«La concentrazione di branchi di lupi in alcune regioni europee è diventata un pericolo reale per il bestiame e potenzialmente anche per gli esseri umani»: è in questi termini che nella giornata di ieri si è espressa la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, esplicando le ragioni alla base di una possibile revisione dello status di protezione del predatore. L’istituzione europea, infatti, deve decidere se modificare le tutele riservate ai lupi, rendendole a sua detta più “flessibili”: una valutazione che la Commissione sostiene di dover effettuare “alla luce dell’evoluzione della specie”, la cui presenza nel territorio dell’UE è aumentata notevolmente negli ultimi anni. Un particolare che – stando alla Commissione Europea – starebbe generando «sempre più a conflitti con le comunità locali di agricoltori e cacciatori», e che proprio per questo rappresenterebbe un problema da affrontare.
Prima di decidere il da farsi, però, l’esecutivo comunitario vuole vederci chiaro, analizzando dettagliatamente i più recenti numeri relativi ai lupi. Proprio per questo, la Commissione ha deciso di aprire una consultazione pubblica a riguardo, invitando “«e comunità locali, gli scienziati e tutte le parti interessate a presentare entro il 22 settembre i dati aggiornati sulla popolazione di lupi e sui loro impatti». I numeri attuali, al momento, sembrano avvolti da un alone di mistero, e ad essere certi paiono solo quelli degli anni scorsi. Come riportato nella risoluzione del Parlamento europeo con cui è stata chiesta alla Commissione la revisione dello status, nel 2018 erano presenti 17.000 lupi nel continente europeo, mentre si stima che essi siano divenuti oltre 21.000 nel 2022. Di questi, si ritiene che 19.000 si trovino nei territori appartenenti all’Unione Europa, che in fin dei conti ospita un numero di esemplari davvero esiguo se rapportato a quello della popolazione. L’UE, infatti, ne ospita molto pochi in senso assoluto: un lupo ogni 24mila persone presenti nel territorio, che a quanto pare spesso non è ben disposto a convivere con i predatori.
In Austria, ad esempio, diverse regioni hanno consentito l’abbattimento dei lupi a causa dell’aumento degli attacchi al bestiame, con le notizie relative all’uccisione degli esemplari che si sono susseguite negli ultimi mesi. Anche in Italia, poi, ultimamente i lupi non se la sono passata nel miglior modo possibile, visto che il Trentino ha di fatto dichiarato guerra ai predatori. Il presidente della Provincia Autonoma di Trento, Maurizio Fugatti, in seguito alla sospensione del decreto con cui era stato ordinato l’abbattimento di due lupi ha infatti deciso di introdurre un regolamento definito “ammazza-orsi” ed “ammazza-lupi” dall’Ente nazionale protezione animali. Il provvedimento, come ha infatti spiegato l’associazione animalista, non soltanto esautora l’ISPRA (l’Istituto superiore per la promozione e la ricerca ambientale) dalla gestione della fauna selvatica, ma offre alla Provincia autonoma la possibilità di “autorizzare le uccisioni senza dover chiedere il parere (preventivo) dell’Istituto”, consentendo addirittura, a specifiche condizioni, di “sparare a vista” ad orsi e lupi.
Rimedi che dimostrano quanto sia ancora difficile da sviluppare una concezione non esclusivamente antropica della natura: ovvero basata sull’idea che l’uomo sia l’essere dominante con il diritto di preservare in vita solo quelle specie animali che gli servono o che non gli causano danno, rifiutando anche solo di scendere a patti di convivenza con le altre. Da proteggere eventualmente quando si trovano a un passo dall’estinzione, ma allo stesso tempo ritenuti responsabili di problemi spesso prevenibili. Si potrebbe, ad esempio, prestare particolare attenzione ai recinti elettrificati ed ai cani da pastore, così come sottolineato da diverse associazioni animaliste, secondo cui l’unica via percorribile è quella della convivenza. Una coabitazione verso la quale sempre più governi europei mostrano sempre più insofferenza, trovando ora anche una sponda a Bruxelles.
Per ora la Commissione ha esortato le autorità locali e nazionali a “sfruttare appieno” le deroghe già esistenti all’obbligo di protezione degli esemplari, la cui attuale tutela non sembra poi così tanto rigida. Una eventuale modifica dello status di protezione, però, accrescerebbe il potere delle autorità locali e nazionali di “agire laddove necessario”, con la tutela dei predatori che verrebbe conseguentemente ridotta. Eppure, è la stessa Commissione Europea a ricordare che il lupo “svolge un ruolo importante negli ecosistemi europei”, la cui protezione è però evidentemente da porre in subordine alle lamentele di qualche azienda del settore degli allevamenti.
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