William Burns ne é certo: la guerra in Ucraina offre un’opportunità unica, forse irripetibile per decenni, per arruolare nella Cia figure professionali specializzate nella conoscenza diretta della Russia e, nel caso estremo, addirittura all’interno del Paese guidato da Vladimir Putin.
L’ambasciatore chiamato da Joe Biden a guidare la più strategica delle agenzie di intelligence americane ha parlato del tema sabato 1 luglio di fronte alla Fondazione Ditchley nel Regno Unito. Per Burns “la disaffezione per la guerra continuerà a rodere la leadership russa”, specie dopo la rivolta di Evgeniy Prigozhin. E questo può inficiare il morale di una popolazione che si trova sottoposta costantemente alla “dieta” di regime basata su “propaganda di stato e repressione diffusa”. Per Burns “questa disaffezione crea un’opportunità unica per noi della Cia, sul fronte dello sviluppo delle capacità di human intelligence“.
L’obiettivo per Burns e la Cia è conquistare il cuore e le menti del maggior numero di persone in Russia. Gabriele Carrer su Formiche ha paragonato l’opportunità che si apre per la Cia alla prospettiva che per l’intelligence occidentale fu fornita dalle repressioni sovietiche in Ungheria nel 1956 e in Cecoslovacchia nel 1968 al fine di conoscere dall’interno il blocco comunista di fronte alle ondate di dissenso che si verificarono, facendo riferimento all’analoga opinione di Dan Lomas, docente di intelligence e studi sulla sicurezza alla Brunel University di Londra, che da tempo perora questa opportunità per tutte le agenzie di intelligence.
La human intelligence sta diventando sempre più decisiva sul fronte della raccolta informativa e sta strutturandosi in termini trasversali come fattore chiave dell’attività dei servizi. Oramai chiamati a un’opera di profonda interpretazione delle potenze rivali. Non basta capire obiettivi e strategie di una potenza, bisogna entrarne nel cuore e nella mente, capirne la psicologia. Washington ha, a fasi alterne, promosso una manovra del genere durante la Guerra Fredda, spesso però limitandosi al contrasto ideologico all’Urss. Ben più articolata e ramificata fu l’opera del Kgb sovietico, che tra quinte colonne e agenti provocatori reclutò molti intellettuali, politici, attivisti pacifisti nel blocco occidentale agendo in più fasi, dalla guerra del Vietnam negli Usa all’ascesa pacifista e ambientalista europea degli Anni Ottanta, sui gangli vitali della società del blocco atlantico.
Nella Russia di Putin fonti qualificate sentite da InsideOver nelle ore della rivolta di Prigozhin ipotizzavano che, al massimo, la Cia e l’MI6 britannico possono essere considerate le uniche agenzie dotate di una presenza humint in Russia, ovvero con fonti qualificate e agenti a disposizione. La pericolosità di incorrere nella scure del controspionaggio di Mosca e la limitata penetrabilità del cerchio magico putiniano ha però sempre dissuaso l’espansione di questa prospettiva. Burns ora spera che il dissenso da guerra possa fornire nuove fonti informative all’agenzia di Langley e aumentare la prospettiva di inserimento, in tutta sicurezza, oltre la coltre di mistero della Russia colpita dal caos bellico.
La Cia, nota The Hill, “ha lanciato un account su Telegram in una spinta per reclutare risorse russe e facilitare il contatto sicuro con gli agenti statunitensi. L’agenzia ha anche pubblicato un video in lingua russa intitolato, secondo le traduzioni, “Perché ho contattato la CIA: la mia decisione”, che mostra dei cittadini russi immaginari che fanno la scelta di farsi avanti con informazioni” destinate al comparto securitario a stelle e strisce.
Operazione possibile? Bisogna capire gli obiettivi strategici della Cia in questo reclutamento. Si prospetta, sul fronte delle parole di Burns, la ricerca di personale informativo prima ancora che operativo in senso stretto. Si vuole acquisire una mole di dati tali da poter capire i macrotrend della Russia, che in questa fase sta da un lato muovendosi con difficoltà in Ucraina e dall’altro, tuttavia, tenendo botta di fronte alle sanzioni occidentali. Le intelligence di Usa, Regno Unito e altri Paesi hanno confuso Fsb e Svr sul campo di battaglia prima e dopo l’invasione sostenendo Kiev. Ma al contempo non stanno riuscendo a capire i trend sociali, economici, culturali della Russia post-guerra. E dalla crescita delle proteste contro la guerra alla (non avvenuta) caduta dell’economia di Mosca non pochi sono stati i buchi. La ricerca di fonti sul campo mira a colmare questo gap. Sarà difficile. Ma la scommessa di Langley è che esista un prima e dopo riguardo al ruolo del 24 giugno e della marcia di Prigozhin nella disillusione di una fetta della società russa sul futuro del conflitto e del regime di Putin.
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