C’è una questione a dir poco spinosa sul fronte del conflitto russo-ucraino, ed è il nodo dei passaggi del gas russo attraverso il Paese invaso da Mosca il 24 febbraio 2022. La guerra tra due popoli storicamente fratelli ha fatto degenerare un conflitto esistenziale sul piano geopolitico, istituzionale, per alcuni addirittura culturale. Ma nemmeno le manovre sul fronte del Donbass, a Kherson e Kharkiv, le accuse reciproche di crimini di guerra e la propaganda a tutto campo hanno fermato le condutture.
Paradosso dei paradossi: la Russia non invia più gas in Europa attraverso Nord Stream, il gasdotto baltico al centro del grande progetto geo-strategico ed energetico della GeRussia “suicidato” da Vladimir Putin prima e steso dal sabotaggio del settembre scorso (con mano plausibile polacco-ucraina), ma lo invia attraverso le reti che passano dal Paese invaso e con cui è di fatto in guerra.
German Galuschenko, ministro dell’Energia ucraino, non ha nemmeno chiuso la porta alla prospettiva che l’accordo sul transito negoziato nel 2019 con durata quinquennale possa essere negoziato, a prescindere dalla condizione di conflitto, nel 2024. Anche se, sentito dal Financial Times, non ha escluso il tema dello stop ai flussi nel 2024, dichiarando che il Paese sarebbe pronto alla svolta. “La decisione di Mosca di tagliare la fornitura di gas all’Europa lo scorso anno ha innescato una crisi energetica, alimentando l’inflazione e aumentando il costo della vita in tutto il continente”, ha scritto la testata della City di Londra. “Ma mentre diverse rotte sono state chiuse, il gasdotto ucraino è uno dei soli due che hanno continuato a fornire gas, anche se a volumi ridotti”.
Le reti ucraine dei gasdotti “Unione” e “Fratellanza” hanno nomi che non corrispondono neanche lontanamente allo stato di salute attuale dei rapporti tra i due Paesi. Ma hanno nel 2022-2023 fornito, ad oggi, il 5% del gas giunto in Europa. “Il contratto di transito ship-or-pay prevedeva un transito di 65 miliardi di metri cubi nel 2020 e poi di 40 miliardi di metri cubi annui nel 2021-24. I volumi di transito ammontavano a 55,8 miliardi di metri cubi nel 2020 e 41,6 miliardi di metri cubi nel 2021, ma sono scesi a circa 19 miliardi di metri cubi nel 2022”, scrive in un report il Centre for Global Energy Research (Cger) e saranno di 12-13 miliardi nel 2023, secondo le previsioni. Oltre la metà del totale che giungerà nell’Unione Europea da Mosca.
L’Ucraina, innanzitutto non vuole che il transito cessi perché, innanzitutto, teme di contribuire alla distruzione della sua stessa infrastruttura. In secondo luogo, c’è un bilanciamento da tenere con la rotta del TurkStream, sfruttata dalla Russia e fonte del 3% del gas russo in Europa: abbandonando a Erdogan il ruolo di hub energetico europeo l’Ucraina ne amplificherebbe il peso nel conflitto come pontiere geopolitico in termini forse eccessivi.
In terzo luogo, c’è un dato puramente economico: nonostante diversi avvisi a Gazprom per mancati pagamenti delle royalties e dei diritti di transito, Kiev non ha mai negato ufficialmente che la quota annua dei diritti di transito da 7,15 miliardi di euro prevista per il 2021-2024 e calcolata dal Cger non sia stata pagata.
L’Ucraina non prende ufficialmente una goccia di gas dalle reti. Ma mantiene il suo ruolo nel sistema energetico che vincola Russia ed Europa. E questo crea effetti controintuitivi. Ad esempio, il gas russo è decisivo, passando dall’Ucraina, per coprire il fabbisogno della Slovacchia, al tempo stesso uno dei Paesi del campo occidentale più solerti a sostenere l’Ucraina e uno dei più dipendenti da Mosca, che copre le sue importazioni al 95%. Ed è la maggioranza assoluta della quota di importazione dell’Austria, Paese strettamente neutrale che nella condanna di Mosca non vuole andare oltre le semplici sanzioni.
Di recente Karl Nehammer, premier di Vienna, ha bloccato l’ok dell’Austria a un piano Ue di ampliamento del bilancio pari a 75 miliardi di euro proprio perché 50 di essi sarebbero stati destinati al sostegno all’Ucraina in termini di aumento della capacità di spesa e rifornimenti militari. L’Austria non vuole in alcun modo spaventare la Russia e risulta condizionata da una dipendenza gasiera da Mosca al 57%. Tutto questo, tra le altre cose, grazie alle reti passanti per l’Ucraina. Che Kiev non si sente pronta a fermare e che perlomeno fino al 31 dicembre 2024 porteranno gas. E se la guerra continuasse fino ad allora diverrebbero oggetti del contendere in una sfida divenuta ormai esistenziale.
FONTE: https://it.insideover.com/energia/perche-il-gas-russo-continua-a-passare-attraverso-lucraina.html
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