Papa Francesco si recherà in Ungheria a fine aprile, visitando Budapest dal 28 al 30 del mese. Per il pontefice argentino sarà un ritorno dopo il viaggio compiuto il 12 settembre 2021 in cui aveva avuto occasione di incontrare anche il premier Viktor Orban. Francesco fece una tappa di poche ore a Budapest per celebrare, nella centralissima Piazza degli Eroi, la messa conclusiva del 52° Congresso eucaristico internazionale. Questa visita sarà molto più sostanziale sul piano spirituale e politico. Francesco sceglie come primo pellegrinaggio nell’Est d’Europa la nazione più aperta alle istanze di mediazione sulla crisi aperta dalla guerra russo-ucraina.
Due anni fa il Papa andò di fronte a un Orban che desiderava dimostrarsi defensor fidei, a un tribuno populista rivestito di pie intenzioni e di una chiara volontà di conquistare un successo di immagine in vista dell’imminente elezione parlamentare. Oggi il tema sostanziale sarà l’apertura di una via di speranza per l’Europa. Orban su molti temi può sembrare interprete di un cristianesimo identitario, fondato su valori non negoziabili, iper-politicizzato e alternativo a quello misericordioso e cosmopolita del Papa. Ma nel recente discorso parlamentare alla nazione Orban ha esaltato il ruolo di grande leader europeo del Papa “progressista”. “Siamo rimasti in due nel “fronte della pace”, ha detto Orban ai parlamentari il 19 febbraio scorso: “Ungheria e Vaticano”. Una citazione esplicita della volontà di ricercare un più stretto rapporto tra Budapest e la Santa Sede.
Così diversi, ma sempre più uniti, Francesco e Orban ragionano in termini di pace in Europa, spingono per una concordia con la Russia e per la fine dell’invasione dell’Ucraina in forma non gravemente punitiva, dall’idea dell’Europa Res Publica Christianorum traggono un messaggio spirituale (Francesco) e politico (Orban) sulle minacce poste dalla crisi. Bergoglio ha ringraziato Orban, in visita in Vaticano lo scorso 25 aprile, per l’accoglienza ai profughi ucraini e ha ricevuto l’invito al viaggio apostolico annunciato dopo il discorso di Orban del 19 febbraio. In mezzo, ad agosto, la visita in Vaticano di Katalin Novak, capo di Stato ungherese, ex Ministro della Famiglia e cattolica tradizionalista.
La diplomazia della Pace del Vaticano oggi ha il suo interprete più solidale nell’Ungheria orbaniana. Francesco chiama e Orban risponde: la politica sarà la grande compagna di viaggio della visita apostolica. Tra una visita al nosocomio per bambini all’istituto Beato László Batthyány-Strattmann e un incontro con poveri e rifugiati presso la chiesa di Santa Elisabetta d’Ungheria Francesco vedrà Orban e le massime autorità civili e religiose d’Ungheria. Il dialogo per la Pace, nel rispetto delle notevoli differenze su molte questioni valoriali tra Papa Francesco e Orban (prima di tutto la questione della gestione dei profughi non ucraini) si sostanzierà con atti e confronti. La visita apostolica avrà come logo un disegno stilizzato del Ponte delle Catene di Budapest sormontato dalla scritta “Cristo è il nostro futuro“. Messaggio ecumenico e inequivocabile, specie nell’era in cui il cuore storicamente cristiano d’Europa sanguina.
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