LA CRISI IN NAGORNO-KARABAKH SOTTOLINEA LA DEBOLEZZA DELLA POLITICA ESTERA ITALIANA

set 25, 2023 0 comments


Di Giuliano Bifolchi e Silvia Boltuc 

Il 19 settembre 2023 il ministero della Difesa azerbaigiano ha annunciato di aver iniziato una “operazione antiterrorismo” nel Nagorno-Karabakh apparentemente volta a eliminare le installazioni militari armene presenti sul territorio, informazione subito smentita dal primo ministro armeno Nikol Pashinyan, che ha negato la presenza di forze armate di Yerevan in loco.
Stepanakert ha rapidamente respinto la dichiarazione del ministero della Difesa azerbaigiano denunciandola come una campagna di disinformazione progettata per legittimare gli attacchi contro i civili. Secondo le informazioni riportate nella notte di ieri da Stepanakert, 27 persone hanno perso la vita nell’assalto azerbaigiano, tra cui 2 civili, e oltre 200 altre sono rimaste ferite.
Dal dicembre 2022 l’Azerbaigian ha imposto un blocco sul corridoio di Lachin, l’unico passaggio che collega l’Armenia e la Repubblica del Nagorno-Karabakh, causando una prolungata e grave crisi umanitaria nella regione.
Il segretario di Stato statunitense Antony Blinken ha chiesto con urgenza all’Azerbaigian di cessare le sue operazioni ponendo l’attenzione su una situazione umanitaria già disastrosa a causa del prolungato blocco della regione da parte di Baku. Blinken ha anche discusso con il primo ministro armeno Nikol Pashinyan l’attuale situazione dell’Artsakh esprimendo profonda preoccupazione per le azioni militari dell’Azerbaigian.
La Russia, in qualità di mediatore dopo il conflitto del Nagorno-Karabakh del 2020 che ha visto l’Azerbaigian ottenere la vittoria e riportare sotto il suo controllo una serie di territori significativi, ha chiesto la cessazione delle ostilità a tutte le parti coinvolte.
Mentre i leader regionali e internazionali hanno condannato l’offensiva militare dell’Azerbaigian, il ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani ha adottato un approccio divergente. Sul suo account Twitter ha descritto l’Azerbaigian come un partner cruciale nella lotta contro la tratta di esseri umani.
Le dichiarazioni di Tajani hanno suscitato la delusione dell’opinione pubblica e una serie di critiche, espresse proprio tramite i commenti di Twitter soprattutto perché tali parole sono state pubblicate nel momento in cui l’esercito azerbaigiano bombardava la popolazione civile nel Nagorno-Karabakh. In risposta a tali critiche Tajani ha sia pubblicato il suo incontro con la delegazione armena per poi offrire la mediazione italiana e proporre il modello altoatesino per gestire la situazione.
È interessante notare come la stessa ambasciata dell’Azerbaigian in Italia sia stata uno dei maggiori sostenitori del modello dell’Alto Adige come soluzione alla crisi del Nagorno-Karabakh, fattore che sottolinea ancora una volta come l’Italia si sia allineata alle richieste di Baku, il cui obiettivo finale è quello di integrare tutto il Nagorno-Karabakh nel suo territorio.
Nonostante l’impraticabilità di applicare il modello altoatesino al Nagorno-Karabakh dopo due conflitti e la crisi umanitaria derivante dal blocco azerbaigiano, Tajani sembra inoltre aver trascurato la riluttanza degli armeni dell’Artsakh a divenire cittadini di uno Stato spesso criticato dai media internazionali e dalle organizzazioni non governative, come Freedom House e Reporters Sans Frontiers, di essere un regime dittatoriale che opprime l’opposizione politica e le minoranze.
L’esitazione dell’Italia nel criticare l’Azerbaigian è strettamente legata a motivazioni di natura geopolitica ed economica, che si identificano al meglio nel crescente partenariato economico che i due paesi hanno sviluppato. Negli ultimi 26 anni infatti le esportazioni dall’Azerbaigian verso l’Italia sono aumentate a un tasso annuo del 26,8%, raggiungendo i 9,46 miliardi di dollari nel 2021. Sempre nello stesso periodo le esportazioni italiane verso l’Azerbaigian sono aumentate ad un tasso annuo del 13,5%, da 12,7 milioni di dollari nel 1995 a 339 milioni di dollari nel 2021.
A questo dato occorre aggiungere che l’Italia funge da punto di ingresso vitale in Europa del gas naturale azerbaigiano estratto da Shah Deniz-2 nel Mar Caspio e trasportato in Puglia grazie all’utilizzo del gasdotto transadriatico (TAP). Questa infrastruttura ha reso l’Italia un hub logistico cruciale per le importazioni di gas naturale nell’Unione Europe, elemento particolarmente significativo considerando la crisi energetica che sia l’Italia che gli altri partner europei stanno vivendo a seguito delle sanzioni imposte da Bruxelles ai danni di Mosca a causa del conflitto ucraino.
Durante la sua visita in Italia nel settembre 2022 il presidente azerbaigiano Ilham Aliyev aveva sottolineato l’impegno di Baku a rafforzare i legami con l’Italia e aveva espresso la disponibilità a raddoppiare la produzione di gas e ad aumentare le esportazioni attraverso il TAP, parole che sostengono ancor di più la tesi sul forte collegamento tra Italia e Azerbaigian.
Data la prolungata instabilità politica ed economica dell’Italia l’Azerbaigian si è concentrato strategicamente sul Bel Paese. L’Italia, in mezzo a una serie di cambiamenti di governo culminati lo scorso anno con l’elezione di Giorgia Meloni, è emersa come uno dei membri meno stabili dell’Unione Europea a livello politico. Di conseguenza l’Azerbaigian ha sfruttato le proprie risorse di gas naturale e il flusso del commercio per divenire un partner vitale negli sforzi di sicurezza e diversificazione energetica dell’Italia, cercando di tessere forti legami con ognuno degli otto governi che si sono alternati negli ultimi dieci anni in Italia.
Oltre agli sforzi di diplomazia culturale, l’Azerbaigian non ha evitato di utilizzare la cosiddetta “diplomazia del caviale”, come è stato dimostrato dalla condanna del 2021 di Luca Giuseppe Volontè, un politico italiano accusato di aver accettato tangenti da Baku per contrastare un rapporto sul trattamento dei prigionieri politici azeri.
L’Azerbaigian ha preso di mira anche la comunità accademica italiana creando partenariati universitari internazionali e generando una letteratura accademica a sostegno delle rivendicazioni territoriali di Baku nel Nagorno-Karabakh. Oltre ad accogliere giovani ricercatori italiani nelle istituzioni accademiche azere, Baku ha anche promosso la collaborazione con le principali università italiane per iniziative di ricerca congiunte.
A fronte di questi dati e considerazioni è possibile quindi affermare che l’offensiva militare dell’Azerbaigian nel Nagorno-Karabakh ha evidenziato una posizione italiana in politica estera morbida e in favore di Baku, perché dettata maggiormente da necessità economiche piuttosto che dalla salvaguardia dei diritti umani.
La crescente posizione dell’Italia rispetto alla crisi del Nagorno-Karabakh è legata alla sua dipendenza dal gas naturale azerbaigiano e le parole e le azioni del ministro Tajani non hanno fatto altro che confermare la debole posizione di Roma guidata dall’imperativo italiano di affrontare la crisi energetica che l’intera Unione Europea sta vivendo, provocata dalle sanzioni contro la Russia. In effetti la politica estera dell’Italia è indissolubilmente legata all’Azerbaigian nel settore energetico, in particolare dopo la decisione di Bruxelles di appoggiarsi a Baku per la strategia di sicurezza energetica europea e la diversificazione delle importazioni di gas naturale.
Considerando i molteplici sforzi diplomatici dell’Azerbaigian in Italia e riconoscendo gli imperativi e i vincoli italiani, un cambiamento sostanziale nell’approccio di Roma alla crisi del Nagorno-Karabakh appare improbabile, nonostante i legami storici e culturali dell’Italia con l’Armenia.
Dopo la crisi migratoria a Lampedusa, che ha messo in luce le vulnerabilità dell’attuale governo di Giorgia Meloni e il fragile accordo dell’Italia con la Tunisia per arginare i flussi migratori, la crisi del Nagorno-Karabakh sottolinea ulteriormente la debolezza della politica estera italiana.

Analisi in media partnership con SpecialEurasia pubblicata originalmente in lingua inglese su Kavkaz Files ISSN 2975-0474.

FONTE: https://www.notiziegeopolitiche.net/la-crisi-in-nagorno-karabakh-sottolinea-la-debolezza-della-politica-estera-italiana/

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