Lo statista tra i massimi strateghi della politica americana, Henry Kissinger, in occasione del suo centesimo compleanno, lo scorso 27 maggio ha rilasciato un’ampia intervista al massimo organo di stampa delle élite neoliberali anglosassoni: il britannico The economist. L’architetto della politica estera statunitense dagli anni Settanta in avanti, nonché il primo artefice del disgelo diplomatico tra USA e Cina ha espresso le sue preoccupazioni circa un probabile scontro tra Washington e Pechino che comporterebbe danni devastanti su larga scala, fornendo quindi alcune possibili soluzioni per evitare questo scenario e analizzando le relazioni tra i due super stati. Kissinger non è certo una figura irreprensibile dal punto di vista della sua condotta politica e strategica, considerato che, ad esempio, è stato l’anima delle strategie golpiste statunitensi in America Latina. Tuttavia, le sue doti di stratega e di diplomatico e la sua capacità di analisi politica rendono degne di considerazione le sue riflessioni sull’attuale panorama geopolitico.
Secondo lo statista centenario, «Entrambe le parti si sono convinte che l’altra rappresenti un pericolo strategico». Tuttavia, Kissinger è certo che la situazione si possa risolvere attraverso la negoziazione e la creazione di un ordine mondiale basato su regole che le grandi potenze, tra cui Europa, Cina e India devono sottoscrivere. Diversamente, il pericolo di una guerra mondiale non è da escludere, in quanto ci si trova «nella classica situazione pre-guerra mondiale in cui nessuna delle due parti ha molto margine di concessione politica e in cui qualsiasi disturbo dell’equilibrio può portare a conseguenze catastrofiche». La differenza con le passate guerre mondiali, però, è che oggi ci si troverebbe di fronte ad una situazione «di distruzione reciprocamente assicurata». Il pericolo maggiore è rappresentato dalla competizione tra USA e Cina per ottenere la superiorità tecnologica ed economica, rivalità che è ulteriormente alimentata dall’Intelligenza artificiale (IA). La chiave, dunque, è negoziare, piuttosto che tentare di ottenere la superiorità con la forza, poiché «se ti affidi interamente a ciò che puoi ottenere attraverso il potere, è probabile che tu distrugga il mondo», ha asserito il diplomatico tedesco naturalizzato americano.
Nel dettaglio, Kissinger ha individuato due aree in cui le due potenze rivali possono negoziare per promuovere la stabilità globale: la questione di Taiwan e l’IA. Secondo Kissinger l’incitamento degli Stati Uniti verso Taiwan contro la Cina non è saggio perché una eventuale guerra – come quella attuale in Ucraina – distruggerebbe l’isola e devasterebbe l’economia globale, oltre a condurre al rischio di un conflitto globale. Lo statista propone quindi di mantenere lo status quo, ossia quello concordato cinquant’anni fa tra Mao Zedong e Richard Nixon attraverso il Comunicato di Shanghai: con quest’ultimo, gli Stati Uniti riconoscevano la RPC come unico Stato cinese con Taiwan parte integrante del suo territorio. Pechino però non avrebbe tentato di annettere l’isola con la forza, ma in modo pacifico. Questo accordo, secondo Kissinger, è stato bruscamente fatto saltare dalla presidenza di Donald Trump e la politica “aggressiva” degli USA su questo tema è proseguita poi con Joe Biden. Per quanto riguarda l’IA, invece, il politico americano è convinto che questa possa diventare presto pericolosa quanto le armi nucleari e che diventerà altresì un fattore importante per la sicurezza entro cinque anni: «Siamo proprio all’inizio di una capacità in cui le macchine potrebbero imporre pestilenze globali o altre pandemie», ha detto. Per arginare i rischi prospettati dalle macchine, dunque, Kissinger ha suggerito un negoziato per controllarle proprio come accade con gli arsenali nucleari, al fine di contenerle e porre dei limiti al loro utilizzo. Così come si stabiliscono accordi internazionali sulle armi nucleari, la stessa cosa dovrebbe accadere per l’IA e USA e Cina sono le prime due potenze a dover agire in questa direzione.
Lo stratega centenario sostiene, inoltre, che è importante capire a fondo la Cina, la quale non cerca il dominio del mondo – come teme la Casa Bianca – bensì il rispetto dei suoi successi e il trattamento da pari a pari da parte di Washington. Non manca poi la strigliata all’atteggiamento «tutto o niente» degli Stati Uniti verso la Cina: Washington non deve cercare un cambio di regime a Pechino, ma trovare un modo per convivere con la potenza asiatica e questo può avvenire solo attraverso la diplomazia e i negoziati e superando la diffidenza reciproca: Pechino, infatti, crede che gli Stati Uniti faranno di tutto per contenerla e Washington che il Dragone voglia soppiantarla come prima potenza globale. L’unica soluzione è, dunque, trovare un nuovo equilibrio mondiale attraverso i negoziati e la convivenza tra grandi potenze. Questo passa anche attraverso un cambio nell’architettura della sicurezza in Europa centrale e orientale di cui la Russia deve essere parte integrante. L’Europa, infatti, dovrebbe «cercare un riavvicinamento alla Russia e lasciarla relazionare per creare un confine orientale stabile».
Proprio con riferimento alla Russia e al conflitto in Ucraina, Kissinger ritiene che il piano di pace in 12 punti della Cina sia un piano serio da prendere in considerazione, benché l’Occidente stenti a farlo. Secondo lui, i cinesi hanno tutto l’interesse affinché la Russia esca indenne dalla guerra e, dopo la telefonata tra Xi Jinping e Zelensky, Pechino può agire davvero da mediatore tra Mosca e Kiev. Il che contribuirebbe a ridefinire ulteriormente l’ordine e le relazioni internazionali.
Kissinger non ha buone parole sull’attuale qualità dei media e della politica: valuta basso il giudizio sia dell’una che dell’altra concludendo lapidario che «non è un grande momento nella storia». Ma il monito più significativo è rivolto agli Stati Uniti, i quali – secondo l’analista – «mancano di leadership»: «Non credo che Biden possa fornire l’ispirazione e spero che i repubblicani possano trovare qualcuno migliore», ha asserito. Per rimediare, è necessario un pensiero strategico a lungo termine: «Questa è la nostra grande sfida che dobbiamo risolvere. Se non lo faremo, le previsioni di fallimento si dimostreranno vere». A quel punto il declino di Washington – già in corso – non potrà non coinvolgere anche l’Europa con ripercussioni sull’intero ordine internazionale. Tuttavia, Kissinger pensa che il peggio – uno scontro diretto tra USA e Cina – possa ancora essere scongiurato con un abile lavoro diplomatico, di cui lui, del resto, è maestro indiscusso.
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