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In un’intervista rilasciata lo scorso 30 luglio al Corriere della Sera, il ministro della Difesa Guido Crosetto si esprime, tra gli altri temi, in maniera perentoria sulla “Belt and Road Initiative”, della quale è atteso il tacito rinnovo o la scadenza durante il prossimo anno.
L’accordo commerciale sino-italiano, siglato nel 2019 dal governo Conte I, è stato oggetto di profonde discussioni all’interno della maggioranza, circa l’eventualità di rinnovarlo, e quindi di proseguire nella direzione tracciata dall’allora governo “gialloverde” di appeasement dei rapporti con Pechino, o di lasciarlo alle spalle.
La seconda ipotesi, visto anche il deciso imprinting filo-atlantista rafforzato dal recente bilaterale Meloni-Biden, sembrava prevalere ed è proprio Crosetto a fare chiarezza su questo punto, identificando i punti di debolezza del memorandum siglato da Conte.
In particolare, sostiene Crosetto, “la scelta di aderire alla via della Seta fu un atto improvvisato e scellerato, fatto dal governo di Giuseppe Conte, che ha portato a un doppio risultato negativo. Noi abbiamo esportato un carico di arance in Cina, loro hanno triplicato in tre anni le esportazioni in Italia. La cosa più ridicola di allora fu che Parigi, senza firmare alcun trattato, in quei giorni vendette aerei a Pechino per decine di miliardi”.
I dati forniti dall’Osservatorio Economico del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale sembrano in effetti testimoniare come l’accordo ha avvantaggiato più la Cina che l’Italia. Per l’Italia le esportazioni sono cresciute in maniera esigua, da 13 miliardi di euro nel 2019 a 16,4 nel 2022. Al contrario, la Cina ha registrato un incremento da 31,7 a ben 57,5 miliardi, nello stesso periodo.
Per il titolare del dicastero di Palazzo Baracchini, in altre parole, fu anomala la decisione (unico caso nel G7) di pattuire un accordo simile con Pechino. Allo stesso tempo il mancato rinnovo dell’accordo, che ad oggi rimane l’ipotesi più credibile, non dovrebbe nei migliori auspici causare ripercussioni sulle relazioni commerciali tra i due paesi, sulla scia del caso francese.
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