Il 28 ottobre in Mediobanca sarà conta: la sfida in assemblea sarà tra la lista di Delfin, il fondo legato alla famiglia Del Vecchio, e la lista proposta oggi dal cda di Alberto Nagel, ad, e Renato Pagliaro, presidente, che vogliono riconfermarsi in ruoli che li vedono in sella dal 2008 e dal 2010 rispettivamente.Il 28 ottobre si terrà l’assemblea di Mediobanca per il rinnovo degli organi sociali.
Il consiglio di amministrazione uscente ha presentato una lista di 15 candidati, di cui 8 in continuità con il board precedente e 7 new entry. La lista di Delfin, che detiene il 19,8% del capitale, è ancora in fase di definizione, ma potrebbe includere fino a 7 candidati. Le trattative tra le due parti sono naufragate a causa di divergenze sulla governance, con Delfin che ha chiesto di avere 4 rappresentanti in consiglio, di vederne sostituiti oltre la metà e di avere voce in capitolo sulla scelta del presidente. Questa richiesta è in contrasto con l’impegno assunto da Delfin nei confronti della BCE e potrebbe far saltare le trattative.
Mediobanca aveva offerto a Delfin e al compagno di cordata Caltagirone di scegliere cinque membri in una lista unita ma la trattativa è naufragata, come detto, per ambizioni contrastanti.
L’esito dell’assemblea di Mediobanca avrà conseguenze importanti per il futuro della banca. In caso di vittoria della lista del consiglio di amministrazione uscente, si manterrà la continuità operativa e il piano industriale sarà portato avanti. In caso di vittoria della lista di Delfin, invece, si potrebbe assistere a un cambio di direzione strategica della banca. Oltre che, ovviamente, in Generali. La lista vincente alla conta avrà dodici seggi, la perdente due: per una delle due, sarà un risultato durissimo da digerire.
Da notare che l’elezione del nuovo Cda che andrà in scena il prossimo 28 ottobre sarà la prima che vedrà applicate le modifiche dello statuto apportate dall’assemblea del 2021. Tra i cambiamenti più significativi vi è l’aumento dei posti riservati alle minoranze che salgono da 2 a 3 e la previsione che venga riservato almeno un posto ai rappresentanti degli organismi di gestione collettiva del risparmio (Assogestioni). Una previsione questa che Mediobanca è stata la prima società in Italia a introdurre e che avrà come conseguenza l’assegnazione di almeno uno dei tre posti riservati alle minoranze al candidato di Assogestioni.
A Piazzetta Cuccia c’è fiducia su Nagel e Pagliaro e sulla validità dei nomi scelti. “Con la lista proposta dal Cda di Mediobanca per il rinnovo degli organi sociali del prossimo 28 ottobre il board uscente mira ad aumentare ulteriormente la presenza di consiglieri indipendenti, accrescere il profilo internazionale del board e rafforzare alcune delle competenze chiave per una banca quotata e vigilata come la gestione dei rischi, l’innovazione tecnologica e la compliance. Viene inoltre rafforzata la rappresentanza di genere. L’obiettivo è quello di avere un Cda con profili in linea con i criteri individuati dalla BCE e funzionali alla realizzazione del piano One Brand One Culture al 2026 approvato lo scorso maggio”, commentano fonti vicine a Mediobanca che abbiamo potuto contattare.
Nel 2022 Mediobanca vinse la battaglia di mercato contro la lista Caltagirone in cda di Generali e blindò col sostegno degli investitori stranieri un’azienda con una catena del valore internazionale che che custodisce una quantità rilevante di debito pubblico italiano (Generali oggi custodisce circa 60 miliardi di euro di titoli di stato italiani); subito dopo non h avuto timori a fare sponda con uno dei suoi rivali, la famiglia Benetton, per operare da advisor per il delisting di Atlantia assieme a Blackstone; Piazzetta Cuccia analizza da vicino tutte le principali banche italiane garantendosi il potere informativo decisivo per consigliarle sull’incremento dimensionale e le fusioni sponsorizzate dalla Bce; Nagel organizza la Ceo Conference andando oltre il “Salotto Buono”, trasformandolo in agorà di mercato. E su questa serie di risultati mira a consolidare la vittoria ottenuta nel Leone del 2022 facendosi premiare dallo stesso mercato che ora vuole a suo favore contro il nuovo corso di Delfin.
Un obiettivo per un management che nella continuità , soprattutto, pensa al futuro mirando a ricostruire i fasti del passato. Tornando alle origini dell’era Cuccia, quando Mediobanca era polmone di sviluppo nazionale e non solo. Andando oltre le rigidità della fase terminale del secolo scorso, quando l’arroccamento su sé stessa aveva portato Mediobanca a essere custode del presente. Il 28 ottobre sarà capitalismo tradizionale italiano contro capitalismo moderno e di respiro internazionale. Una partita a tutto campo per la finanza italiana. E probabilmente non solo.
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