Prima l’annuncio della Polonia poi, a ruota, quello analogo dell’Ungheria. Varsavia e Budapest interromperanno le importazioni di grano e di altri prodotti agricoli dall’Ucraina, ufficialmente per sostenere gli interessi dei rispettivi produttori locali.
La doppia mossa ha fatto irritare non poco l’Unione europea, con Bruxelles che ha espresso tutto il suo disappunto. “Siamo a conoscenza degli annunci di Polonia e Ungheria sul divieto di importazione di grano e altri prodotti agricoli dall’Ucraina. Stiamo chiedendo ulteriori informazioni alle autorità competenti per poter valutare le misure. In questo contesto, è importante sottolineare che la politica commerciale è di competenza esclusiva dell’Ue e, pertanto, non sono accettabili azioni unilaterali“, ha sottolineato alla Reuters un portavoce della Commissione Ue.
La stessa fonte ha quindi aggiunto una frase emblematica: “In tempi così difficili, è fondamentale coordinare e allineare tutte le decisioni all’interno dell’Ue”. Tradotto: la scelta polacca e ungherese di avventurarsi su simili percorsi rischia di danneggiare lo sforzo europeo congiunto nel sostenere l’Ucraina.
Il “problema” del grano ucraino
Dopo che la guerra in Ucraina ha bloccato alcuni porti del Mar Nero, grandi quantità di grano ucraino – più economico di quello prodotto nell’Unione Europea – sono finite negli Stati dell’Europa centrale a causa di colli di bottiglia logistici, alterando prezzo e vendite dei prodotti locali e causando serie conseguenze per gli agricoltori.
In Polonia, ad esempio, la questione ha creato un vero e proprio problema politico per il partito nazionalista Legge e giustizia (PiS) al governo. Un problema tanto più spinoso per via delle elezioni politiche in programma il prossimo autunno.
Nelle zone rurali, dove il sostegno del PiS è solitamente alto, i cittadini si sono infuriati per la presenza del grano ucraino. Jaroslaw Kaczynski, leader del PiS, ha quindi assicurato che la Polonia “resta amica e alleata dell’Ucraina” ma, allo stesso tempo, “deve difendere gli interessi dei propri cittadini” perché teme una crisi che dalla campagna potrebbe estendersi in tutto il Paese.
Le mosse di Polonia e Ungheria
Il risultato è che la Polonia ha bloccato l’import di grano ucraino e fatto sapere che d’ora in poi le importazioni “saranno controllate con molta attenzione”. “Il governo ha deciso oggi di vietare l’importazione dei prodotti agricoli e alimentari dall’Ucraina in Polonia”, ha chiarito Kaczynski.
In un’intervista pubblicata su un quotidiano locale di Varsavia, il ministro dell’Agricoltura Robert Telus, ha spiegato che la decisione di cessare temporaneamente l’acquisto di grano dall’Ucraina è stata presa in accordo con Kiev, e ha usato parole simili a Kaczynski: “sebbene non si intenda tagliare queste importazioni, ogni nuovo trasporto d’ora in poi sarà controllato con molta attenzione”.
Sulla stessa lunghezza d’onda polacca anche l’Ungheria. Budapest vieterà le importazioni di grano e di altri prodotti agricoli dall’Ucraina fino al 30 giugno. “Le attuali tendenze del mercato potrebbero causare danni così gravi all’agricoltura ungherese che devono essere prese misure straordinarie per prevenirli”, ha spiegato il ministro Istvàn Nagy, aggiungendo che l’Unione europea dovrebbe prendere misure e ripensare i corridoi di solidarietà.
Lo scontro con l’Ue
Da qui nasce lo scontro dell’asse Polonia-Ungheria contro l’Unione europea. Ricordiamo che, poco dopo lo scoppio della guerra in Ucraina, gli agricoltori polacchi si erano lamentati del danno da loro collegato alla moratoria di un anno concessa dall’Ue a Kiev per introdurre il grano ucraino in Europa senza dazi o quote.
“Convincere l’Unione europea a imporre dazi sul grano ucraino è e sarà un compito molto difficile”, ha confessato il ministro polacco Telus. “Bruxelles parla di sanzioni contro la Russia, e d’altra parte finge di non sapere che molto grano arriva in Europa da sud, e probabilmente è grano russo, non ucraino”, ha aggiunto.
Nelle sue dichiarazioni, il ministro polacco ha definito “molto lenta” l’azione dell’Ue, e ha avvertito che “non può essere che, a causa di uno scarso coordinamento, a farne le spese siano gli agricoltori europei – e soprattutto di due o tre Paesi”. Lo stesso Telus ha precisato che l’annuncio dato dal presidente del Pis è un segnale all’Unione europea, che dovrebbe creare gli strumenti adatti per distribuire i prodotti agricoli ucraini fra tutti i Paesi dell’Europa e non solo quelli confinanti con l’Ucraina.
Nel caso in cui Bruxelles non riuscisse a disinnescare subito la minaccia derivante dal problema del grano ucraino, c’è il rischio che il blocco Ue, fermo e compatto nel condannare la Russia, possa gradualmente allentarsi.
FONTE: https://it.insideover.com/politica/la-guerra-del-grano-ucraino-che-divide-leuropa.html
Commenti
Posta un commento
Partecipa alla discussione