Lo scorso mese di marzo l’agenzia Ansa[1] riportava la notizia che la società energetica multinazionale Engie stava programmando la costruzione di due nuovi “parchi” eolici in Sardegna e in Sicilia, rispettivamente a Porto Torres (SS) e a Rampingallo, a pochi chilometri da Salemi; le nuove macchine, la cui entrata a regime era prevista per metà anno, sarebbero dotate di turbine di maggiori dimensioni, per ridurne il numero e l’impatto sul territorio.
Non si tratta di un fatto isolato. Al contrario, ultimamente si rincorrono le notizie sulla progettazione di nuovi impianti del genere, destinati nelle intenzioni degli stati membri della UE a ridurre le emissioni di CO2, che, in linea con gli accordi di Parigi sul clima del 2015, dovrebbero essere abbattute tra il 40 e il 55 per cento entro il 2030. Questi obiettivi, peraltro, sono finiti da poco sotto la lente d’ingrandimento della Corte dei conti della UE, che ha manifestato molte riserve, con particolare riferimento all’entità delle risorse stanziate dall’Unione [2].
Una premessa importante: per quanto questo approfondimento sarà incentrato sull’eolico, diverse delle considerazioni che seguono possono essere estese al fotovoltaico.
Tagliamo subito la testa al toro, per dire che non abbiamo nessuna intenzione, non in questo caso perlomeno, di entrare nel merito dell’origine antropica (o meno) dei cosiddetti cambiamenti climatici. Sulla cura dell’ambiente e sulla riduzione dell’inquinamento siamo tutti d’accordo in via di principio, il problema, casomai, investe le soluzioni da adottare per perseguire l’obiettivo. E questo per dire che, ammesso e non concesso che la riduzione delle emissioni di CO2 giovasse all’ambiente, non si potrebbe (e non si dovrebbe) trascurare l’impatto sul territorio delle famose “torri eoliche”, particolarmente significativo sia nella fase della messa in opera (pensiamo solo all’inquinamento prodotto dai lavori e dai mezzi impiegati), che in quella fase successiva, tra smaltimento dei residui e una lunga serie di altre questioni, che hanno formato oggetto di varie analisi (ripercussioni su flora, fauna, paesaggio, e così via)[3].
In altre parole, essere a favore della salvaguardia dell’ambiente non può e non deve significare sposare acriticamente qualunque progetto o iniziativa, a prescindere dal loro impatto e dalla valutazione dello stesso. Sappiamo bene come non sia affatto facile affrontare questi temi, non foss’altro perché nel nostro sistema mediatico, piuttosto refrattario alle voci dissonanti, toccare certi tasti può implicare l’accusa, spesso infondata, di “negazionismo climatico” e/o il vedersi affibbiata altre etichette, inventate di sana pianta dal cosiddetto mainstream.
Lasciandoci alle spalle polemiche inutili e fuorvianti, faremo ora una breve carrellata, di sicuro non esaustiva, di altre notizie riferite a progetti di parchi eolici in Sardegna. La centrale eolica di Serras, sita nel territorio dei comuni di Sardara, Villanovaforru, Sanluri e Lunamatrona, è finita recentemente sotto la lente d’ingrandimento del Gruppo d’intervento giuridico[4], un’associazione attiva nella difesa del territorio, della cultura e dell’ambiente; il gruppo, intervenendo a termini di legge nel procedimento di valutazione sull’impatto ambientale[5] [6], una sorta di esame preliminare al quale dev’essere sottoposto qualunque progetto che abbia dei riflessi sul territorio, ha contestato il mancato rispetto dei vincoli paesaggistici. Nel mese di aprile 2023, analoghe contestazioni avevano riguardato il progetto per la realizzazione della centrale eolica di Luminu, che coinvolgerebbe i comuni di Barumini, Escolca, Gergei, Las Plassas, Villanovafranca, Genoni, Gesturi, Nuragus, a ridosso di aree naturalistiche come la Giara e il Monte San Mauro, nonché dell’area archeologica di Su Nuraxi (Barumini), patrimonio mondiale dell’Umanità Unesco dal 1997[7]; il progetto è stato poi bocciato da parte della Regione[8]. E non finisce qui. Un’altra testata d’informazione[9] parla di un nuovo “muro” di pale eoliche destinato a sorgere di fronte a Chia e Santa Margherita (si tratta dei cosiddetti impianti off shore), tra le località turistiche e balneari più rinomate della parte meridionale dell’isola; collocati a una distanza di circa 17 chilometri dalla costa, l’iniziativa ha visto l’opposizione del Grig, che ha sottolineato l’assenza della pianificazione preventiva e della valutazione d’impatto ambientale, oltre alla totale mancanza di coinvolgimento delle popolazioni e dei territori, denunziando interessi di ordine speculativo; per la cronaca, titolare del progetto sarebbe la società energetica milanese Regolo Rinnovabili S.r.l., facente capo alla multinazionale tedesca BayWar. Tra i territori potenzialmente interessati dai nuovi impianti, troviamo ancora quello del Meilogu, regione del nord dell’isola[10], e, per non allontanarci troppo, ricorderemo anche le 65 “pale” che si prevede di installare in Gallura (ad opera di una società multinazionale, posseduta da JP Morgan e dalla spagnola Bluefloat Energy International), nel tratto di mare tra Olbia e Siniscola, la cui intera produzione sarebbe appannaggio della Sicilia[11]. Più o meno nella stessa zona, la Zefiro Vento s.r.l. (facente capo alla Copenaghen Energy) vorrebbe installare più di 200 pale[12], in un tratto di mare solcato da molte navi cargo e passeggeri. Come ricorda L’Indipendente[13], sono numerose le imprese e le zone coinvolte, quasi tutta l’isola in pratica: aziende come Repower, Nora Ventu, Ichnusa Wind Power e Seawind Italia sarebbero pronte a contendersi zone di mare al largo delle spiagge che vanno da Cagliari a Sant’Antioco, compresa Capo Teulada e vari tratti della costa del Sulcis, come l’isola di Carloforte, che potrebbe finire “circondata” da decine di nuove pale alte quasi come la torre Eiffel[14].
Abbiamo voluto fare questi esempi, molti altri se ne potrebbero portare, solo per sottolineare come la gran parte (se non la quasi totalità) di queste iniziative sono state avviate senza mostrare la benché minima attenzione ai bisogni, alle peculiarità e alle esigenze dei territori, spesso con l’obiettivo di mettere la cittadinanza di fronte al fatto compiuto.
La Sardegna, assieme alla Puglia e alla Sicilia, è una delle regioni maggiormente coinvolte dai progetti sull’eolico, favoriti dalle caratteristiche del territorio e del clima, soleggiato e ventoso, che potrebbe portare le tre regioni a coprire da sole circa il 90 per cento della produzione eolica nazionale. Chiaramente parliamo di prospettive future, visto che parlando per l’attuale l’approvvigionamento energetico del paese è ancora fortemente incentrato sulle fonti fossili (oltre il 70 per cento), con una parte residuale coperta dalle rinnovabili (eolico e fotovoltaico per lo più)[15] [16] [17]. Riferendoci nello specifico alla Sardegna, le fonti rinnovabili coprono circa il 40 per cento del fabbisogno complessivo, con punte del 60 quando si parla del comparto industriale. L’isola già oggi gode di una condizione di autosufficienza sul fronte dell’energia prodotta: a fronte di un fabbisogno stimato pari a circa novemila KWH, produce di gran lunga più del necessario, tanto che circa un terzo del surplus viene esportato sul continente [18].
Questo dato offre la stura a una delle maggiori contestazioni mosse contro l’eolico. Si è calcolato che se andassero in porto tutte le iniziative presentate (il che ovviamente non è detto), nell’isola si arriverebbero a produrre qualcosa 4 o 5 volte più del necessario alle necessità dell’isola, determinando un’importante eccedenza, difficilmente esportabile. Difatti, con i cavi attualmente esistenti – vedi quello che passa per la Corsica[19] e quelli in progettazione (come il nuovo che unirà l’isola alla Sicilia, il cosiddetto Tyrrhenian Link [20] [21]) – non si riuscirebbe, comunque, a far transitare un flusso di energia così imponente, ragion per cui ai danni si aggiungerebbe la beffa di mettere in funzione (o, peggio, lasciare “spenti”) impianti che produrrebbero energia in sostanza “fine a sé stessa” [22]. E per chi pensasse che così facendo i sardi pagherebbero di meno le bollette, ci limitiamo a ricordare i dati (riferiti al 2022)[23] che indicano l’isola come la regione italiana dove la corrente costa di più!
E non ci sarebbero neppure vantaggi economici per i territori coinvolti. Per incentivare l’approvazione dei progetti da parte degli enti interessati, un decreto del MISE del 10 settembre 2010 (in particolare l’allegato 2)[24] [25] prevedeva, è vero, forme di compensazione economica di natura ambientale, eventualmente da concordare in sede di definizione del procedimento autorizzativo, senza però contemplare erogazioni di ordine patrimoniale. Inoltre, pure a fronte di eventuali contributi economici (previsti in misura percentuale rispetto al “proventi, comprensivi degli incentivi vigenti, derivanti dalla valorizzazione dell’energia elettrica prodotta annualmente dall’impianto”), non sempre riconosciuti come legittimi dal giudice amministrativo (leggasi, per esempio, la sentenza del Tar Puglia del 24 maggio 2018, n. 373), sarebbe lecito chiedersi se e in quale misura il presunto ristoro sarebbe in grado di compensare i danni, non sempre reversibili.
A livello normativo, l’avvio dei progetti in questione è regolato da diverse norme, tra cui il decreto legislativo n. 387 del 2003[26], chiamato ad attuare la direttiva 2001/77/CE sulle fonti rinnovabili per la produzione di energia elettrica. Tra le altre previsioni, quella secondo cui la realizzazione di opere e impianti venga classificata ex lege come di pubblica utilità, dando così luce verde alle espropriazioni di aree e terreni (compresi quelli agricoli) funzionali allo scopo. Non solo. L’art. 12 dello stesso decreto prevede una sorta di procedura abbreviata, che in pratica consente di bypassare buona parte delle procedure di pianificazione del territorio, aprendo a occupazioni preliminari in casi di particolare urgenza. Il rilascio dell’autorizzazione (cd. unica) è di competenza della Regione o del Ministero dello Sviluppo economico (oggi delle Imprese e del Made in Italy), in base alla tipologia e potenza dell’impianto, e dev’essere preceduta dalla famosa valutazione d’impatto ambientale cui abbiamo fatto cenno. Un’ulteriore accelerazione è arrivata con una serie di provvedimenti adottati dal Governo Draghi, che hanno affidato le procedure preliminari di valutazione di impatto ambientale alla Commissione Tecnica PNRR – PNEC[27], praticamente escludendo regioni, comuni e collettività locali[28], limitando fortemente anche il ruolo di soprintendenze e ministero della cultura, prevedendo forme di commissariamento degli enti[29].
In pratica, con una serie di provvedimenti – in particolare, il decreto legislativo n. 199 del 2021[30] – si è data luce verde all’installazione (potenziale) di circa 1.500 nuove pale eoliche in tutta l’isola, con vantaggi più che altro per le multinazionali coinvolte[31], anche perché in assenza della prevista mappatura dei territori – che dovrebbe individuare le aree idonee o meno per l’installazione degli impianti –, operazione che dovrebbe vedere l’intervento dello Stato e della Regione, nei fatti si è dato via libera al flusso di progetti da parte delle imprese interessate all’affare. In sostanza, nelle more della mappatura del territorio, la scelta delle aree viene de facto demandata alle imprese, per lo più straniere. E se il proprietario dell’area interessata non volesse vendere o affittare scatterebbe l’esproprio, passandosi così, come scriveva circa due anni fa Il Fatto Quotidiano[32] da “un modello economico territoriale ad alto contenuto occupazionale basato sull’agricoltura di qualità, sul turismo e sulla cultura, a un modello industriale specializzato nella produzione energetica alternativa, a basso contenuto occupazionale e ad altissimo rendimento.”
Il tutto, come ci viene detto, si inquadrerebbe nell’ambito della cosiddetta transizione energetica e delle iniziative previste (e finanziate) dal Piano Nazionale di Resistenza e Resilienza (PNRR). Quel che è certo è che le nuove misure (di semplificazione e accelerazione) hanno moltiplicato le iniziative: si contano circa 300 progetti presentati per la sola Sardegna, con un ritmo di circa 30/40 alla settimana.
Sulla carta l’isola, in quanto regione autonoma, avrebbe competenze importanti da spendere: l’art. 4 dello statuto prevede una potestà legislativa esclusiva su urbanistica e assetto del territorio e concorrente in materia di energia[33], come ribadito anche da una recente decisione del Consiglio di Stato (e del TAR Sardegna n. 814 del 2022 [34] [35]). Spetterebbe quindi alla Regione provvedere alla mappatura dei siti, individuando, nel rispetto delle prescrizioni generali contenute nelle cosiddette linee guida ministeriali, le aree non idonee a ospitare gli impianti, in linea con le previsioni del piano paesaggistico regionale e della legge regionale n. 2 del 2007. Il problema è che larga parte di questo non è stato fatto, mentre esiste uno studio della Regione Sardegna[36] il quale prescrive che la scelta dei siti debba ricadere su aree a basso valore paesaggistico e/o siti industriali, o siti già compromessi o degradati ad esse contermini.
In parole povere tra procedure d’urgenza, procedure di pianificazione e programmazione piuttosto carenti (volendo essere ottimisti), assenza di coinvolgimento dei territori e delle popolazioni, mancato esercizio delle prerogative da parte dell’ente regione (nelle settimane scorse la Commissione attività produttive del Consiglio regionale ha audito amministratori locali e associazioni, con l’impegno di assumere le opportune iniziative[37]) emerge un quadro sconfortante, che potrebbe far parlare di un nuovo (ed ennesimo) tentativo di asservimento dell’isola a interessi estranei.
La storia della colonizzazione della Sardegna è lunga, ripercorrerla tutta ci porterebbe indietro di molti secoli, ma per restare a tempi recenti potremmo ricordare quella industriale degli anni Sessanta o quella militare del dopoguerra, a cui ora potrebbe aggiungersi quella delle “pale eoliche”. Non si tratta, come vorrebbero alcuni detrattori, di essere contrari al progresso o alla tutela ambientale, ma di far sì che questi legittimi e condivisibili obiettivi vengano perseguiti nel rispetto del territorio e della sua popolazione, rigettando soluzioni calate dall’alto.
Volendo aggiungere una nota di doveroso ottimismo, dobbiamo dire che le iniziative non mancano, a cominciare dal già ricordato Grig e dalle altre associazioni ambientaliste, mentre è attivo da tempo un gruppo Facebook e Telegram chiamato NO Furto eolico in Sardegna![38]. Il problema non è tanto e non solo l’esistenza di movimenti di opposizione, la cui azione riceve spesso sostegno dalla stampa locale, ma una sorta di “maledizione” che affligge l’isola.
Era il 1641 quando il diplomatico spagnolo Martin Carrillo, inviato nell’isola per conto del sovrano spagnolo Filippo IV, chiudendo la sua missione così si espresse sulle genti dell’isola: Pocos, locos y malunidos. I vari movimenti, comitati, associazioni, amministratori locali hanno svolto, e stanno svolgendo, un grande lavoro, tra convegni, opere di sensibilizzazione, ricorso alle vie legali, ma scontano forse l’assenza di un unico coordinamento e l’importante sostegno dell’opinione pubblica, senza contare il pericolo – e qui torniamo a Carrillo – che vede molti impegnati solo quando la questione investa il “cortile di casa”.
Bisognerebbe cominciare ad abbandonare logiche divisive, per impegnarsi congiuntamente per fare ricorso, con l’appoggio della cittadinanza tutta, a tutti gli strumenti che le normative prevedono: vorrei ricordare, tra gli altri, la battaglia che sta portando avanti Maurizio Onnis, sindaco di Villanovaforru, comune che è stato coinvolto in diverse iniziative di multinazionali operanti nel settore dell’eolico. Lo stesso sindaco ha rilasciato un’interessante intervista sul mio canale YouTube, che vi invito a guardare e diffondere: www.youtube.com/watch?v=h_Xgv0vCQW8&t=33s.
In primis è necessario provvedere all’adozione di tutti quegli strumenti di pianificazione e programmazione, con un ruolo centrale della Regione, per salvaguardare molte aree dal punto di vista naturalistico e archeologico. Dall’altra, fare ampio ricorso alle osservazioni e opposizioni, del pari previste dalla legge, che consentono a qualunque soggetto portatore di interessi – individuali o collettivi – di presentare memorie e documenti, che, per quanto non vincolanti, potrebbero mettere molta “sabbia nell’ingranaggio”. In caso contrario, rischieremmo seriamente di ritrovarci un territorio (e delle coste) costellati di torri alte in alcuni casi più della torre Eiffel, senza trarne alcun reale vantaggio, ammesso e non concesso che i benefici superino i rischi[39].
E non parliamo di astratta teoria, visto che alcuni risultati già si sono raggiunti, come dimostrano i progetti bloccati per carenza di valutazione d’impatto ambientale[40], in taluni casi col contributo della regione[41] e della capitaneria di porto[42], di sicuro con l’apporto fondamentale di enti e associazioni di cui si è detto.
Un altro strumento assai utile sarebbe quello di incentivare e promuovere le cosiddette comunità energetiche, previste dal decreto Milleproroghe n. 162 del 2019, in attuazione della Direttiva Europea RED II (2018/2001/UE): si tratta di associazioni che includono cittadini, esercizi commerciali, pubbliche amministrazioni locali e piccole/medie imprese, che mettono insieme le proprie forze per “produrre, scambiare e consumare energia da fonti rinnovabili su scala locale”, garantendo benefici economici (incentivi), ambientali (riduzione fonti fossili) e sociali[43], in una logica di autoproduzione e autoconsumo.
In altre parole, un semplice “NO” alle pale eoliche non può essere sufficiente, serve anche la proposta – a cominciare dalle comunità energetiche, dalla salvaguardia del territorio e dall’ascolto delle sue esigenze – senza i quali la semplice protesta, necessaria, ma non sufficiente, potrebbe non raggiungere gli scopi che si prefigge.
Per cominciare a sensibilizzare amici e conoscenti, ognuno di noi potrebbe, per esempio, visitare la pagina Facebook (o il gruppo Telegram) del Comitato No Eolico Meilogu Sardegna, scaricando e diffondendo il loro volantino esplicativo: www.facebook.com/p/Comitato-NO-Eolico-Meilogu-Sardegna-100091546837474/ e ricercare ogni sostegno utile alla causa, visto che non mancano nomi importanti che hanno sposato questa battaglia[44].
Solo così potremmo smentire con i fatti, assai più che con le parole, la famosa frase di Carrillo.
Articolo uscito anche su L’Antidiplomatico:
FONTI
energycue.it/impatto-ambientale-turbine-eoliche-flora-fauna-rumore-paesaggio/19108/
gruppodinterventogiuridicoweb.com/
www.altalex.com/guide/valutazione-di-impatto-ambientale
delibere.regione.sardegna.it/protected/53441/0/def/ref/DBR53435/
www.reportsardegna24.it/cronaca/pale-eoliche-off-shore-nel-sud-sardegna-20-richieste/
www.facebook.com/groups/1169374160509328/
www.unionesarda.it/news-sardegna/gallura/sfregio-eolico-65-pale-sul-mare-della-gallura-pw5h38ze
www.unionesarda.it/economia/ecco-lassalto-a-porto-cervo-le-pale-sulle-rotte-per-olbia-nsy3vyet
www.nicolaporro.it/quei-due-decreti-last-minute-di-draghi-di-cui-nessuno-parla/
www.regione.sardegna.it/documenti/1_11_20050111173559.pdf
www.giustizia-amministrativa.it/portale/pages/istituzionale/visualizza
economiacircolare.com/semplificazioni-rinnovabili/
www.mase.gov.it/notizie/newsletter-n-14-2022-la-situazione-energetica-nazionale-nel-2021
www.terna.it/it/sistema-elettrico/statistiche/pubblicazioni-statistiche
Molti dati li abbiamo ricavati da Assemblea pubblica contro eolico, tenutasi a Thiesi (SS) lo scorso 9 giugno.
www.unionesarda.it/economia/energia-draghi-commissaria-la-sardegna-uvfvc2vw
www.regione.sardegna.it/documenti/1_73_20070726201320.pdf
www.normattiva.it/uri-res/N2Ls?urn:nir:stato:decreto.legislativo:2003-12-29;387
www.unionesarda.it/economia/energia-draghi-commissaria-la-sardegna-uvfvc2vw
www.enelx.com/it/it/storie/2020/05/comunita-energetiche-cosa-sono; www.enelgreenpower.com/it/paesi/europa/italia/comunita-energetiche-rinnovabili
www.ilsole24ore.com/art/eolico-off-shore-sardegna-stop-quattro-parchi-AEZ9Sd1B
www.ilsole24ore.com/art/in-sardegna-parco-eolico-largo-di-carloforte-bloccato-capitaneria-AEnDEL5B
www.unionesarda.it/news-sardegna/assalto-eolico-circondata-lisola-di-carloforte-efgdeqjq
[1] www.ansa.it/canale_ambiente/notizie/energia/2023/03/06/engie-due-nuovi-parchi-eolici-in-sardegna-e-sicilia_7a35a59d-5792-4ba6-9e24-5179beee0791.html
[2] www.laverita.info/transizione-irrealizzabile-corte-conti-ue-2661790429.html
[3] energycue.it/impatto-ambientale-turbine-eoliche-flora-fauna-rumore-paesaggio/19108/
[4] gruppodinterventogiuridicoweb.com/
[5] www.altalex.com/guide/valutazione-di-impatto-ambientale
[6] delibere.regione.sardegna.it/protected/53441/0/def/ref/DBR53435/
[7] www.ansa.it/sardegna/notizie/2023/05/29/ambientalisti-contro-linvasione-di-pale-eoliche-in-marmilla_7d58af9d-b5f7-4142-ab2a-b13643e4a423.html
[8] www.italiaoggi.it/news/la-sardegna-punta-sull-eolico-ma-non-a-barumini-le-pale-disturbano-i-turisti-2598714
[9] www.reportsardegna24.it/cronaca/pale-eoliche-off-shore-nel-sud-sardegna-20-richieste/
[10] it.wikipedia.org/wiki/Meilogu
[11] www.unionesarda.it/news-sardegna/gallura/sfregio-eolico-65-pale-sul-mare-della-gallura-pw5h38ze
[12] www.unionesarda.it/economia/ecco-lassalto-a-porto-cervo-le-pale-sulle-rotte-per-olbia-nsy3vyet
[13] www.lindipendente.online/2022/06/28/in-sardegna-leolico-e-un-business-senza-regole-i-cittadini-si-mobilitano-per-fermarlo/
[14] www.unionesarda.it/news-sardegna/assalto-eolico-circondata-lisola-di-carloforte-efgdeqjq
[15] www.ansa.it/sardegna/notizie/2023/03/13/energia-sardegna-consuma-il-61-di-quella-prodotta_8a92aab6-cbf6-4911-85c5-f21bf08f42e2.html
[16] www.mase.gov.it/notizie/newsletter-n-14-2022-la-situazione-energetica-nazionale-nel-2021
[17] www.terna.it/it/sistema-elettrico/statistiche/pubblicazioni-statistiche
[18] Molti dati li abbiamo ricavati da Assemblea pubblica contro eolico, tenutasi a Thiesi (SS) lo scorso 9 giugno.
[19] www.terna.it/it/progetti-territorio/progetti-interesse-comune/interconnessione-sardegna-corsica-italia
[20] www.unionesarda.it/economia/energia-draghi-commissaria-la-sardegna-uvfvc2vw
[21] www.terna.it/it/progetti-territorio/progetti-incontri-territorio/Tyrrhenian-link
[22] gruppodinterventogiuridicoweb.com/2011/10/08/far-west-sardegna-speculazione-eolica-senza-alcuna-pianificazione/
[23] www.ansa.it/sardegna/notizie/2023/03/01/bollette-sardegna-prima-in-italia-per-spese-energia-108_b6552fd5-aa87-4772-a2ad-99067037a343.html
[24] www.arpa.veneto.it/temi-ambientali/altri-temi/energia/file-e-allegati/normativa/dm-10-settembre-2010.pdf/@@display-file/file
[25] www.nextville.it/approfondimenti/179/Breve+storia+delle+royalties+%28pardon%2C+compensazioni%29+per+le+FER+ai+Comuni
[26] www.normattiva.it/uri-res/N2Ls?urn:nir:stato:decreto.legislativo:2003-12-29;387
[27] Piano Nazionale per Energia e Clima, è lo strumento fondamentale per cambiare la politica energetica e ambientale del nostro Paese verso la decarbonizzazione, predisposto a livello ministeriale. Si struttura in cinque linee d’intervento, che si svilupperanno in maniera integrata: dalla decarbonizzazione all’efficienza e sicurezza energetica, passando attraverso lo sviluppo del mercato interno dell’energia, della ricerca, dell’innovazione e della competitività̀
[28] www.unionesarda.it/economia/energia-draghi-commissaria-la-sardegna-uvfvc2vw
[29] economiacircolare.com/semplificazioni-rinnovabili/
[30] www.gazzettaufficiale.it/eli/gu/2021/11/30/285/so/42/sg/pdf
[31] www.nicolaporro.it/quei-due-decreti-last-minute-di-draghi-di-cui-nessuno-parla/
[32] www.carteinregola.it/index.php/pnrr-via-libera-agli-espropri-per-gli-impianti-su-aree-agricole-per-impianti-di-produzione-energetica/
[33] www.regione.sardegna.it/documenti/1_11_20050111173559.pdf
[34] Si legge nella pronuncia: “ In particolare la Regione autonoma della Sardegna, in base al proprio Statuto, ha competenza legislativa primaria nel disciplinare gli aspetti paesistico-ambientali del proprio territorio, in ciò differenziandosi dalle Regioni cui tale competenza non è attribuita, ben potendo quindi la suddetta Regione individuare, con maggiore autonomia rispetto alle Regioni ordinarie, le aree non idonee all’insediamento di impianti eolici (sentenza n. 224 del 2012), considerato che la puntuale applicazione delle linee guida statali, nei confronti della Regione autonoma della Sardegna, incontra il limite di competenza inerente ai profili di tutela del paesaggio (sentenza n. 199 del 2014)
[35] www.giustizia-amministrativa.it/portale/pages/istituzionale/visualizza
[36] www.regione.sardegna.it/documenti/1_73_20070726201320.pdf
[37] www.consregsardegna.it/eolico-audizioni-in-quinta-commissione-dei-rappresentanti-dei-comitati-territoriali/
[38] www.facebook.com/groups/1169374160509328/
[39] www.lindipendente.online/2022/06/28/in-sardegna-leolico-e-un-business-senza-regole-i-cittadini-si-mobilitano-per-fermarlo/
[40] www.ilsole24ore.com/art/eolico-off-shore-sardegna-stop-quattro-parchi-AEZ9Sd1B
[41] www.ansa.it/sardegna/notizie/2023/04/20/no-della-regione-ai-parchi-eolici-a-san-basilio-e-luogosanto_f80bf87e-15ca-427b-9c72-d045c9db5136.html
[42] www.ilsole24ore.com/art/in-sardegna-parco-eolico-largo-di-carloforte-bloccato-capitaneria-AEnDEL5B
[43] www.enelx.com/it/it/storie/2020/05/comunita-energetiche-cosa-sono; www.enelgreenpower.com/it/paesi/europa/italia/comunita-energetiche-rinnovabili
[44] www.youtube.com/watch?v=M7XACX633kQ (Canale Vittorio Sgarbi “Arriva la Mafia in Sardegna: non si può consentire l’impianto di 17 Pale Eoliche”)
FONTE: https://www.lafionda.org/2023/07/19/la-sardegna-verso-una-nuova-colonizzazione-energetica/
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