7 ottobre, alle 6.30, il gruppo terrorista islamico palestinese Hamas sferra a Israele dalla Striscia di Gaza l’attacco più massiccio degli ultimi decenni. Infatti sono stati lanciati tra i 2.500 e i 5mila razzi, che colgono di sorpresa la difesa militare israeliana, inoltre decine di terroristi riescono a superare il confine a bordo di deltaplani, mentre altri 400 si fanno strada nella barriera, grazie all’esplosivo, riuscendo a far uscire moto e altri veicoli. L’obbiettivo di Hamas sono soprattutto i civili, e i morti israeliani finora sono oltre 1.400 (189 soldati), mentre i feriti sono più di 2.700 e vi sono circa 150 ostaggi israeliani portati a Gaza. L’obbiettivo di Hamas era quello di massacrare i civili compiendo stragi di immane violenza e barbarie nei kibbutz, dove le famiglie erano riunite viste le festività ebraiche. I membri di Hamas hanno anche documentato e filmato tali atrocità come se i morti fossero trofei. Almeno 40 i bambini uccisi, tra cui neonati Non si può che provare grande orrore per queste stragi, e provare massima solidarietà per il popolo di Israele colpito. Le azioni terroristiche di Hamas vanno condannate senza se e senza ma.
La controffensiva di Israele non si è fatta attendere, il Ministro della Difesa israeliano, Yoav Gallant, ha subito avvisato che visto che stavano combattendo animali umani a Gaza non sarebbe stato fatto più entrare cibo, acqua, elettricità e gas. Attualmente infatti tutte queste forniture sono state bloccate e Gaza è al buio. I morti a Gaza sono circa 2.670 (inclusi 11 membri dello staff dell’Onu e 30 allievi delle scuole Unrwa), mentre i feriti sono più di 5mila e folle di palestinesi premono al valico di Rafah con l’Egitto che resta chiuso. L’apertura dei corridoi umanitari è una questione molto seria. Hisham Mhanna, membro del Comitato internazionale della Croce Rossa che si trova a Gaza, ha dichiarato: “Con blackout totale ospedali trasformati in cimiteri. Ci sono bimbi e malati la cui vita dipende dall’elettricità”. Nel 2022 la popolazione di Gaza è cresciuta a 2.4 milioni, quindi senza tutte le risorse che sono state tagliate il rischio è che possano morire moltissimi civili, soprattutto quelli che si trovano in una condizione di maggiore fragilità. Recentemente Human Rights Watch descrivendo le condizioni di vita a Gaza ha parlato di una “prigione a cielo aperto” per le restrizioni alla mobilità imposte da Israele, mentre la Croce rossa internazionale da tempo considera l’embargo una violazione della Convenzione di Ginevra. L’Onu recentemente ha indicato che 80% della popolazione vive sotto la soglia della povertà, e come questo aumenti il rischio per la sicurezza alimentare. Inoltre nel 2022 Save the Children attraverso il rapporto “Intrappolati”, ha riferito come a Gaza i bambini hanno dichiarato di sentirsi «spaventati (84% rispetto al 50% del 2018), nervosi (80% rispetto al 55%), tristi o depressi (77% rispetto al 62%) e in lutto (78% contro 55%). Più della metà di loro ha pensato al suicidio (il 55% di loro) e tre su cinque hanno commesso atti di autolesionismo (59%)».
In merito a quanto accaduto in questi giorni Amnesty International Italia ha dichiarato: «Le scioccanti uccisioni sommarie e i rapimenti di civili da parte di Hamas hanno dimostrato un agghiacciante disprezzo per la vita e per il diritto internazionale. Gli attacchi deliberati contro la popolazione civile e la presa di ostaggi sono crimini di guerra e non possono essere giustificati in nessuna circostanza». Aggiungendo: «Ieri il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant ha annunciato l’assedio completo di Gaza. Dopo 16 anni sotto un blocco illegale, l’ulteriore mancanza di acqua, cibo, elettricità e carburante porterà alla popolazione di Gaza sofferenze inimmaginabili. Questa è una punizione collettiva e si configura come un crimine di guerra».
L’8 ottobre sul quotidiano israeliano Haaretz, notoriamente di stampo progressista, è apparso un editoriale che ha dichiarato: “Il disastro che si è abbattuto su Israele durante la festività della Simchat Torah è chiaramente responsabilità di una persona: Benjamin Netanyahu”. L’editoriale attacca il primo ministro israeliano e la sua politica nello specifico, il “governo di annessione ed esproprio”, inoltre ha attaccato la politica del governo affermando che si è trattato di “una politica estera che ignorava apertamente l’esistenza e i diritti dei palestinesi”. Il quotidiano israeliano Haaretz non è il solo ha criticare la politica coloniale israeliana, infatti Ofer Cassif, deputato della Knesset, dopo l’attacco di Hamas, ha dichirato in un intervista: “Israele è responsabile in molti modi, ma la sua colpa principale è l’occupazione dei Territori palestinesi che continua”. Poi aggiunge: «per garantire la sicurezza è fondamentale cambiare la situazione. L’unica via percorribile è smantellare del tutto gli insediamenti dei coloni in Cisgiordania, porre fine al regime di apartheid e alle violenze nei confronti dei palestinesi e poi stoppare subito l’assedio imposto alla Striscia di Gaza». L’apartheid contro i palestinesi era stato denunciato da Amnesty nel 2022, e recentemente anche Tamir Pardo, ex capo del Mossad, in un intervista ha denunciato l’apartheid contro i palestinesi affermando: “in un territorio dove due persone vengono processate sotto due sistemi legali, questo è apartheid.” Anche Yehuda Bauer, uno dei più grandi storici ebrei della Shoah, nel suo ultimo libro ha criticato l’occupazione dei territori scrivendo: “in Israele si è affermata una illusione di tipo messianico sulla situazione dei territori occupati”. Israele purtroppo ha disatteso la Risoluzione delle Nazioni Unite n 242 varata dopo la guerra dei sei giorni, 1967, e la Risoluzione n 338 varata dopo la guerra dell’ottobre 1973, inoltre non ha rispettato neanche gli accordi di Oslo del 1993. Proprio per questo nel 2023 L’Assemblea generale dell’Onu ha dato mandato alla Corte internazionale di giustizia di valutare le conseguenze legali dell’occupazione dei territori palestinesi da parte di Israele. Nel testo della risoluzione «si denuncia un’attività prolungata di “occupazione, insediamento e annessione” da parte di Israele. E si sottolinea che questo ha modificato e alterato anche la composizione demografica, lo status e il carattere della città di Gerusalemme». Sempre nella stessa intervista, Ofer Cassif, in merito agli accordi di Oslo, ha dichiarato: «E’ invece fondamentale stabilire uno Stato palestinese su tutti i Territori occupati da Israele durante la guerra del 1967». Riguardo Benjamin Netanyahu si è espresso così: «Negli ultimi mesi ha istigato a ‘pogrom’, atti di violenza contro comunità specifiche, che hanno preso di mira civili, pastori e famiglie palestinesi innocenti. Le forze di occupazione hanno offerto copertura a milizie ebraico-fasciste che hanno assassinato palestinesi impunemente, contando poi sul fatto che quei crimini non sarebbero stati perseguiti». Sull’Unione Europea ha affermato: «Sono molto deluso dall’atteggiamento dell’Unione Europea. Invece di fermare i crimini di guerra commessi da Israele o non ha fatto nulla o ha soltanto parlato senza far seguire alle parole alcuna azione». Infine ha aggiunto: «Sappiamo che adesso l’apparato delle forze di occupazione israeliane pianifica di distruggere parte di Gaza. Nella regione vivono più di due milioni di persone e i morti saranno migliaia: l’UE e gli Stati Uniti avrebbero potuto fermare tutto questo, ma non lo hanno fatto».
Bisogna chiedere con coraggio che venga messo fine al regime di segregazione che i palestinesi vivono da decenni e che non possono vivere reclusi nella striscia di Gaza senza vedersi garantiti i più basilari diritti umani. È chiaro che Israele ha il diritto di difendersi ma rispettando i diritti umani e non confondendo Hamas con la popolazione civile. Inoltre è estremamente importante che la diplomazia internazionale si attivasse per raggiungere un cessate il fuoco il prima possibile e che i bombardamenti sulla striscia si interrompano immediatamente, perché non si può, lasciare senza acqua ed elettricità milioni di persone. Nel frattempo bisogna aprire dei corridoi umanitari in grado di far scappare i civili, le grandi vittime del conflitto. Finita la guerra sarà necessario che la diplomazia internazionale apra un tavolo di trattative al fine di attuare la soluzione due popoli due stati, unica in grado di garantire una pace duratura come suggerito dall’ONU. Amnesty inoltre ha dichiarato: «I civili continueranno a pagare il prezzo più alto se non verranno affrontate le cause profonde della violenza, incluse l’impunità radicata per i crimini di guerra commessi da ambo le parti e il sistema di apartheid israeliano contro i palestinesi».
Giovani Europeisti Verdi
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