A livello nazionale, le organizzazioni e i movimenti ambientalisti continuano a protestare, mentre i rappresentanti dell’industria della pesca si sono apertamente espressi contro il piano, preoccupati dell’impatto che questa azione avrà sulla commercializzazione dei loro prodotti e, di conseguenza, sull’economia del Paese. Le autorità insistono sul fatto che il piano è stato verificato e approvato dall’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica e assicurano con forza che non ci saranno danni all’ambiente, alle specie o alla salute umana. Gli esperti incaricati del trattamento dell’acqua assicurano che tutti gli elementi radioattivi sono stati rimossi, ad eccezione del trizio, poiché non esiste una tecnologia per farlo. Tuttavia, sostengono che la concentrazione di questa sostanza non è in alcun modo rischiosa.
Le critiche internazionali più forti sono arrivate dalla Cina e dalla Corea del Sud, Paesi vicini che hanno protestato e i cui governi hanno apertamente dichiarato che si tratta di una decisione “arbitraria e sbagliata” e invitato il Giappone a “correggerla”. Pechino ha dichiarato che “l’oceano è proprietà comune di tutta l’umanità” e ha promesso di adottare “tutte le misure necessarie per salvaguardare l’ambiente marino, la sicurezza alimentare e la salute pubblica”. In realtà, la Cina ha già compiuto il primo passo economico sospendendo le importazioni di cibo da dieci città giapponesi.
Il piano giapponese prevede lo scarico graduale di oltre 1,3 milioni di tonnellate di acqua entro il 2050.
Traduzione dallo spagnolo di Anna Polo
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