La cautela russa nello spingere sull’uso propagandistico dei presunti documenti declassificati del Pentagono e degli altri apparati di sicurezza Usa si può spiegare alla luce delle recenti rivelazioni che segnalano consistenti trattazioni dello status del potere politico e militare di Mosca dopo l’invasione dell’Ucraina contenuti nei file in questione.
Una nuova ondata di file anticipata dal New York Times presenta ben ventisette pagine di documenti provenienti dal cuore degli apparati di sicurezza Usa. Per precisione, essi includono in questo caso file del National Security Agency, dell’Ufficio del Direttore della National Intelligence e della Joint Staff Intelligence Directorate del Pentagono. Le informazioni, specifica il quotidiano della Grande Mela, appaiono di seconda mano e cioè raccolte di memorandum e rapporti che la “talpa” ha avuto modo di usare e diffondere senza averli redatti di suo pugno con le informazioni originali. E offrirebbero uno spaccato sulla visione che l’Occidente e gli Usa hanno del cuore conteso dell’impero di Vladimir Putin, in lotta intestina dopo l’invasione dell’Ucraina.
E, nota il Nyt, i dissidi sembrano essere profondissimi. Si dà conferma della lotta tra apparati, con il servizio segreto interno (Fsb) furibondo con il ministero della Difesa per la sua riluttanza a riportare il numero reale di caduti in Ucraina. Si parla di un Putin che vive in prima persona la necessità di mediare i conflitti tra i fedelissimi. Si dà un numero preciso alle vittime che l’Fsb conta includendo i caduti della Guardia Nazionale Russa, dei ceceni e del gruppo Wagner: 110mila. Meno dei 200mila stimati dagli Usa ma sicuramente più dell’imprecisato numero che la Difesa russa non comunica.
Inoltre, c’è spazio anche per l’affaire “apertosi nei mesi scorsi tra i mercenari del Wagner e gli apparati di potere di Mosca. “I nuovi documenti”, scrive il New York Times, “forniscono anche nuovi dettagli su una disputa molto pubblica a febbraio in cui Yevgeny Prigozhin, il magnate degli affari che gestisce la forza Wagner, ha accusato i funzionari militari russi di trattenere le munizioni urgentemente necessarie ai suoi combattenti. Putin ha tentato di risolvere personalmente la disputa convocando Prigozhin e Shoigu in un incontro che si ritiene abbia avuto luogo il 22 febbraio”.
La nebbia di guerra che avvolge la problematica questione dei documenti rivelati nel server Discord di proprietà dello YouTuber filippino wow-mao è resa ancora più fitta da queste rivelazioni. I documenti sembrano rivelare, secondo quanto la stampa ha finora anticipato, uno spaccato del potere russo che mostra palesi conflittualità, ma anche un dato di fatto fondamentale: Putin resta il punto di caduta del sistema. Fsb e Difesa sembrano non fidarsi l’una dell’altra? La risposta è chiara, la loro fiducia va solo alla parola del presidente. Shoigu e Prigozhin confliggono? Ecco la mediazione di Putin. Il “Putin collettivo” oltre il Putin individuale media e tiene unito un sistema di potere. Quindi, da un lato i leak, se confermati, danneggerebbero l’immagine della Russia come potenza coesa nello sforzo bellico in Ucraina. Ma valorizzerebbero in un certo senso quella del presidente, segnalandone l’indispensabilità.
I silenzi da Mosca su un caso che fa parlare di sé la stampa mondiale sono in tal senso emblematici. Si può, per ora, ipotizzare tutto: una polpetta avvelenata di frange interne agli apparati Usa per mostrare le debolezze del Cremlino, ma anche una rivelazione partita da ambienti russi infiltrati nei gangli del potere americano per favorire regolamenti di conti a favore di Putin a Mosca. Lo scenario è complesso e nuove rivelazioni possono cambiare il quadro. Ma ad oggi a regnare sovrana è un’inquietante incertezza che mostra la facile rivelazione degli arcana imperii delle potenze.
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