“SPIONAGGIO” IN VATICANO: PENA PARRA AMMETTE. LO IOR VALUTA LA DENUNCIA ANCHE IN ITALIA

mar 18, 2023 0 comments


Di Maria Antonietta Calabrò

Il numero due della Segreteria di Stato, il sostituto Edgar Pena Parra, ha ammesso  nel corso della  52ma udienza del processo cosiddetto di Sloane Ave  di aver richiesto il “monitoraggio” del telefono del Direttore  generale dello IOR, Gianfranco Mammì, in concomitanza con le riunioni intercorse tra la Segreteria  di Stato e i vertici dell’Istituto a fine giugno 2019  per la concessione di un prestito di 150 milioni per evitare altre perdite con  “l’affare ”del Palazzo di Londra, visto che il mutuo precedentemente acceso dalla Sds era esorbitante.

Pena Parra ha detto che lo ha fatto e lo rifarebbe , perché aveva il sospetto che lo IOR non volesse concedere il prestito perchè in realtà “giocava” a favore del broker Gianluigi Torzi, che a quell’epoca in realtà era stato  già definitivamente “liquidato”  dal Vaticano (2 maggio 2019) con una “buona uscita” di 15 milioni di euro, che secondo le accuse dei magistrati vaticani sono state il frutto di un’ estorsione (modalità confermate nell’udienza precedente del 16 marzo dallo stesso Pena Parra). 

Ammissioni clamorose . Lo IOR sta valutando se denunciare i fatti emersi alle competenti autorità giudiziarie, senza escludere, oltre a quelle vaticane,  anche quelle italiane (le registrazioni sarebbero state effettuate su suolo italiano).

Si tratta infatti  di intercettazioni illegali sia in Vaticano che in Italia.  Anche in Vaticano infatti anche in base alla Costituzione Apostolica Pastor Bonus (in vigore fino al 5 giugno 2022) la divisione dei poteri impone che sia la magistratura a disporre le intercettazioni, dopo l’apertura di un procedimento penale. Pena Parra  però non si rivolse ai magistrati vaticani, nè denunciò il direttore dello IOR perchè venissero fatti accertamenti. Come  il Sostituto (numero 3 della gerarchia vaticana)  ha dichiaro in Aula nella seconda giornata della sua testimonianza giurata, invece egli stesso chiese  “informalmente “ il “monitoraggio” all’allora capo della Gendarmeria, Domenico Giani, senza avere indietro però riscontro di alcun genere.

 Allora, si decise a coinvolgere per il tramite di monsignor Mauro Carlino (suo segretario e per anni segretario del suo predecessore, Angelo Becciu) il titolare della ditta Cite SRL di Sassari, Gianni Ferruccio Oriente, esperto informatico, che in base a quanto emerge dalle carte processuali vaticane sarebbe stato in passato un agente dei servizi segreti italiani, in quanto autista dell’allora direttore del Sisde, Riccardo Malpica. In ogni caso, un “ex agente” e da tempo un privato cittadino, con una srl già all’epoca in procedura fallimentare. A Oriente sono stati richiesti accertamenti su Mammì anche a livello giudiziario italiano (in una chat risulta che era alla ricerca di un documento di una Procura sul conto di Mammì).

Se il “monitoraggio” sarà accertato, questa circostanza ha delle implicazioni  molto pesanti, perché le informazioni sensibili contenute nel telefono del Direttore dello IOR, messe  per di più a disposizione di un privato, hanno violato la sicurezza dello Stato vaticano.

CHI E' IN POSSESSO DI QUESTE INFORMAZIONI?
Sono state esposte, attraverso il telefono di Mammì,  le  eventuali comunicazioni con il Santo Padre,  i dati dell’Istituto, della clientela, e le strategie della cosiddetta banca vaticana, le email, i documenti.  Va considerato che nel periodo in cui Pena Parra diede il mandato a Gianni Ferruccio Oriente, lo stesso Mammì stava per depositare la denuncia al Promotore di giustizia  (2 luglio 2019 , cui sarebbe seguita quella dell’ 8 agosto del Revisore generale) da cui sono partite le indagini che hanno portato alla celebrazione del processo, tra gli altri, proprio contro Torzi.

La denuncia si basava in particolare sul rapporto della compliance dello IOR in cui si avanzavano sospetti di riciclaggio nella intricata storia del palazzo londinese, comprato a pezzi dalla Segreteria di Stato (dando in pegno l’Obolo di San Pietro) da soggetti (Mincione e Torzi) segnalati nelle banche dati internazionali antiriciclaggio.

C’è da chiedersi chi  (dentro e fuori il Vaticano ) oggi  è in possesso del risultato del monitoraggio ai danni di Mammì, cioè del Direttore generale dell’Istituto che dal settembre 2022 deve gestire tutti gli investimenti della Santa Sede visto che il Papa ha deciso dopo lo scandalo del Palazzo di Londra di “liberarsi delle banche” .(https://www.justout.org/single-post/francesco-si-libera-delle-banche-le-finanze-vaticane-solo-in-mano-allo-ior).

LE DICHIARAZIONI DI PENA PARRA

Ecco la cronaca di come è emersa in Aula questa vicenda, ieri, 17 marzo 2023, udienza dedicata alle  domande delle parti civili.

 L’avvocato Roberto Lipari, che rappresenta lo IOR, ha chiesto a Pena Parra se lui avesse andato incarico di monitorare il telefono di Mammì, come risulta dalle dichiarazioni rese in Aula dal suo stesso segretario monsignor Carlino. La risposta dell’arcivescovo venezuelano è stata che chiese all’allora capo della Gendarmeria Giani (che si dovette dimettere nell’ottobre 2019 ). “Un rapporto  sullo IOR,non sulla vita delle persone: per esempio del direttore generale, di cui non mi interessa. Ma vedere se lo IOR fosse stato in qualche modo coinvolto in questa vicenda, visto il suo atteggiamento anomalo”.” L'ho fatto, e se necessario lo rifarei! - ha ribadito l'arcivescovo venezuelano, numero 3 della Santa Sede - Perché lo ritengo un fatto di dovere. La preoccupazione era che Torzi, uscito dalla porta, rientrasse dalla finestra nella vicenda del Palazzo di Londra". 

Alla domanda di Lipari  se si fosse trattato di una richiesta ufficiale a Giani , il Sostituto ha risposto di “no”. 

Alla domanda se avesse se avesse ricevuto un feed back ufficiale alla sua richiesta, ha risposto di “no”.

 Dal momento che dalle chat whatsapp intercorse tra monsignor Carlino e l’ingegner  Luciano Capaldo, che nel processo è testimone e non imputato, un professionista con grande esperienza nel campo immobiliare, ma che ha detto in Aula a fine novembre Raffaele Mincione, è stato “amministratore di alcune società di Gianluigi Torzi”, risulta come un fatto certo (vedi immagine della chat qui riprodotta in cui il numero di Mammì è oscurato per ovvie questioni di riservatezza) che fu Carlino a “passare” il numero di telefono di Mammì a Capaldo perchè lo desse a Gianni Ferruccio Oriente per il suo “monitoraggio”, Lipari allora ha chiesto se questa iniziativa fosse stata presa autonomamente da monsignor Carlino. 

A questo punto, Penna Parra ha dovuto ammettere :risposto di “no” . “No, forse l’ho chiesto io”. leggi anche : https://www.justout.org/single-post/capaldo-e-carlino-sul-monitoraggio-del-direttore-dello-ior)
"IL NOME DI CECILIA MAROGNA LO HO APPRESO DAI GIORNALI"

E sulle vicenda di Cecilia Marogna, in cui ha autorizzato il versamento di complessivi 575 mila euro alla società slovena Logsic della ex manager sarda Pena Parra ha detto: “Di questo mi parlò prima di tutto mons. Alberto Perlasca, dicendomi che erano cose che il card. Becciu stava portando avanti. 'Ma io non posso firmare queste cose senza prima parlarne col Santo Padre'. Andai dal Papa e lui mi confermò la destinazione dei soldi. L'ho fatto sapere a Becciu, e lui mi ha ribadito che era una cosa che seguiva quand'era sostituto, cercando di favorire la liberazione di una suora colombiana rapita in Mali". "Ma in questo colloquio con il card. Becciu le è stato fatto il nome di Cecilia Marogna?". "No, per quanto mi riguarda, l'ho letto dai giornali". 

RICATTI? La professoressa Paola Severino, parte civile della Segreteria di Stato  ha posto al Sostituto due domande molto secche: "Lei ha chiesto allo IOR il rifinanziamento del mutuo perché era ricattato da qualcuno?". "Il contrario lo dice la storia: il mutuo è stato pagato alla società a cui lo si doveva pagare", ha risposto. "A lei i soldi servivano per pagare qualcuno che la ricattava?". "No, per pagare le rate a Cheney Capital. Io non sono mai stato ricattato da nessuno". Le ultime domande sono state rivolte oggi a Pena Parra dal presidente Giuseppe Pignatone sul periodo dal novembre 2018 al maggio 2019. "Torzi le ha mai detto che era stato promesso a lui di subentrare nella gestione del Palazzo di Londra?". "Una volta mi menzionò questo parlando del prezzo - ha risposto il sostituto -. Mi disse: 'ho distribuito tante buste, mi hanno promesso tante cose'". 
FONTE: https://www.justout.org/single-post/spionaggio-in-vaticano-pena-parra-ammette-lo-ior-valuta-la-denuncia-anche-in-italia

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