Nel rapporto The Potentially Large Effects of Artificial Intelligence on Economic Growth, alcuni economisti della Goldman Sachs hanno previsto che nei prossimi anni il 18% del lavoro a livello globale potrebbe essere svolto dall’Intelligenza artificiale (IA). Gli esperti della più grande banca d’affari statunitense, analizzando i dati occupazionali di Europa e Stati Uniti, hanno affermato che circa i due terzi dei posti di lavoro attuali “sono esposti a un certo grado di automazione dell’IA” e “fino a un quarto di tutto il lavoro potrebbe essere svolto completamente dall’Intelligenza artificiale”. Si tratta di circa 300 milioni di impieghi a tempo pieno esposti a un grado più o meno esteso di automatizzazione. Secondo gli economisti della Goldman Sachs, l’impatto della rivoluzione tecnologica ricadrà maggiormente sui colletti bianchi, che svolgono mansioni meno fisiche.
Il World Economic Forum lo ripete dal 2018: il 65% dei bambini iscritti alla scuola primaria farà un lavoro che ancora non esiste. L’ascesa dell’intelligenza artificiale, che nei mesi scorsi ha fatto parlare di sé con il lancio della piattaforma ChatGPT (bloccata dall’Italia la scorsa settimana), ha attirato l’attenzione della Goldman Sachs, i cui economisti hanno provato a prevedere l’impatto dell’IA sul mondo del lavoro. Gli effetti dovrebbero essere più intensi nelle economie avanzate, vista la maggior concentrazione di colletti bianchi (come impiegati e funzionari pubblici) rispetto ai mercati emergenti. Secondo le previsioni, infatti, l’Intelligenza artificiale non dovrebbe stravolgere i lavori fisicamente impegnativi o svolti all’aperto, come quelli di costruzione e riparazione. Relativamente agli Stati Uniti, gli autori del rapporto ipotizzano che una quota variabile tra il 28% e il 26% del lavoro svolto nel settore sanitario sarà esposto all’automazione da parte dell’IA.
L’avvento dell’Intelligenza artificiale rappresenta per l’uomo contemporaneo ciò che ha rappresentato, in passato, la costruzione della macchina a vapore o l’invenzione della catena di montaggio: un cambio di paradigma. Sullo strappo della rivoluzione informatica, gli economisti della Goldman Sachs hanno rassicurato i lettori affermando che “tutte le innovazioni tecnologiche che inizialmente hanno soppiantato i lavoratori hanno poi dato luogo a una crescita dell’occupazione nel lungo periodo”. Il riferimento è al settore dell’informazione, dove negli ultimi anni sono state introdotte nuove occupazioni come quella dei web designer, degli sviluppatori di software o dei professionisti del marketing digitale. L’adozione diffusa dell’IA – chiosano gli autori del rapporto – potrebbe in ultima analisi aumentare la produttività del lavoro e aumentare il PIL globale del 7% all’anno in un periodo di 10 anni.
A controbilanciare l’ottimismo per la creazione di nuove figure lavorative targate IA è la graduale liquidazione dei team etici da parte delle aziende tecnologiche. L’ultima Big Tech a seguire tale tendenza è Microsoft, la quale ha incluso nella sua massiccia campagna di licenziamenti anche i setti componenti sopravvissuti alla ristrutturazione della squadra Etica e Sociale. A ciò si aggiungono poi le preoccupazioni relative alla fase intermedia di formazione e transizione verso il nuovo mondo del lavoro. Si tratta del cosiddetto divario di competenze, ovvero la possibilità che le competenze richieste dai nuovi impieghi cambino rapidamente spiazzando i lavoratori.
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