Secondo vari giornali italiani tra gli indagati ci sarebbero l’ex presidente del Consiglio Giuseppe Conte, l’ex ministro della Salute Roberto Speranza, il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana, l’ex assessore al Welfare Giulio Gallera, il presidente dell’Istituto Superiore di Sanità Silvio Brusaferro, l’allora capo della Protezione Civile Angelo Borrelli e il presidente del Consiglio Superiore di Sanità Franco Locatelli. In tutto gli indagati sarebbero una ventina, e i reati contestati sarebbero epidemia colposa aggravata, omicidio colposo plurimo e rifiuto di atti di ufficio.
L’unico a commentare finora è stato l’ex presidente del consiglio Conte, che ha detto di aver appreso la notizia dalle agenzie di stampa. «Anticipo subito la mia massima disponibilità e collaborazione con la magistratura. Sono tranquillo di fronte al Paese e ai cittadini italiani per aver operato con il massimo impegno e con pieno senso di responsabilità durante uno dei momenti più duri vissuti dalla nostra Repubblica», ha detto Conte.
Non si conoscono ancora le conclusioni dell’inchiesta nel dettaglio. I capi d’accusa definiti da chi indaga erano tre e molto ampi: epidemia colposa, omicidio colposo e falso. I magistrati si sono concentrati in particolare su due fatti: la chiusura e la riapertura dell’ospedale di Alzano Lombardo, il 23 febbraio del 2020, dopo la confermata positività di due pazienti; la mancata istituzione della cosidetta “zona rossa” nei comuni di Alzano Lombardo e Nembro durante la prima settimana di marzo, sempre nel 2020. La procura di Bergamo ha raccolto migliaia di documenti e decine di testimonianze per ricostruire quello che successe allora. I magistrati hanno commissionato uno studio epidemiologico al microbiologo Andrea Crisanti, che ha consegnato la sua relazione lo gennaio 2022, quasi un anno fa.
Secondo lo studio, basato anche sui dati delle indagini fatte da Stefano Merler della Fondazione Bruno Kessler, consulente del governo nella gestione dell’epidemia, se fosse stata istituita la zona rossa in Valseriana entro il 27 febbraio sarebbero morte 4.148 persone in meno, mentre con l’istituzione delle limitazioni entro il 3 marzo i morti sarebbero stati 2.659 in meno.
Crisanti ha spiegato più volte che, secondo le sue valutazioni, la chiusura dell’ospedale di Alzano Lombardo non avrebbe avuto effetti significativi sulla diffusione del contagio, in quanto è stato dimostrato che molte persone si erano ammalate di Covid prima del 23 febbraio 2020. I risultati della consulenza danno più rilevanza alla mancata istituzione della zona rossa. In questo caso le indagini si sono concentrate sulle decisioni prese e soprattutto su quelle mancate. L’obiettivo dei magistrati è capire se persone con responsabilità decisionali – medici, dirigenti sanitari o politici – abbiano scelto di non intervenire pur conoscendo dati allarmanti.
FONTE: https://www.ilpost.it/2023/03/01/epidemia-colposa-procura-bergamo
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