L’ultimo terremoto è arrivato dal Regno Unito. L’arresto di una presunta spia cinese all’interno del governo britannico ha scosso l’Occidente, sollevando domande urgenti su come Pechino raccoglie informazioni di intelligence.
In occasione dell’ultimo vertice del G20, tenutasi a Nuova Delhi il 9 e 10 settembre, il primo ministro dell’Uk, Rishi Sunak, ha incontrato il suo omologo cinese, Li Qiang, per esprimere preoccupazione per qualsiasi interferenza di Pechino nella democrazia parlamentare britannica. Un’interferenza, peraltro, definita da Sunak “inaccettabile”, in attesa che le indagini facciano il loro corso.
In occasione dell’ultimo vertice del G20, tenutasi a Nuova Delhi il 9 e 10 settembre, il primo ministro dell’Uk, Rishi Sunak, ha incontrato il suo omologo cinese, Li Qiang, per esprimere preoccupazione per qualsiasi interferenza di Pechino nella democrazia parlamentare britannica. Un’interferenza, peraltro, definita da Sunak “inaccettabile”, in attesa che le indagini facciano il loro corso.
E così, tra allarmi più o meno fondati, e toni spesso ai limiti della psicosi, le denunce sul “pericolo cinese” continuano a tener banco nella politica di Londra, innescando polemiche interne e una rincorsa alla linea dura verso il Dragone. Sia il Partito conservatore di Sunak che l’opposizione laburista di Keir Starmer sembrano infatti essere allineati nel voler picconare i “ponti d’oro” costruiti tra Regno Unito e Cina a cavallo degli anni Duemila, dagli allora ex inquilini di Downing Street come David Cameron e Tony Blair.
Spie cinesi a Londra?
Pochi giorni fa, i Tories, e cioè i conservatori, hanno fatto sapere di aver escluso dalle prossime candidature elettorali due pretendenti sulla base di altrettante segnalazioni ricevute dall’MI5, i servizi di controspionaggio nazionali. A quanto pare, i due sono stati bollati come sospette spie o potenziali grimaldelli d’interessi cinesi nel Regno Unito. Nello specifico, figuravano nelle liste dei candidati potenziali, ma i loro nomi sono stati rimossi tra il 2021 e il 2022.
L’episodio è stato comunicato a poca distanza dalle rivelazioni della stampa in merito all’arresto, a Londra, nel marzo scorso, di altri due personaggi, tra cui un ricercatore parlamentare da anni consulente di esponenti conservatori di spicco. I due, rilasciati ma ancora indagati, si sono subito dichiarati innocenti ma sono stati accusati di aver cercato d’infiltrare Westminster e la democrazia del Regno proprio per conto della Cina.
Il Labour ha rinfacciato al gabinetto in carica di “non avere una chiara strategia” verso e contro Pechino, come sostenuto anche da alcuni esponenti dell’ala dei falchi della maggioranza e da un rapporto bipartisan della commissione Esteri della Camera. Sunak ha negato le accuse, rivendicando semmai alla sua compagine il merito di aver adottato la linea più dura nei confronti di Pechino “fra tutti i governi britannici” degli ultimi decenni.
In mezzo al dissidio interno al sistema politico dell’Uk, l’ambasciata cinese nel Regno Unito ha affermato che le accuse sono inventate. “La cosiddetta affermazione secondo cui la Cina è sospettata di rubare l’intelligence britannica è completamente inventata e una calunnia maliziosa”, ha scritto la sede diplomatica sul proprio sito web, esortando le parti interessate a fermare la manipolazione politica anti cinese e la “farsa politica autodiretta”.
007 in azione
Un ricercatore parlamentare arrestato – ai sensi della sezione 1 dell’Official Secrets Act, legislazione relativa allo spionaggio e alla raccolta di informazioni “utili al nemico” – due candidati parlamentari ritirati dopo gli avvertimenti dei servizi di sicurezza e altre voci di corridoio su simili interferenze cinesi. Nel Regno Unito si respira un’aria pesante, tensioni locali specchio di una nuova Guerra Fredda globale, a quanto pare viva e vegeta.
Le rivelazioni che hanno scosso Westminster seguono le accuse di spionaggio cinese in Canada, Australia e altri Paesi, e pongono interrogativi sul modus operandi degli alleati Usa e sul complesso equilibrio che questi stanno cercando di portare avanti tra il corteggiamento della Cina e la presa di distanze dal gigante asiatico.
“Sono chiaramente preoccupato per la posizione del governo britannico nei confronti della Cina e per la sua determinazione a indebolire le nazioni occidentali”, ha detto a Nbc News Iain Duncan Smith, attuale parlamentare e leader del Partito conservatore dal 2001 al 2003. Smith e altri falchi anti cinesi considerano la “potenziale cellula di spionaggio che opera dentro e intorno a Westminster” come un sintomo di un malessere più ampio. I Paesi occidentali, a detta dello stesso politico, sarebbero troppo teneri con Pechino per paura di danneggiare i propri affari economici.
Modus operandi
Nel corso degli anni, sono state documentate numerose tecniche di spionaggio cinesi, con spie arrestate e aziende sanzionate per i loro presunti ruoli, in un saliscendi di tensioni non sempre fondate. In ogni caso, gli Stati Uniti hanno avvertito nel 2022 che il Dragone rappresenta “la minaccia di spionaggio informatico più ampia, attiva e persistente” per il loro governo e il loro settore privato. Secondo ricercatori e funzionari dell’intelligence occidentale, la Cina sarebbe diventata abile nell’hacking dei sistemi digitali delle nazioni rivali per raccogliere segreti commerciali. Nel 2021, gli Usa, la Nato e altri alleati avevano accusato la Cina di arruolare “hacker a contratto” per sfruttare una violazione nei sistemi di posta elettronica di Microsoft, consentendo agli agenti di sicurezza cinesi l’accesso a informazioni sensibili.
Nel settore tecnologico Washington teme che le aziende statali cinesi siano obbligate a condividere informazioni con il proprio governo. Nel 2019, il dipartimento di Giustizia statunitense ha accusato il colosso tecnologico Huawei di aver cospirato per rubare segreti commerciali statunitensi (accusa respinta dal colosso di Shenzhen). Un’ansia simile si è verificata più di recente nei confronti di TikTok, app sviluppata dalla cinese ByteDance e finita oggetto di un acceso dibattito in Occidente, con alcuni legislatori che chiedono un suo divieto assoluto per timori sulla sicurezza dei dati degli utenti.
Accanto agli hacker e allo spionaggio tecnologico, le agenzie occidentali sottolineano un altro metodo impiegato e spesso rivelatosi efficace: lo spionaggio industriale e militare. Secondo gli Usa, Pechino avrebbe utilizzato cittadini cinesi all’estero per raccogliere informazioni e rubare tecnologie sensibili. Uno dei casi più eclatanti è stato quello di Ji Chaoqun, che a gennaio è stato condannato a otto anni di prigione negli Stati Uniti per aver condiviso informazioni su possibili obiettivi di reclutamento con l’intelligence cinese. Ji è stato accusato di aver fornito informazioni su otto persone al ministero della Sicurezza della provincia di Jiangsu, un’unità di intelligence accusata di essere coinvolta nel furto di segreti commerciali statunitensi.
Infine, in varie circostanze gli operatori cinesi avrebbero corteggiato le élite politiche, sociali e imprenditoriali in Uk e Usa per raccogliere informazioni che potrebbero essere utili al governo impiegando studenti, ricercatori o ragazze. Il sito Axios ha acceso i riflettori su un caso emblematico. Nel 2020 ha condotto un’indagine arrivando a sostenere che una studentessa cinese iscritta ad un’università della California avrebbe sviluppato legami con una serie di politici statunitensi sotto gli auspici della principale agenzia di spionaggio civile di Pechino. La ragazza, Christine Fang, avrebbe utilizzato finanziamenti elettorali, coltivato amicizie e persino avviato rapporti sessuali per prendere di mira politici emergenti tra il 2011 e il 2015. In sostanza, come hanno evidenziato fonti dell’intelligence americana, attraverso raccolte fondi per le campagne elettorali, estese reti personali, carisma e relazioni romantiche o sessuali con almeno due sindaci del Midwest, Fang sarebbe stata in grado di avvicinarsi al potere politico statunitense.
Certo è che non è la prima volta che la Cina viene condannata per il presunto utilizzo di spie. L’incidente britannico più recente fa seguito alle accuse all’inizio di quest’anno secondo cui Pechino avrebbe fatto volare uno o più palloni di sorveglianza nei cieli degli Stati Uniti. Altre due precisazioni: così come questi sono alcuni dei metodi che impiegherebbe Pechino per carpire segreti e informazioni, anche gli Stati Uniti hanno i propri modi di spiare la Cina, affidandosi a tecniche di sorveglianza e intercettazione, nonché reti di informatori. Last but not least, l’ansia di essere spiati colpisce in entrambe le direzioni. Se gli allarmi sono risuonati forti a Londra e Washington, oltre la Muraglia il ministero cinese per la Sicurezza ha lanciato un’ampia e palese campagna incoraggiando i suoi cittadini ad aiutare le autorità ad eliminare o scovare eventuali spie straniere.
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