Parlare della nostra repubblica significa evocare principi, suggestioni e influenze culturali millenarie che appartengono alla nostra essenza e che hanno trasformato il nostro paese in uno Stato tra i più avanzati, per quanto riguarda l’organizzazione democratica.
Ancora oggi la Repubblica costituisce un sistema di ordinamento politico insuperato, a prescindere da criticità ascrivibili in molti casi più a “errori umani” che alla incoerenza della struttura in sé. La Repubblica è diventata espressione del popolo italiano dal 2 giugno del 1946, facendo convergere, idealmente, sotto la sua bandiera le menti migliori dei nostri predecessori.
Il giurista Joseph Story afferma: “Le repubbliche vengono create dalla virtù, dallo spirito pubblico e dall'intelligenza dei cittadini. Esse falliscono quando i saggi vengono banditi dai consigli pubblici, perché osano essere onesti, e gli sconsiderati vengono premiati, perché adulano la gente, in modo da poterla tradire.” Per tale ragione bisogna dedicare spazio, risorse e attenzione al mondo della scuola, perché le generazioni dopo le nostre siano migliori e sappiano scegliere gli uomini più adatti.
Infatti Don Luigi Sturzo, con profonda lucidità, dichiarava: “La Costituzione è il fondamento della Repubblica. Se cade dal cuore del popolo, se non è rispettata dalle autorità politiche, se non è difesa dal governo e dal Parlamento, se è manomessa dai partiti verrà a mancare il terreno sodo sul quale sono fabbricate le nostre istituzioni e ancorate le nostre libertà.”
Si deve insegnare ai giovani l’amore per le nostre istituzioni e per la cittadinanza responsabile. Oggi stiamo assistendo allo smantellamento nella scuola di un’intera classe di concorso, A046 – discipline giuridiche ed economiche, categoria che accoglie chi ha approfondito le tematiche giuridiche e meriterebbe invece di poterle veicolare e trasmettere alle giovani generazioni, alle quali, purtroppo, molto spesso manca completamente il senso del limite, del rispetto delle norme condivise, della responsabilità collettiva.
L’insegnamento dell’Educazione civica è stata un’esperienza fallimentare improntata al risparmio e al sacrificio dei docenti curriculari, ai quali è stato imposto di sottrarre tempo alla propria programmazione per improvvisarsi esperti di problematiche tendenzialmente giuridiche. Praticamente il Diritto non esiste più nella scuola italiana; è diventata una materia trasversale, senza più un’anima. Lo Stato di Diritto oggi è uno stato senza Diritto ed Economia nel sistema istruzione; addirittura ai docenti di riferimento di ruolo i sindacati consigliano di insegnare nel sostegno, compito sicuramente delicato e fondamentale ma non necessariamente connesso con gli studi dell’A046. Nella giornata della Repubblica diventa spontaneo riflettere sulle riforme scolastiche, le nostre istituzioni e il compito che spetterebbe ai docenti.
Ci auguriamo vivamente che il nostro ministro, prof. Giuseppe Valditara, in quanto laureato in Giurisprudenza, essendo un cultore delle materie giuridiche e sapendone sicuramente apprezzare la ricaduta positiva sulla formazione dei giovani, possa, durante il suo mandato, invertire la scellerata tendenza che ha visto falcidiare la classe di concorso A046 senza una ragione plausibile.
“Questa storia ci induce quindi a guardare al futuro con maggiore ottimismo e forza d’animo: il 2 giugno, oggi come ieri, è una festa per tutti gli italiani.” (Sergio Mattarella)
prof. Romano Pesavento
Presidente CNDDU
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