La tendenza ad introdurre le valute digitali delle banche centrali (CBCD) si sta rapidamente affermando in molti Stati del mondo: dopo il recente annuncio della Banca Centrale Europea di una proposta di legge per immettere l’euro digitale, è la volta della Russia dove il presidente Vladimir Putin ha firmato ieri una legge sull’introduzione del rublo digitale e la creazione di una piattaforma elettronica corrispondente. Sarà possibile effettuare transazioni con il nuovo formato monetario utilizzando la piattaforma del rublo digitale, uno speciale sistema informativo gestito dalla Banca di Russia. Il rublo, dunque, avrà tre forme: contante, non contante e digitale. Secondo la legge, il rublo digitale sarà utilizzato come mezzo per pagamenti e bonifici, ma non si prevede la possibilità di aprire un conto in banca utilizzando rubli digitali o di ottenere un prestito in rubli digitali. Uno degli obiettivi principali nell’accelerazione del progetto del rublo digitale è creare un nuovo sistema di pagamenti in grado di aggirare le sanzioni occidentali e l’esclusione dal sistema Swift.
I cittadini russi non saranno costretti a utilizzare la CBDC e l’uso del rublo digitale sarà una scelta volontaria lasciata alla decisione dei singoli, secondo quanto riferito il 24 luglio dal governatore della Banca di Russia Elvira Nabiullina: «Nessuno costringerà nessuno a entrare nel rublo digitale […] Ma speriamo davvero che sia più conveniente ed economico sia per le persone che per le imprese, e inizieranno a usarlo. Questa è una nuova opportunità ».
La prima nazione ad avere introdotto una CBDC nel 2018 è stata il Venezuela ed è, ancora oggi, l’unico Paese ad utilizzare una valuta digitale, il Petro, emesso da una banca centrale. Le principali ragioni che hanno spinto i governi venezuelani – prima quello di Hugo Chavez e poi quello di Nicolas Maduro – ad introdurre una moneta alternativa al bolivar riguardano la possibilità di aggirare le sanzioni statunitensi e di avere a disposizione un mezzo di pagamento di portata internazionale. Il nome della valuta deriva dalla più grande ricchezza del Paese, il petrolio e, non a caso, il valore della moneta virtuale è sostenuto non solo dal petrolio, ma anche dall’immensa ricchezza mineraria della nazione. Nello stesso anno in cui è stato introdotto il Petro, Russia e Iran hanno concordato di utilizzare il denaro virtuale nei loro scambi commerciali per eludere le sanzioni statunitensi: quando si trasferiscono delle criptovalute, infatti, si aggira il sistema di pagamento SWIFT, ossia il maggiore sistema per la messaggistica nel settore dei pagamenti elettronici, gestito dagli Stati Uniti. Le criptovalute, dunque, rappresentano una possibile soluzione per contrastare l’egemonia finanziaria occidentale, ma a causa dei problemi che possono presentare, stanno progressivamente venendo sostituite dalle CBDC: a partire dal 2019, circa l’80% delle banche centrali a livello globale aveva considerato la possibilità di introdurre una propria valuta digitale.
A differenza delle criptovalute, che sono emesse da società private, le CBDC sono emesse dalle banche centrali che ne detengono il controllo e hanno un valore stabile. Le criptovalute, invece, sono soggette a forti fluttuazioni di valore che le rende più interessanti per gli speculatori che non per gli scambi commerciali. Ma ci sono altre ragioni che rendono più conveniente l’introduzione delle valute digitali rispetto alla moneta virtuale decentralizzata: l’accettazione di quest’ultima, ancora relativamente circoscritta per i pagamenti, ne limita l’utilizzo quale mezzo di scambio. In secondo luogo, esistono ancora diversi problemi legati alla accettazione delle criptovalute quale metodo di pagamento, quali ad esempio la protezione del cliente (privacy e sicurezza), la conformità alle leggi e alle normative dei paesi (ad esempio in materia fiscale) e l’utilizzo per riciclaggio o finanziamento del terrorismo.
Per quanto riguarda il problema della volatilità , le criptovalute stanno cercando di risolverlo attraverso i cosiddetti “stablecoin” che si ancorano ad attivi del mondo reale, come una moneta fiat o materiali quali l’oro. Proprio questa continua evoluzione delle valute virtuali ha messo in allarme le banche centrali per il timore che possano sostituire progressivamente le valute a corso legale emesse dagli istituti centrali. Da qui, l’idea di introdurre le CBDC. La Russia stessa, sebbene sia uno dei pochi Paesi al mondo – insieme all’Iran – ad autorizzare i pagamenti transfrontalieri in cripto, ne vieta al contempo i pagamenti a livello locale e i cripto exchange nazionali. Secondo quanto riportato dal sito specializzato Cointelegraph, l’utilizzo del Bitcoin o di qualsiasi altra criptovaluta simile per i pagamenti transfrontalieri è «molto discutibile», perché tali beni sono «difficili da controllare». Ecco che il rublo digitale offre la soluzione al problema, in quanto la Banca di Russia è l’unico operatore della piattaforma del rublo digitale.
Proprio per la necessità di avere un’alternativa rapida al sistema finanziario occidentale dal quale la Russia, come altri Paesi non allineati alle politiche di Washington, è stata sostanzialmente esclusa, Mosca introdurrà ufficialmente il rublo digitale già a partire dal primo agosto 2023, ma la sua adozione di massa non è prevista prima del 2025 o addirittura del 2027. In ogni caso, di fronte al Parlamento russo la governatrice della Banca centrale, Elvira Nabiullina, già nel 2022 aveva assicurato che «il rublo digitale è tra le priorità ».
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FOTO: https://cryptonomist.ch/2023/07/25/hong-kong-utilizzo-bitcoin/
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