Il «piccolo cervello» contenuto nel cuore

mag 13, 2023 0 comments

Nel 1991 una scoperta scientifica pubblicata in un articolo sottoposto a revisione paritaria mise a tacere qualunque residuo di dubbio sul variegato ruolo del cuore all’interno del corpo. 

Il nome della rivista ci fornisce un indizio riguardo alla scoperta: «Neurocardiology».

Tutto è incentrato sull’intimo rapporto che collega fra loro il nostro cuore e il nostro cervello.
La scoperta descriveva questo potente rapporto, che in passato era stato ignorato. Una squadra di scienziati, diretta dal dottor J. Andrew Armour dell’Università di Montreal, aveva scoperto che circa 40.000 neuroni specializzati, denominati neuriti sensori, formano una rete di comunicazione all’interno del cuore stesso. 

Per chiarezza, il termine neurone descrive una cellula specializzata che può venire sollecitata (stimolata elettricamente) in modo tale da permetterle di condividere informazioni con altre cellule del corpo. 
Nonostante un vasto numero di neuroni sia ovviamente concentrato nel cervello e lungo il midollo spinale, la scoperta di queste cellule all’interno del cuore, e in minor numero all’interno di altri organi, permette una nuova comprensione del livello di comunicazione vigente in tutto il corpo ...


I neuriti sono minuscole propaggini che si diramano dal corpo centrale del neurone, per assolvere a diverse funzioni. Taluni prelevano informazioni dal neurone per connettersi ad altre cellule, mentre altri captano segnali da varie fonti e li trasportano verso il neurone.

Ciò che rende talmente eccezionale questa scoperta è che i neuriti presenti nel cuore replicano molte delle stesse funzioni rilevate nel cervello. Detto in parole semplici, Armour e colleghi scoprirono ciò che in seguito ha notoriamente assunto il nome di «piccolo cervello» del cuore. 
E sono i neuriti specializzati a rendere possibile il piccolo cervello. Citando gli scienziati a cui si deve la scoperta: «Il “cervello del cuore” è una rete intricata di nervi, neurotrasmettitori, proteine e cellule di supporto simili a quelli riscontrabili nel cervello vero e proprio».

Che ruolo ha il cervello del cuore?

Un ruolo chiave del cervello del cuore consiste nel rilevare i cambiamenti che avvengono nell’organismo, quali i livelli degli ormoni e di altre sostanze chimiche, per poi comunicarli al cervello affinché quest’ultimo possa soddisfare adeguatamente i nostri bisogni. Il cervello del cuore espleta questo compito convertendo il linguaggio del corpo (la chimica) nel linguaggio elettrico del sistema nervoso, per renderlo comprensibile al cervello. 

I messaggi in codice del cuore, per esempio, informano il cervello su quando il nostro fabbisogno di adrenalina aumenta durante una situazione stressante, o su quando è sicuro diminuire la secrezione adrenalitica e concentrarsi sulla costruzione di una risposta immunitaria più forte. 
Una volta scoperto il piccolo cervello nel cuore, è emerso anche il suo ruolo in varie funzioni non del tutto riconosciute in passato.
Fonte: www.previdir.it


Per dimostrare questa teoria sono stati utilizzati modelli matematici complessi applicati ai segnali elettrocardiografici ed elettroencefalografici in soggetti sani durante la visione di filmati con contenuto emotivo altamente spiacevole o piacevole. 

I ricercatori hanno così scoperto che nei primi secondi lo stimolo modifica l’attività cardiaca, che a sua volta induce e modula una specifica risposta della corteccia. 
Un continuo e bidirezionale scambio di informazioni tra cuore e cervello sottende quindi l’intera esperienza cosciente dell’emozione e, soprattutto, della sua intensità. 
“Ovviamente – prosegue Valenza – la complessità delle emozioni che proviamo deriva da uno scambio molto complesso tra il nostro sistema nervoso e i vari sistemi "periferici", ma è l’attività cardiaca, e non quella cerebrale, a dare il via all’esperienza emotiva.

Per potere estrarre da una semplice analisi dell’ECG la valutazione di uno stato emotivo, i ricercatori hanno sviluppato delle equazioni matematiche in grado di "decodificare" continuamente la comunicazione cuore-cervello nei diversi stati emozionali. 
In pratica, data una certa dinamica cardiaca, in un futuro prossimo, potrebbe essere possibile comprendere quale emozione è stata provata dal soggetto sotto osservazione, per esempio utilizzando uno smartwatch.

“La scoperta può avere delle ricadute molto rilevanti sulla comprensione dei disturbi psichici e sulla loro relazione con la salute fisica – afferma Claudio Gentili, del Dipartimento di Psicologia Generale e Centro per i Servizi Clinici Psicologici dell’Università di Padova – e può spiegare perché soggetti con disturbi affettivi, come la depressione, sono associati ad una maggior probabilità di sviluppare patologie cardiache, o, viceversa, tra soggetti con problemi cardiaci quali patologie coronariche o aritmie si riscontra un incremento di ansia e depressione. 
Il nostro lavoro, oltre a riportare in auge la teoria della genesi periferica delle emozioni, conferma le più recenti posizioni neuroscientifiche che propongono di superare il dualismo tra il cervello inteso come organo esclusivo della mente e il corpo, suggerendo come noi non siamo (solo) il nostro cervello”.

Tratto da (articolo completo)www.unipi.it


I neuriti sensoriali sentono e reagiscono in modo indipendente dal cervello. 

E' qui che facciamo le esperienze più profonde. Se riusciamo ad armonizzare il funzionamento del cuore con quello del cervello possiamo accedere alle nostre potenzialità creative. Possiamo creare il nostro mondo influenzando e modificando il nostro modo di reagire agli eventi e alle situazioni che viviamo.

Affinché le parole abbiano il potere di influenzare il nostro DNA e trasformare il nostro Mondo occorre creare una Coerenza fra Cuore e Mente

È questa coerenza ad aprire le porte dell'Inconscio e agendo su di esso possiamo apportare profondi cambiamenti. Questa è la condizione per innescare un processo alchemico.




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